Don Fabrizio Bortolami è tornato alla casa del padre. I funerali mercoledì 12 giugno, alle 15.30, nel Duomo di Monselice

Don Fabrizio nato a Monselice il 14 settembre 1952 e ordinato prete il 5 giugno 1977, si è spento venerdì all'Opsa dopo una lunga malattia. Giovane missionario in Kenya, è stato parroco di Mandriola, Bigolino, San Giovanni di Valdobbiadene e Cinto Euganeo.

Don Fabrizio Bortolami è tornato alla casa del padre. I funerali mercoledì 12 giugno, alle 15.30, nel Duomo di Monselice

Don Fabrizio nasce a Monselice il 14 settembre 1952 e viene ordinato prete il 5 giugno 1977. Il primo incarico lo vede cooperatore alla Madonna Pellegrina in Padova fino al giugno 1980, quando viene destinato alla missione diocesana in Kenya.

Nell’esperienza africana manifesta uno spirito libero, un carattere forte e determinato. Percorre in motocicletta tutte le piste dei distretti del Nyandarua, del Laikipia e del Samburu, mettendosi in relazione con le realtà agricole presenti nelle missioni padovane e con gruppi etnici nomadi, dei quali impara le lingue. Propone lo scoutismo ai gruppi giovanili, nella savana come nelle aree montane del Kinangop. Con arte e gusto per la bellezza sobria, abbozza e realizza alcune chiese, il cui disegno viene poi ripreso in altre aree del Kenya. Segue la pastorale giovanile nelle scuole pubbliche dove i fidei donum avevano ampi e rispettati spazi di attività. Attento alle novità tecnologiche, è suo uno dei primi computer per la gestione dei conti e, dotato di senso concreto del lavoro, collabora attivamente con la scuola per falegnami e muratori della Missione di Ng’arua, senza disdegnare il servizio negli ambulatori medici.

Nel 1990 torna provvisoriamente alla Madonna Pellegrina, prima di essere nominato parroco di Mandriola. Nell’autunno 2000 è nominato parroco di Bigolino e S. Giovanni di Valdobbiadene. Nel 2013 è parroco moderatore dell’Unità Pastorale di Cinto Euganeo, dove rimane due anni.

Se l’esperienza missionaria ha dei tratti caratteristici, vi sono comunque degli aspetti della persona che si notano presenti anche nelle successive esperienze pastorali, quali: la battuta pronta, l’energia, lo spirito critico, lo sport e il movimento, il puntare all’essenziale, la libertà, la fiducia concessa ai laici, i legami forti e l’attenzione alle relazioni coltivate nel tempo, il desiderio di annunciare la gioia del Risorto, nella consapevolezza che tutto viene da Dio e tutto è possibile attraverso Dio.

Tra il 2015 e il 2016 collabora alle prime attività di cura pastorale verso i richiedenti asilo dei campi di San Siro e Conetta.

Nell’ottobre 2016 viene nominato collaboratore dell’Unità Pastorale di Sant’Urbano, dove rimane fino al febbraio 2018, quando la situazione fisica, dopo il ricovero alo IOV dii Padova, lo costringe a chiedere ospitalità all’Opera della Provvidenza di Sarmeola. Qui la morte lo raggiunge venerdì 7 giugno.

Gli ultimi 15 mesi sono stati per don Fabrizio un reale esercizio di fede, di forza d’animo, di ottimismo e di amore per la vita che ha colpito tutti coloro che, numerosi, gli facevano visita. In molti lo hanno definito un «combattente» e un «guerriero» di fronte ad una malattia cui ha reagito con gli anticorpi di una serena fiducia, di un animo sapiente e col sostegno della fede, senza dimenticare le sofferenze di altri, cui ha continuato a prodigare attenzioni e consigli.

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Fonte: Sir