Don Ivan Catanese. Con lo sguardo fisso sul Signore risorto

«Pensare di entrare a far parte della grande storia della Chiesa di Padova in una veste diversa da quella con cui ne ho fatto parte fino a oggi suscita in me una forte emozione, trepidazione», confessa a pochissimi giorni dall’ordinazione don Ivan Catanese, ammettendo anche che forse non è del tutto consapevole di essere a pochi passi dal diventare prete diocesano.

Don Ivan Catanese. Con lo sguardo fisso sul Signore risorto

E a guardarla, seppur per sommi capi, questa storia mette anche un po’ di timore. Una storia di fede e di santi che si intreccia con la storia dello stesso giovane di Perarolo di Vigonza: «Riletta alla vigilia di una tappa così importante per me, mi sembra che anche la mia storia, assieme a quella di tanti amici e confratelli, rappresenti un tassello del grande mosaico della salvezza, anche la mia vocazione fa parte di questa storia che è la storia della nostra Chiesa». Ci sono passaggi rivelatori della presenza di Dio nel cammino. Gli anni di discernimento e formazione, come pure gli interrogativi e i dubbi che li hanno anticipati, diventano ora come pietre miliari di un cammino orientato dal Signore.

«Se penso a un primo momento in cui ho percepito la chiamata di Dio, la mia mente torna alla mia parrocchia, alla fine delle superiori e nei primi anni di università. Ripenso a quello come a un tratto della mia vita in cui mi sono sentito veramente amato, accolto, e in questi anni di Seminario ho maturato quell’intuizione iniziale di poter rispondere a questo amore ricevuto donando la mia vita come prete». Un amore che si è manifestato in maniera apparentemente semplice, attraverso i volti e la presenza di alcune persone.

«Sì, sono state le relazioni il veicolo di questo amore. In particolare alcune persone dalle quali mi sono sentito oggetto di cura e attenzione, talvolta anche di rimprovero e di provocazione. Rivedendo in seguito tutte queste presenze, mi sono reso conto dia come siano state segni concreti della presenza del Signore nella mia vita». Guardando all’ordinazione presbiterale di domenica 28 maggio, il pensiero torna a ottobre, quando don Ivan con i compagni don Loris e don Francesco è stato ordinato diacono. «Durante quella celebrazione, guardare il crocifisso della Cattedrale – il Cristo risorto con gli occhi aperti – i ha dato tanta serenità. Spero di poter vivere con la stessa serenità anche questa nuova tappa che sancisce un nuovo inizio».

Diventare preti nel pieno del Sinodo diocesano e di quello universale porta a riflettere sul futuro della Chiesa. «Sono molti i cambiamenti possibili per la Chiesa, a volte desiderabili, altre inquietanti perché richiedono di mettersi in discussione. Ma il mio auspicio è che sappiamo sempre mantenere il nostro sguardo fisso sul Signore risorto. Le modalità, le strutture, anche l’organizzazione della parrocchia oltre che la figura del prete e il ministero dei laici possono mutare, ma il punto fermo deve essere il nostro tendere verso il Signore.

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