«E andai, e mi lavai, e ci vidi e credetti in Dio». L'antifona e la spiritualità di santa Teresa d'Avila

Teresa d’Avila annuncia Cristo come il Signore che ha in mano l’assoluto della potenza, anche quella di piegarsi sull’interminabilmente piccolo. Lo stesso annuncio è il canto del cieco guarito, nell’antifona gregoriana Lutum fecit

«E andai, e mi lavai, e ci vidi e credetti in Dio». L'antifona e la spiritualità di santa Teresa d'Avila

Teresa d’Avila, in bilico sul proprio cuore slanciato nella preghiera, vede il Verbo splendere. Racconta questa estasi in un passaggio del “romanzo” mistico Il castello interiore, dove l’iniziale professione di modestia è smentita da pagine di qualità stilistica straordinaria, in cui la santa sembra concentrata nel riprodurre il battito della carità che avverte sotto le costole: «Il suo splendore è come una luce infusa, simile a quella del sole coperto da qualcosa di trasparente, come un diamante, qualora si potesse ridurlo a un velo, e la sua veste sembra tela d’Olanda». È la descrizione della “voce di silenzio sottile” che fa sobbalzare il profeta Elia quando Dio gli si manifesta sull’Oreb, affidata non più all’udito ma alla vista. Teresa ha davanti l’infinito, sfida al dicibile. Una forza luminosa che trascolora quasi in un sapore, una nitidezza soave, trascendenza inattingibilmente perfetta eppure così delicata da poter vestire ogni nostro movimento nel mondo, le pieghe di un corpo vivo, da abbracciarne il tepore. La santa castigliana annuncia Cristo come il Signore che ha in mano l’assoluto della potenza, anche quella di piegarsi sull’interminabilmente piccolo: lo rivela il dettaglio dei suoi abiti, che sembrano “tela d’Olanda”. Non manca, nel Dio che sfolgora davanti a lei, il tremendum, ma la mistica lo vede velato di amore e velandolo di amore, strappandolo e strappato dalla negatività, in una prodigiosa conciliazione, che al mondo delle luci e delle ombre non è data. Analogo miracolo letterario è il canto con cui il cieco guarito, nell’antifona gregoriana Lutum fecit, annuncia la propria fede nel Signore. Qui il timbro è netto, secco: «Et abii, et lavi, et vidi, et credidi Deo». «E andai, e mi lavai, e ci vidi, e credetti in Dio». La nostra vita tenuta tutta in equilibrio sulla più semplice delle congiunzioni: et... Quattro verbi che rendono ogni altro un di più non necessario (posto che quel “credere” non è che amare). Come le quattro lettere di un fiat, di un amen, ingenue e straripanti.

O dono preziosissimo della croce

«O dono preziosissimo della croce! Quale splendore appare alla vista! [...] Su quel legno sale il Signore, come un valoroso combattente. Viene ferito in battaglia alle mani, ai piedi e al divino costato. Ma con quel sangue guarisce le nostre lividure, cioè la nostra natura ferita dal serpente velenoso» (san Teodoro Studita)

Anna Valerio

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir