Economia e Vangelo. Per un’economia che sia benedetta. Le scelte economiche sono anche teologiche

Le scelte economiche sono anche teologiche. A patto che nascano dall’ascolto della Parola, dalla fraternità, dalla frazione del pane e dalla preghiera. Dagli Atti degli apostoli. «Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere… Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune, chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At. 2,42-43)

Economia e Vangelo. Per un’economia che sia benedetta. Le scelte economiche sono anche teologiche

Economia significa letteralmente “amministrare i beni della casa” e occuparsene genera una cura quotidiana verso le persone e le cose con cui condividiamo il nostro tempo.

Anch’io ho imparato il significato profondo di questa parola grazie alla vita di tutti i giorni in casa e in famiglia. A “iniziarmi” è stato proprio mio papà: lui attendeva con una certa ansia la mia busta paga; non poteva più lavorare come muratore per problemi alla schiena e si sentiva umiliato al pensiero che mamma dovesse andare a servizio per sostenere la famiglia. Per questo il mio stipendio era importante per lui! Per me non aveva lo stesso valore, e non capivo perché dare così tanto significato ai soldi.

Ho capito la preoccupazione e la trepidazione di papà nell’attendere la mia busta paga alcuni anni dopo quando, sposata e con due figli piccoli, l’azienda dove lavoravo entrò in crisi, rendendo incerte le nostre entrate. Iniziai allora a registrare in un quadernetto tutte le spese della famiglia, ad analizzare i costi mensili per ridurre alcune uscite e preventivarne altre. Ho iniziato così a vivere con maggior consapevolezza l’economia.

Come nelle nostre famiglie, anche nella Bibbia si parla di economia: molte vicende sono intrise di relazioni con i beni, con i soldi, con prestiti e interessi. L’economia è parte della nostra vita e, come scrive Luigino Bruni, «la Bibbia ha dovuto tenere radicalmente legate l’oikonomia della salvezza con l’economia quotidiana degli affari e del denaro e nel far questo ci ha lasciato un’eredità senza prezzo perché dal valore infinito… Le azioni economiche non sono soltanto etica: sono teologia… La giustizia socio-economica ha la stessa natura e dignità del culto religioso» (Avvenire, 20 gennaio 2019). Le scelte economiche quotidiane determinano la nostra vita e corriamo il rischio di mantenerle separate dall’economia della salvezza, come fossero ambiti paralleli. Non è stato così per la prima comunità cristiana come viene narrato nel libro degli Atti degli Apostoli.

Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli…

È questo un primo passo fondamentale per arrivare a un’economia davvero benedetta: l’assiduità nell’ascolto della Parola richiede un esercizio costante, ed è ciò che contraddistingue una comunità di credenti, altrimenti siamo un gruppo di persone, un circolo, un’associazione, insomma un’altra cosa. Non è facile ascoltare, richiede una disposizione a comprendere e accogliere in profondità la novità che l’altro porta nella nostra vita. Sperimento questa difficoltà e mi continuo a interrogare sulla capacità di ospitare l’altro ogni volta che mio figlio mi accusa di non essere capace di ascoltarlo, quando invece mi sembra, nella mia vita di madre, di non aver fatto altro che cercare di capire e di cogliere le esigenze e le necessità dei miei figli.

…nell’unione fraterna…

Un secondo passo è comprendere fino in fondo cosa vuol dire vivere la fraternità, e su questo possiamo farci aiutare dal papa che ne parla in questo brano dell’enciclica Fratelli tutti: «L’amore che è autentico, che aiuta a crescere, e le forme più nobili di amicizia abitano cuori che si lasciano completare. Il legame di coppia e di amicizia è orientato ad aprire il cuore attorno a sé, a renderci capaci di uscire da noi stessi fino ad accogliere tutti» (FT 89).

Uscire da noi stessi per lasciarci completare dall’incontro con gli altri, non è sempre facile, lo sappiamo! Vivere questo amore che aiuta a crescere richiede un esercizio instancabile di fraternità, una disposizione ad accogliere gli altri in una relazione di servizio che può davvero illuminare il volto delle nostre comunità cristiane.

…nella frazione del pane…

Lo spezzare il pane ci rimanda alle nostre mense eucaristiche, ma anche al pane spezzato sopra le nostre tavole. Da alcuni anni conservo la pasta madre, la lascio lievitare per alcune ore, poi impasto il pane e lo lascio riposare per tutta la notte e al mattino lo cucino e lo servo in tavola caldo e profumato. Stare insieme a tavola con un pane che ha richiesto questa cura non è la stessa cosa che condividere un pane qualsiasi. Così in una comunità non dovrebbero mai mancare quei gesti, quei segni, quelle le piccole attenzioni che fanno sentire il profumo buono dello stare insieme.

…nella preghiera…

Dio vuole intavolare un discorso con ciascuno di noi e la preghiera è questo dialogo che insegna a stare nello sguardo che Lui ha verso di noi. Scoprirci figli amati ci dona la pace necessaria per accoglierci come fratelli e innalzare insieme una preghiera che diventa comunione con Lui e fra di noi.

Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune, chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.

Solo dopo un assiduo ascolto della Parola, l’esercizio della fraternità, la frazione del pane e la preghiera, può nascere un’economia davvero benedetta, capace di operare scelte di vita che ci rendono comunità evangelica.

E nella nostra Chiesa viviamo tante esperienze di Vangelo nell’ambito dell’economia! In questi anni di servizio in Diocesi ho visto comunità che hanno messo al centro chi è più povero e più fragile e sono cresciute nella carità; ne ho incontrate altre che hanno condiviso i loro risparmi con altre parrocchie in difficoltà; ho conosciuto persone che offrono gratuitamente la loro professionalità per affrontare i problemi che sorgono in parrocchia o per assumerne con passione la gestione contabile. Ma senza questo cammino di ascolto, di condivisione e di esercizio della fraternità, che porta con sé anche i valori preziosi della trasparenza e della correttezza nell’amministrare i beni, l’economia può diventare un luogo davvero maledetto, con conseguenze dolorose, divisioni, ferite profonde.

Il vescovo Claudio in questo tempo segnato dalla pandemia, da buon padre di famiglia, ci sta spingendo a fare nuovi passi per far crescere la carità e avere comunità attente e sollecite nel cogliere i bisogni di ciascuno. È su questa strada che dobbiamo continuare a camminare per un’economia che sia davvero benedetta!

Vanna Ceretta
economa della Diocesi di Padova

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