Ecuador. La parola ai protagonisti: un volume racconta i sei decenni della Chiesa di Padova in missione in Ecuador

Ecuador. Un volume percorre i sei decenni e più in cui la Chiesa di Padova e quelle ecuadoriane hanno camminato insieme

Ecuador. La parola ai protagonisti: un volume racconta i sei decenni della Chiesa di Padova in missione in Ecuador

Sono trascorsi quasi 64 anni tra il primo approdo in Ecuador di un sacerdote padovano, don Vincenzo Barison destinato al vicariato apostolico del Napo (giugno 1957), e la partenza da Duran degli ultimi fidei donum (febbraio 2021): sei decenni e più, in cui si è compiuta la presenza organica della Diocesi di Padova nel Paese sudamericano. Presenza che peraltro continua con don Daniele Favarin in Esmeraldas e con le numerose comunità di religiose padovane. Questi anni vengono raccontati nel volume Ecuador e Padova. Un cammino condiviso, frutto di un lungo progetto iniziato quando ancora don Attilio De Battisti, curatore dell’opera, era direttore dell’Ufficio missionario padovano. Il progetto ha avuto fin dall’origine uno scopo preciso, che non si è smarrito per strada: raccogliere le testimonianze di preti e laici coinvolti in questa esperienza di Chiese sorelle, perché non ne andassero perduti o dispersi la memoria e lo spirito. Secondo questo intento, è la viva voce dei testimoni a rivivere, tappa per tappa, questo cammino, nei sei capitoli che lo scandiscono: l’arrivo nel Napo, vicariato giuseppino immerso nella selva amazzonica, grazie all’accordo del vescovo di Padova mons. Girolamo Bortignon con il presule vicentino di Carré, mons. Massimiliano Spiller; l’espansione nelle diocesi di Tulcan e Ibarra, nell’alta sierra al confine con la Colombia, e poi a Esmeraldas, il porto petroliero affacciato sull’oceano Pacifico. Quindi il grande salto, voluto dal vescovo Franceschi, nella periferia di Quito, dove mons. Mattiazzo volle fossero inseriti organicamente anche i laici. Infine l’ultimo “gemellaggio” con la giovane Diocesi di San Jacinto a Duran, nell’estremo Sud del Paese. Ogni capitolo è corredato da foto e completato da una dettagliata cronologia. Nelle ultime pagine i fidei donum stendono un bilancio dell’esperienza, rivolto al futuro. «Mi ha colpito – scrive il vescovo Claudio nella presentazione – leggere le fatiche dei primi missionari padovani e il loro inserimento nel contesto antropologico dell’Ecuador. Hanno saputo inserirsi nel secolo, nel mondo, costruendo case e strade, scuole e seminari. Si sono rimboccati le maniche e lavorato come tutti. Hanno annunciato il Vangelo inserendosi nella vita. Non erano uomini e donne perfetti, non si sono proposti come super uomini, ma si sono affiancati e si sono messi al passo della gente, imitando lo stile di Gesù. In questo momento della nostra Chiesa padovana e delle Chiese occidentali in questi racconti di vita, in cui fede e mondo hanno camminato insieme, forse abbiamo ancora da attingere insegnamenti: la nostra storia di sessant’anni diventa suggerimento dello Spirito per noi, un suo messaggio per imparare a essere Chiesa in mezzo alla gente, non al di sopra o a lato».

«Queste pagine – sintetizza a nome di tutta l’equipe di lavoro don Raffaele Gobbi, direttore del Centro missionario – sono come uno sguardo d’insieme a una “avventura” ecclesiale ampia, intensa, densa di vita e di fede, di gioia e di fatiche, di slanci e intuizioni come pure di momenti di stallo. Non si tratta di cadere nella trappola della nostalgia né del trionfalismo: il desiderio è di fare memoria con intelligenza e onestà per essere fedeli alla missione che ci attende qui ed ora... iniziando dal grande evento del Sinodo diocesano».

È scomparso da qualche anno, don Vincenzo Barison, ma la sua voce risuona vivida in chi l’ha sentito rievocare, con la sua incontenibile esuberanza, il periodo vissuto in Ecuador, tra il 1957 e il 1981, nella selva e nella sierra: «Appena arrivato, dopo un mese di viaggio su una nave residuato bellico, avrei dovuto restare tre mesi a Quito a imparare il castigliano, ma chiesi per radio al vicario apostolico del Napo di farmi arrivare subito in missione. Entrai così in un mondo nuovo, la selva meravigliosa, fitta d’alberi e animali, abitata da indigeni umili e buoni. La principale difficoltà fu di ambientarsi nel clima caldo-umido, ma il corpo, buon asinello, si abitua a tutto. Così arrivai a Puerto Napo dove rimasi cinque anni: una parrocchia estesa, senza strade; si andava a piedi o in canoa. M’incantava camminare nella foresta, sempre a contatto con la sua gente che mi accoglieva nelle capanne, condividendo il poco che aveva. Celebravo messa, confessavo, facevo catechesi, spostandomi sempre. Per ben due volte il Signore mi salvò dalle acque».

Don Mattia Bezze, l’ultimo fidei donum padovano inviato in Ecuador, è oggi missionario a Roraima in Brasile, impegnato specialmente nella comunità di Pacaraima, al confine con il Venezuela, e con frequenti contatti e visite nel vicariato apostolico venezuelano di Caronì. «Come ultimo arrivato in Ecuador mi sono unito al gruppo allora presente che andava diminuendo rispetto alla tradizione pluridecennale della missione di Padova in questo Paese. Fondamentalmente negli ultimi anni eravamo in due preti e una famiglia di laici. La Diocesi ci aveva affidato due parrocchie nella periferia di Duran (attiguo a Guayaquil) in un’area socialmente non facile. Oltre alle parrocchie, la nostra missione coinvolgeva alcuni villaggi nel campo, vicino al fiume, per lo più di pescatori e coltivatori di riso. In questi villaggi (recintos) ci recavamo settimanalmente, con un’equipe di preti, suore e laici delle nostre comunità, per appoggiare il percorso di formazione catechistica, ma anche progetti sociali e di sviluppo. Molte persone al momento della despedida (il saluto per tornare a casa) hanno rilevato come una delle cose che sentivano importante fosse stato il coinvolgimento dei laici nel cammino parrocchiale. L’importanza data al consiglio pastorale, la formazione al gruppo di catechesi, Caritas (per dirne alcuni) orientata alla corresponsabilità e alla comunione.

L’esperienza in Ecuador mi ha aiutato ad aprire l’orizzonte nel dialogo con l’altro, a sforzarmi di entrare in una cultura e uno stile diverso dal mio, ad avere umiltà nell’accettare di non comprendere tutto e di essere “l’ultimo arrivato” che è aiutato dagli altri a camminare. Nella nuova esperienza di missione in Roraima e Caroní sento come, pur nella gran diversità, l’Ecuador sia presente in me, come formazione all’ascolto, al dialogo, all’umiltà, al gustare il valore della diversità e assaporare la ricchezza dell’incontro».

Novella Sacchetto e Maurizio Fanton sono i coniugi thienesi che, tra i primi laici fidei donum, hanno portato l’intera famiglia in Ecuador e, una volta tornati, hanno tenuto vivo il legame con il Paese sudamericano anche creando l’associazione Asa Italia. Ricordando il loro invio dicono: «Non c’è un “momento” al quale attribuire il perché della partenza per la missione; tanti anni di percorsi di fede in parrocchia, in vicariato, in diocesi ci hanno fatto assaporare il gusto di essere Chiesa universale, senza confini: da qui la “normale” partenza a servizio di una Chiesa sorella, solo geograficamente distante. Siamo partiti senza un “compito” preciso, se non quello di ascoltare cosa il Signore avesse da dirci tramite quei fratelli e sorelle di lingua, tradizioni, storia diversi; con modi diversi di vivere e testimoniare la fede nell’unico Signore. Poco ciò che abbiamo lasciato ai fratelli della parrocchia di Carapungo, se non il nostro cercare di essere famiglia unita fondata sul rispetto, la collaborazione, l’accoglienza. Molto ciò che abbiamo portato a casa e che, pure a distanza di tanti anni, cerchiamo di restituire alla diocesi di Padova: la ricerca dell’essenziale sia nella vita ordinaria che in quella di Chiesa; il mettere sempre e comunque la persona al centro rispettandone le sensibilità e i bisogni; l’attenzione a non scindere l’impegno pastorale da quello sociale; la necessità di fare rete tra attori del mondo ecclesiale e civile, nella certezza che una sola è la pachamama (madre Terra) che Dio ci ha affidato in custodia. Sei mesi fa è stato “naturale” accettare l’invito della diocesi di trasferirci nella canonica di Grumello (up di Piovene) per offrire alcuni anni a servizio di questa comunità parrocchiale».

Martedì 21 giugno a Villafranca la presentazione

Martedì 21 giugno alle 20.30 nel santuario delle Grazie di Villafranca, dopo la messa in suffragio di don Luigi Vaccari e don Evaristo Mercurio, morti in Ecuador, viene presentato il volume Ecuador e Padova. Un cammino condiviso.

Messa di suffragio per don Luigi e don Evaristo

Il volume Ecuador e Padova. Un cammino condiviso (edito dall’Ufficio pastorale della missione - Diocesi di Padova, pp 192, progetto grafico di Elena Fiorenzato) viene presentato in anteprima all’assemblea del clero venerdì 17 giugno. La presentazione ufficiale di martedì 21 nel santuario delle Grazie di Villafranca si apre alle 20.30 con la messa in suffragio dei due fidei donum scomparsi in Ecuador, a cui è dedicato il volume: don Luigi Vaccari, morto in un incidente stradale a Quito, e don Evaristo Mercurio, travolto da una piena a Esmeraldas. Alla presentazione del volume, che inizia alle 21.15, saranno presenti il direttore del Centro missionario don Raffaele Gobbi, il curatore don Attilio De Battisti e l’autore dei testi Lorenzo Brunazzo.

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