Esorcisti e il male personificato. La Chiesa è accanto ai figli che soffrono

C’è chi non ci crede, finché non lo tocca con mano. Ma non è solo

Esorcisti e il male personificato. La Chiesa è accanto ai figli che soffrono

È vero. Di esorcismi e di maligno non se ne parla sulle prime pagine dei giornali. Per molti si tratta solo di illusioni per i deboli di cuore. E invece, forse si tratta di realtà assai più presenti ed evidenti di quello che si poteva sospettare. «Nel Vangelo – spiega don Tonello – le tre tentazioni che il diavolo pone al Signore parlano di possesso, di potere e di piacere. Il mondo non crede più al diavolo ma resta tramortito di fronte alla guerra e alle immagini di Auschwitz. E incontro persone che non credono che esista il male personificato finché non è toccato a loro». C’è il rischio che la Chiesa se ne dimentichi? «Sarebbe una Chiesa senza amore, perché non farebbe nulla di fronte ai suoi figli che soffrono. Una Chiesa fredda, incapace di essere fedele al Vangelo».

E paradossalmente, la possessione diabolica non è la sorte peggiore. «Dicono che Hitler fosse posseduto. Probabilmente non lo era. La possessione è tremenda, perché qualcuno prende il tuo corpo e ti fa fare cose che non vuoi fare. È molto più insidioso invece cominciare a ragionare come “quello lì”. In quel caso resti te stesso, ma è come se fosse l’“altro” a pensare per te. In questo caso puoi vivere tutta la vita senza pensare mai di avere bisogno di Dio». Non ha senso insomma, per satana, combattere dove ha già vinto.

Chi invece è oggetto di vessazioni sovrannaturali spesso ha altri percorsi: «Alcune persone che vengono alle preghiere hanno iniziato il loro calvario perché, dopo una vita distanti da Dio, hanno pensato di tornare nella Chiesa, di fare un pellegrinaggio o di prendere la comunione. È qui che spunta fuori qualcuno che non doveva esserci». E anche da questi combattimenti può rivelarsi la grazia: «Queste persone che soffrono e si mettono in cammino diventano particolarmente ricche spiritualmente, capaci di perdonare anche chi ha fatto loro del male».

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