Etiopia. È un Natale tra i pastori. Ce lo racconta il vescovo emerito Antonio

Il vescovo Antonio racconta alla Difesa il suo Natale nella Prefettura di Robe in Etiopia. Ora è Avvento verso il 7 gennaio quando si celebrerà il santo Natale come gli ortodossi copti.

Etiopia. È un Natale tra i pastori. Ce lo racconta il vescovo emerito Antonio

Nella Chiesa cattolica in Etiopia celebriamo il Natale insieme alla Chiesa ortodossa copta il 7 gennaio. Domenica 16 dicembre è iniziato l’Avvento e nelle cinque parrocchie della Prefettura di Robe si cerca di prepararlo rinnovando la fede in Gesù e la preghiera in un contesto a maggioranza islamica. Il primo dicembre abbiamo organizzato al Centro formativo di Adaba un incontro con animatori di comunità per presentare il programma di Avvento per ragazzi che dovrebbero formare il gruppo dell'infanzia missionaria. Io ho tenuto loro una catechesi sulla missione della Chiesa su base biblica e nel contesto attuale.

Dalla giovane comunità di Kokkossa, che ho formato e seguo, hanno partecipato due giovani (un ragazzo e una ragazza di 18-19 anni) entrati nella Chiesa cattolica a giugno 2016; sono molto fervorosi, stanno frequentando la scuola superiore e potranno diventare bravi animatori e catechisti. Di fatto il sabato successivo hanno convocato dei ragazzi e cominciato a dare loro una formazione: può essere l'inizio dell'Acr. 
Al sabato mi reco nella comunità di Kokkossa dove incontro un gruppo di giovani-adolescenti per una catechesi. In questo tempo di Avvento come preparazione al santo Natale leggiamo e spiego loro i Vangeli dell'infanzia di Gesù. Sono molto interessati e seguono con attenzione la spiegazione. Tutto questo nella lingua oromo. Leggiamo poi il Vangelo della domenica in inglese, facendo anche una lezione di inglese.

Una differenza palese con Padova e l'Occidente, è che in questa zona molto povera dove si campa di sussistenza, non esiste il Natale secolarizzato come pretesto per la festa, ma spesso in una visione consumistica, in cui il festeggiato è assente e di cui non si dice più neppure il nome.
Per la festa del santo Natale, dopo la celebrazione dell'Eucaristia, offriremo ai fedeli il pranzo tradizionale; un certo numero sono denutriti. Penso anche di ammettere alla Chiesa cattolica una coppia che prima frequentava la Chiesa protestante e che da diversi mesi frequenta la nostra comunità, percorrendo oltre 5 chilometri, spesso a piedi.

Per l'ultima settimana di Avvento allestirò anche il presepe. La prima volta l'ho fatto l'anno scorso ed è stata una novità assoluta, che è molto piaciuta; il Presepe, con la capanna, il bue, l'asino, le pecore, i cammelli, l'ambiente della nascita di Gesù a Betlemme è anche l'ambiente di vita degli Oromo, allevatori e pastori, e per questo penso anche tanto vicini al mistero del Dio fatto uomo nella povertà e nell'umiltà. Celebrare il santo Natale di Gesù qui, nella semplicità di questi poveri, mi aiuta a entrare più profondamente nella sua comprensione.

Antonio Mattiazzo, vescovo emerito

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