Festa di san Luca. Medici di famiglia e sacerdoti sono uniti

«Ne sono certo, c’è un filo rosso che unisce il sacerdote e il medico di famiglia». Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg del Veneto, il maggiore sindacato dei medici di medicina generale, lo ha spiegato bene al termine della celebrazione per la festa di san Luca, domenica 18 ottobre nella basilica di Santa Giustina.

Festa di san Luca. Medici di famiglia e sacerdoti sono uniti

«A differenza di tutte le altre figure mediche, che svolgono compiti importantissimi, noi abbiamo un legame fiduciario con i pazienti – riprende il dottor Crisarà – che nei fatti si traduce in una partecipazione attiva nella vita delle famiglie nell’arco dei decenni. E le persone non si rivolgono a noi solamente per le patologie che colpiscono l’organismo, ma anche e soprattutto per le ripercussioni che la malattia provoca nel tessuto familiare e nel contesto sociale circostante».

È esperienza comune: quando compaiono malattie probanti come il cancro o le demenze non basta curare la persona che porta su di sé il male, occorre fare attenzione anche alle relazioni nella famiglia e alle fatiche degli altri componenti. Il dottor Crisarà cita il nome di una giovane collega, presto anche lei medico di medicina generale, sua paziente dall’età di sei anni, come suoi pazienti sono i genitori e i nonni da ben 25 anni. L’insieme dei pazienti di un medico forma una piccola comunità.

Durante l’omelia, il vescovo Claudio ha confessato che in gioventù aveva pensato di diventare lui stesso medico, perché nel cuore «è presente qualcosa che ci dice che dobbiamo prenderci cura di chi soffre». E citando l’esperienza di san Luca narrata negli Atti ha spiegato quanto i medici, specie in questa pandemia, abbiano nelle loro mani e nelle loro parole la possibilità – nel pieno rispetto di tutte le sensibilità – di far sentire la vicinanza del Signore ai pazienti.

«Ognuno di noi, magari nella laicità o anche nell’ateismo – conclude Domenico Crisarà – applichiamo i principi del cristianesimo: i poveri e i diseredati, quelli che hanno meno capacità economiche cercano noi. E noi rispondiamo, chi secondo la voce di Dio, chi secondo la propria coscienza».

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