Festival Biblico. Dove l’estremo si rivela. Con Alessandro Pertosa sabato 28 maggio nella Chiesa di San Francesco

Chiesa di San Francesco Sabato 28, meditazione di Alessandro Pertosa (filosofo e poeta) «L’Apocalisse non è la fine di tutto. Nell’orlo del precipizio c’è la rivelazione»

Festival Biblico. Dove l’estremo si rivela. Con Alessandro Pertosa sabato 28 maggio nella Chiesa di San Francesco

Capolavoro di poesia e oscurità. È questo il significato più potente dell’Apocalisse secondo Alessandro Pertosa, scrittore, drammaturgo, operatore culturale e poeta. Lo scorso anno ha vinto la 25a edizione del Premio di poesia religiosa di Camposampiero, prestigioso riconoscimento nazionale biennale, con la sua Passio. Con gli occhi dell’altro (CartaCanta, 2019), libro tutto fuorché facile ma potente, che racconta in versi le ultime ore di Gesù. È dirompente, per Pertosa, la forza poetica di uno straordinario testo in cui si intrecciano profezie, spettacoli e liturgie celesti.

«Poesia è ciò che non si può dire, sapendo di non poterlo dire, ma volendo dirlo lo stesso – afferma – In questo senso l’Apocalisse è incredibilmente potente perché cerca di dire qualcosa che nessuno ha mai visto e raccontato, ciò che non è dicibile, ciò che si sottrare alla parola, appunto l’estremo. L’Apocalisse non è la fine di tutto. Perché nella fine c’è l’inizio. Nell’orlo del precipizio, la rivelazione». Per il docente di scrittura creativa e teatrale, l’accuratezza, e la stessa “rivelazione” delle parole, è una delle cifre di lettura del libro. Dalla poesia all’oscurità. Pertosa, che insegna Filosofia teoretica e antropologia filosofica all’Issr di Ancona (sede marchigiana della Pontificia Università Lateranense) e Drammaturgia e scrittura teatrale all’Accademia Nuovi Linguaggi di Loreto, sottolinea come nell’Apocalisse tutto avvenga sul bordo, a due passi dall’abisso, lì dove l’estremo rivela il suo fascino oscuro e suggestivo.

«Mi hanno sempre colpito gli spettacoli che, in questo testo, si esprimono simbolicamente in immagini improvvise, folgoranti – spiega l’autore, le cui opere teatrali sono tradotte e rappresentate all’estero – il sangue, il fuoco, suggestioni e rivelazioni che sbranano il cuore di bellezza e orrore».

Tra i suoi più recenti libri di poesia Biglietti con vista sulle crepe della storia (Puntoacapo editrice 2020), Amami non amarmi (Edizioni Azzardate 2021). Lo scorso aprile 2022, nell’ambito del Festival internazionale di teatro a Siviglia, la compagnia italiana Nuovi linguaggi ha messo in scena un suo dramma, Ignazio. Per il poeta marchigiano – oggi alle prese con la stesura di Parola di Isacco, testo poetico in cui viene riletta la vicenda biblica del sacrificio di Abramo dando voce al figlio – la parola chiave dentro alla quale si svela la rivelazione è coraggio. «In questo momento, a due passi dall’abisso, si è costretti a guardare in faccia l’estremo. E lo si fa per provare a pensarci ancorati a questo tempo dolceamaro, carico di contraddizioni di amare dolcezze. Ci vuole, allora, coraggio per entrare nella trama attorcigliata del presente senza tirarsi indietro. E ci vuole, infine, uno sguardo strabico per guardare il presente e il futuro, la fine e l’inizio, qui e altrove».

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