Festival biblico. Per l'anteprima torna Enzo Bianchi

Martedì 19 due anteprime con Enzo Bianchi. In attesa dell'edizione numero 15 del Festival che si aprirà a Vicenza il 2 maggio (il 10 a Padova), il monaco rifletterà su "Città dell'uomo, città di Dio" e poi sulla parabola del seminatore.

Festival biblico. Per l'anteprima torna Enzo Bianchi

Mancano ancora 45 giorni, ma la voglia di Festival biblico già si fa sentire. Così – in attesa del via ufficiale il 2 maggio a Vicenza – il pubblico si prepara a un “assaggio” di gran pregio, in calendario per martedì 19 marzo a Padova. Il fondatore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, sarà protagonista di due anteprime. Alle 18.15 al centro universitario di via Zabarella, il monaco interverrà su “Città dell’uomo, città di Dio”, in piena consonanza con “Polis”, il tema scelto per l’edizione 2019 del Festival; alle 21, in Cattedrale, fratel Enzo terrà una meditazione su “Il seminatore uscì a seminare”, l’icona biblica tratta dal Vangelo di Matteo che accompagna l’anno pastorale padovano.

Aspettando di ascoltare le parole di Enzo Bianchi, grazie alle anteprime scopriamo almeno in parte i contenuti della kermesse, che sarà presentata alla stampa venerdì 5 aprile a Vicenza, sede storica del festival. «La prima idea che intendiamo mettere a fuoco – spiega don Roberto Ravazzolo, direttore del Centro universitario e curatore degli eventi padovani (10-12 maggio) – è che il termine città non si declina solamente in senso urbanistico, come un agglomerato definito di edifici e strade, bensì anche in senso sociale, cioè in rapporti e relazioni di cittadinanza. Ma le due anime sono in dialogo: intervenire su spazi, case e palazzi significa influire sulle dinamiche sociali».

Un fattore decisivo dato che la popolazione mondiale si sta sempre più concentrando in grandi agglomerati urbani: «Permane l’idea che la vita in città significhi progresso sicuro. Invece le megalopoli mettono in evidenza la fragilità della vita umana in termini di consumo di suolo, inquinamento, degrado e violenza specie in periferia. In questo campo, le scelte non sono più procrastinabili: bisogna agire subito. Per questo il Festival biblico darà spazio anche agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu».

Le sfide dell’oggi impongono alla città di pensarsi al plurale: «Chiunque sia parte del tessuto relazionale urbano deve potersi esprimere – aggiunge don Roberto – Non esistono soluzioni pre-confezionate, occorre individuarle ex novo, tutti insieme». Infine, la religione: «Il cristianesimo appare fragile proprio nei punti da cui un tempo si è irradiato, ovvero le città. Urge tornare a riappropriarci di una nuova simbologia da cui la fede è esclusa, come nei riti di passaggio: matrimonio o funerale».

Roberta Rocelli, direttrice del Festival biblico, spiega come «le anteprime siano fondamentali per rendere la manifestazione un incubatore quanto più permanente possibile di cultura. Grazie a questi eventi si amplia il tempo in cui parliamo di Bibbia e contemporaneità». In questo senso, l’ingresso graduale di Treviso, Como e Alba – a fianco di Vicenza, Padova, Verona Rovigo e Vittorio Veneto – danno l’idea della bontà della proposta e della crescita del pubblico, «che è una comunità», sottolinea Rocelli.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)