Fra Ivo Facci non ce l'ha fatta. Il Venerdì santo dei Cappuccini di Thiene

Il religioso vicentino, da una decina d'anno attivo al santuario della Madonna dell'Olmo, non ha superato il contagio da Covid-19 e lunedì il suo cuore ha cessato di battere. Il dolore e lo smarrimento della comunità cappuccina, ancora in apprensione per fra Michael, eritreo, anche lui ricoverato al Covid hospital di Santorso.

Fra Ivo Facci non ce l'ha fatta. Il Venerdì santo dei Cappuccini di Thiene

Il momento più doloroso per la comunità dei frati Cappuccini alla Madonna dell’Olmo di Thiene è arrivato nella mattinata del giovedì santo, 9 aprile. Il feretro di padre Ivo Facci ha fatto il suo ingresso nel piazzale del santuario mariano per ricevere la benedizione del parroco fra Luca Trivellato e degli altri dieci frati presenti ora nel convento. Fra Ivo, conosciutissimo perché sacrestano del santuario, è spirato nella mattinata del lunedì santo per un arresto cardiaco che lo ha colto nell’ospedale Altovicentino di Santorso dov’era ricoverato per i forti sintomi da Covid-19 che lo avevano colpito fin dal 19 marzo scorso. È il primo Cappuccino a perdere la vita in Veneto a causa del Coronavirus che ha scatenato la pandemia in corso, il primo religioso tra quelli attivi in Diocesi di Padova.

Il dolore della comunità dei frati nelle parole di fra Luca Trivellato: «La perdita di fra Ivo, improvvisa e inattesa, ci ha sconvolto. Ci sentiamo smarriti, anche se continuiamo a ripeterci che anche la morte fa parte della vita. Con il passare dei giorni da quando la notizia ci ha raggiunto, ci rendiamo sempre più conto della scomparsa del nostro fratello: da quando è stato ricoverato non abbiamo potuto né vederlo né sentirlo, abbiamo solo ricevuto la notizia del suo ritorno alla casa del Padre». L’isolamento in cui si trovano i pazienti ricoverati per Coronavirus infatti non consente contatti con l’esterno.
«Pian piano cominciamo a renderci conto di quale sarà la realtà senza fra Ivo. Il santuario non sarà più lo stesso. Il suo ruolo di sacrestano lo portava a conoscere tanta gente, incontrava chiunque passasse di qui. In questi giorni abbiamo ricevuto molti segni di riconoscimento che testimoniano la grandezza sua figura: c’è tanta gente che gli vorrà sempre bene, raccogliamo tutto questo con senso di gratitudine».

Padre Ivo Facci era nato 69 anni fa a Santa Caterina del Tretto, in comune di Schio, dove il suo corpo è stato tumulato dopo la breve cerimonia funebre che si è svolta nel rispetto delle direttive anti-contagio. Il religioso vicentino è la seconda vittima di Covid-19 a Thiene, dov'era arrivato una decina di anni fa. L’apprensione rimane alta in tutto l’Ordine che ha perso sei frati in Trentino e conta frati positivi in almeno la metà dei 19 conventi triveneti. Tutti i frati di Thiene sono in quarantena fino a sabato 11 aprile e sono ancora in apprensione per fra Michael, eritreo, da qualche anno a Thiene, ancora in ospedale a Santorso per il Covid-19.

La settimana santa per i Cappuccini di Thiene è trascorsa cercando consolazione nel ricordo del fratello morto e nella Parola di Dio. «Fra Ivo vive la Pasqua vera – continua il parroco di Santa Maria dell’Olmo - e ogni giorno la Parola è uno straordinario aiuto a sostenere questo dolore. È il nostro riferimento principale in questo mese e più di quarantena. Abbiamo riscoperto lo stare insieme tra frati: nel convento e nel santuario in questo momento non sono attivi i volontari e i dipendenti, tra cui il cuoco e il portinaio. Facciamo tutto noi, suddividendoci i servizi: dalle pulizie e al servizio ai poveri, la mensa rimane aperta anche se consegniamo il sacchetto con il pasto caldo che viene consumato all’esterno, nei nostri ambienti non potremmo garantire le condizioni di sicurezza. Portando avanti i lavori in convento, dalla potatura degli alberi al taglio dell’erba e poi lo studio, rimettiamo a posto tanti tasselli che negli impegni quotidiani in condizione di normalità avevamo lasciato indietro».
Ma non è tutto qui. La pandemia, oltre al grande dolore per la morte di fra Ivo, ha portato anche alcuni frutti spirituali. «Abbiamo riscoperto la preghiera comune tra noi soprattutto nei giorni di sabato e domenica, quando il grande afflusso di pellegrini e non solo comporta grande lavoro per la loro accoglienza. Ora tutto questo ci appare come una cosa nuova che ci dà forza e consolazione e ci fa sentire uniti. Ricordiamo continuamente tutta la nostra comunità che non può essere qui fisicamente».

E ora, alla luce della festa di Resurrezione che è la Pasqua, viene il tempo di guardare avanti. «In molti dicono che nulla sarà più come prima, anche dal punto di vista della fede: gli ascolti in tv alle messe del papa e la preghiera personale sembrano in aumento – conclude fra Luca – Speriamo che sia occasione per cominciare a fare sul serio con nostra vita, non solo religiosa ma anche pubblica e civile: speriamo davvero che stiamo comprendendo il bisogno di rallentare il nostro stile di vita per dare valore alle relazioni, alle nostre famiglie, altrimenti rischiamo di fare una corsa continua senza raggiungere grandi mete. Il timore però è che quando torneremo gradualmente alla normalità tutto riparta come prima, come se nulla fosse accaduto, come se il passato non ci avesse insegnato qualcosa che ci fa bene. Nulla viene per caso. Dio opera anche in questa situazione, tocca i cuori e anche la nostra carne. Questo tempo illuminato dalla Parola, ci deve trovare consapevoli del bene grande che Dio ci vuole sempre: ci chiede ancora un volta di non aver paura e di affidarci a lui».

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