Fratte, San Marco di Camposampiero, Santa Giustina in Colle e Villa del Conte. Le sollecitazioni del vescovo

Dal 1° al 9 maggio don Claudio ha incontrato le comunità di Fratte, San Marco di Camposampiero, Santa Giustina in Colle e Villa del Conte. Identità della parrocchia, laici, collaborazione: su questi fronti le sollecitazioni del vescovo

Fratte, San Marco di Camposampiero, Santa Giustina in Colle e Villa del Conte. Le sollecitazioni del vescovo

Si è parlato di identità della parrocchia, di responsabilità dei laici, di famiglie giovani, di mediazione e collaborazione. Nelle parrocchie di Fratte, San Marco di Camposampiero, Santa Giustina in Colle e Villa del Conte la visita del vescovo, che si è svolta dal 1° al 9 maggio, è stata un incontro familiare, semplice e anche emozionante, durante il quale si sono messi in evidenza punti di forza e di debolezza di un territorio che è crocevia di Diocesi e comuni diversi.

«Il vescovo ci ha esortato a valorizzare l’identità della parrocchia, farla crescere – sottolinea Maria Grazia Facca, vicepresidente del consiglio pastorale di Villa del Conte – Come? Sapendo cogliere il valore delle persone, senza escludere nessuno, comprendendo le risorse che ci sono. Questo richiede capacità di ascolto, umiltà e riconoscere le diverse preziosità».

Don Claudio ha incoraggiato le comunità a camminare, puntando sulla responsabilità dei laici, sull’identità della comunità, ma anche sulla collaborazione. «C’è un nomadismo radicato nel territorio – afferma Francesca Paccagnella, vicepresidente del consiglio pastorale di San Marco di Camposampiero – ma una comunità si sceglie perché ci si sente inseriti, in presenza di persone unite fra loro. La parrocchia non elargisce servizi, ma deve sollecitare a essere accoglienti nei confronti di chi arriva».

Durante questi giorni le quattro parrocchie si sono chieste se la scelta di visitarle insieme sia una visione di un prossimo futuro accorpamento: «Ci sono perplessità e interrogativi – spiega Giampietro Beghin, vicepresidente del consiglio pastorale di Santa Giustina in Colle – ma il vescovo ha sottolineato che non ci sono decisioni in merito, si parte da un dato di fatto: il numero di vocazioni.

Fra qualche anno sarà necessaria una riorganizzazione e dovremo iniziare a ragionare e riflettere con le diverse comunità».

Un altro tassello importante sono i “ricomincianti”, quella percentuale cioè di giovani e adulti che hanno voglia di rimettersi in gioco a servizio della comunità. «Risvegliare e recuperare i giovani, le famiglie – evidenziano don Domenico Zaggia, parroco di Fratte, con i membri del consiglio pastorale – dare valore alle relazioni, sostenere una comunità che è viva non tanto per le cose che si fanno quanto per le relazioni che si stabiliscono nel quotidiano. Un altro problema che abbiamo messo in luce è quello del numero e della qualità dei laici: fondamentale è la formazione. Infine si è parlato di fatiche e sofferenze. Ci sono anche nelle comunità, ha detto il vescovo, ma possono aiutare a maturare e crescere. Non bisogna lasciarsi schiacciare dalle incomprensioni che a volte sorgono nei gruppi e dalla complessità delle relazioni».

L'incontro con giovani. Scambio intimo sul tema della fede E l’invito a essere cristiani coraggiosi

L’incontro con i giovani, circa una cinquantina, ha avuto come fulcro la fede. «Il vescovo – racconta Maria Chiara Zuanon, educatrice a Fratte – ha accettato le nostre provocazioni e domande personali. Gli abbiamo chiesto se si sente arrivato nel suo cammino di fede e come viverla personalmente, ma senza estraniarsi dal contesto in cui viviamo. Con semplicità, umanità, senza filtri ci ha rivelato di essere ancora in cammino, proprio come noi e ci ha esortati a prendere consapevolezza del ruolo che abbiamo di educatori, animatori, scout... con responsabilità. Ci ha invitato a non avere timore a proclamarci cristiani, essere coraggiosi della nostra scelta. Come animatrice prenderò spunto da questo incitando i miei ragazzi a seguire lo stile della collaborazione nel servizio per renderli più consapevoli del loro percorso di fede».

«Abbiamo chiesto al vescovo anche come affrontare i periodi di dubbio – sottolinea Emma Bardellone, educatrice a Santa Giustina in Colle – Ci ha raccontato il suo percorso, con semplicità e umanità. E ci ha invitati a riflettere sui momenti in cui ci sentiamo fermi nella fede, seduti su una panchina, in attesa di uno stimolo. Dobbiamo capire cosa rende una vita autentica, cosa fare per dire che questa vita è davvero vissuta. La risposta è mettersi al servizio degli altri, vivere la vita con amore verso il prossimo. Come educatrice penso che le provocazioni del vescovo mi aiuteranno a riflettere sul perché ho scelto di fare questo servizio».

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