Il 25 giugno, nella chiesa dell'Immacolata, con Sant'Egidio il ricordo dei 38 mila morti in mare

Veglia di preghiera martedì 25 giugno 2019, alle ore 19.30, alla Chiesa dell’Immacolata, via Belzoni, 71 - Padova

Il 25 giugno, nella chiesa dell'Immacolata, con Sant'Egidio il ricordo dei 38 mila morti in mare

In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, la Comunità di Sant’Egidio ricorda l’imperativo disalvare la vita di chi è in pericolo, accogliere e al tempo stesso integrare. I corridoi umanitari, realizzati con successo da Sant'Egidio insieme alle Chiese protestanti italiane e alla Cei, sono ormai diventati un modello e una delle soluzioni possibili: con i nuovi arrivi di inizio giugno, sia dal Libano che dall’Etiopia, sono più di 2.500 i rifugiati accolti nel nostro Paese, in Francia, Belgio e Andorra, grazie a questo progetto interamente autofinanziato dalle associazioni che lo hanno promosso. Ne ha parlato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, esprimendo la sua "riconoscenza" alla società civile che li ha resi possibili con la collaborazione dello Stato.

La Comunità di Sant’Egidio invita tutti a partecipare, il 25 giugno 2019 alle 19.30 presso la Chiesa dell’Immacolata in via Belzoni 71, alla veglia ecumenica di preghiera "Morire di speranza", organizzata insieme ad altre associazioni che operano con i migranti (ACLI, Associazione Popoli Insieme, Associazione Papa Giovanni XXIII, Vides Veneto): verranno ricordate le oltre 38.000 persone - uomini, donne, ma anche molti bambini - scomparse in mare dal 1990 ad oggi, nel tentativo di raggiungere l’Europa.

“Morire di speranza” è stata promossa per non dimenticare l’attesa e al tempo stesso la sofferenza di chi cerca protezione in Europa, per non rassegnarsi o assuefarsi alle tragedie ma impegnarsi per un mondo più umano e giusto. Di fronte al gran discutere di immigrazione in questi mesi, è necessario che si continui a salvare, accogliere e integrare chi fugge dalle guerre, ma anche che crescano i corridoi umanitari, aumenti il numero dei reinsediamenti dei profughi che hanno abbandonato il loro Paese e si aprano nuovamente vie legali anche per motivi di lavoro. Solo in questo modo le nostre società potranno essere più inclusive e quindi più sicure.

Le tragedie del mare non sono affatto finite. Nell'ultimo anno, da giugno 2018 ad oggi, le vittime sono state 2389, mentre nel primo semestre del 2019 sono già 904 i morti in mare, con un aumento delle donne e dei bambini che hanno perso la vita in traversate sempre più pericolose. A fronte di una diminuzione degli sbarchi, è infatti cresciuta la percentuale di morti e dispersi: se nel 2017, considerando solo il Mediterraneo Centrale, il tasso di mortalità di chi intraprendeva un “viaggio della speranza” era di 1 su 38, nel 2018 è stato di 1 su 14. Si tratta di un bilancio troppo pesante per essere considerato, come troppo spesso accade, come una statistica accanto alle altre. È un invece una tragedia dell’umanità di cui occorre fare memoria ed esigere il dovuto rispetto pensando anche a tutti coloro  che si trovano in questo momento nei tanti campi profughi del mondo in attesa di conoscere la loro sorte.

Fonte: Comunità di Sant'Egidio Veneto

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Comunicato stampa