Il nostro sì in comunità. I giovani che hanno portato la loro professione pubblica di fede a Sant’Agostino, Campagnola, Cristo Risorto

Alcuni tra i giovani che a novembre scorso hanno fatto la loro professione pubblica di fede, l’hanno “ripetuta” in parrocchia: a Sant’Agostino, Campagnola, Cristo Risorto

Il nostro sì in comunità. I giovani che hanno portato la loro professione pubblica di fede a Sant’Agostino, Campagnola, Cristo Risorto

Seguire Gesù nella quotidianità: dodici giovani hanno detto il loro «sì» davanti ai coetanei e alla Chiesa di Padova durante la veglia diocesana del 21 novembre scorso. È un «sì» che chiama in causa le loro comunità parrocchiali di appartenenza. Per questo, dopo la professione pubblica di fede – frutto del progetto “Simbolo” (giovanipadova.it) – i giovani hanno riportato in parrocchia quanto “pronunciato” davanti al vescovo Claudio e ai coetanei. Quattro di questi giovani provengono dalla parrocchia di Sant’Agostino di Albignasego, dove domenica scorsa hanno ripetuto la loro professione di fede di fronte alla comunità. Tra loro Maria Ferrara, classe 1996: «Per me la fede è una scelta quotidiana che mi rende consapevole di essere conosciuta, amata e perdonata da Dio. Inizialmente mi sentivo a
disagio all’idea di professarla pubblicamente per il timore di voler sembrare “più brava degli altri”. Ma quella sera in Cattedrale ho capito che stavo facendo qualcosa di bello proprio per gli altri giovani che erano lì e che forse, trovando il coraggio di farlo, ho trasmesso il coraggio a chi fa fatica a esprimere la propria fede nel quotidiano. Dopotutto Gesù dice “andate e annunciate il Vangelo”». Maria è ben inserita in parrocchia: «Condividere con la mia comunità di Sant’Agostino è stato il naturale svolgersi degli eventi. Loro hanno partecipato al mio cammino di fede, ne hanno fatto parte e sicuramente contribuito a portarmi a dire questo “sì”. Spero sia stato un bel segnale di incoraggiamento a continuare a stare vicino a noi giovani accompagnandoci nella nostra crescita anche quando è difficile trovare il tempo di farlo. La cosa bella è stato che al termine della messa sono venute più persone ad abbracciarmi e ringraziarmi; ho sentito la mia comunità vicina, come quando sono tornata dall’esperienza fatta in Africa, ma anche quando mio papà è stato male tutta la comunità ha pregato e mi è stata vicina». Anche per don Stefano Margola, il parroco, «è stato davvero un bel momento, molto emozionante, la percezione di tutti è che la comunità si arricchisce con queste presenze di giovani consapevoli, che sono ragazzi assolutamente normali, con le loro passioni e le fragilità tipiche dell’età e del nostro tempo, ma forse anche per questo sono testimoni credibili della fede». Nadia Sindoni, laica impegnata in parrocchia, è felice di quanto vissuto grazie ai quattro giovani: «Sono davvero quattro bei ragazzi, che credo possano essere da traino per i loro coetanei». A Campagnola di Brugine Marco Bernardini, 24 anni, ha riportato la sua esperienza, invitato dal parroco don Luca Gallocchio: «L’adesione al progetto “Simbolo” è stato come fotografare la mia vita cristiana e mettermi in cammino per approfondire, chiarire e implementare alcuni fondamentali attraverso il dialogo con la guida spirituale, la vita comunitaria e le varie opportunità specifiche offerte dalla Diocesi. Sono nate così delle “abitudini” che mi aiutano a vivere al meglio i vari ambiti della vita cristiana e mi hanno portato alla professione di fede in Cattedrale a Padova. Condividere poi con la mia comunità quanto vissuto, spero porti altri giovani a seguire questo percorso per vivere al meglio la propria vita cristiana lasciandosi travolgere dall’amore incondizionato di Dio». Camilla Forza, 27 anni, è della parrocchia di Cristo Risorto: «Il tempo che ho passato a scrivere la professione di fede è stato molto intenso, ho davvero avuto l’occasione di mettere ordine nella mia storia, rivivere i momenti della mia vita di fede più cruciali, ringraziare di tutte quelle volte che ho incontrato il Signore e del bene che mi vuole. Quando il parroco, don Federico Camporese, durante la messa, ha raccontato quello che avevo vissuto,mi sono resa conto di quanto la fede che avevo professato non fosse più del tutto mia, perché la vivo io, ma non mi appartiene più».

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