Il vescovo Claudio a san Bonaventura. Relazioni di qualità: facciamole crescere

Avvento. Nella terza domenica il vescovo Claudio ha celebrato l’eucaristia con la comunità di San Bonaventura e incontrato i volontari “della carità”

Il vescovo Claudio a san Bonaventura. Relazioni di qualità: facciamole crescere

Nella terza domenica di Avvento, per tradizione dedicata “alla carità”, il vescovo Claudio ha visitato la parrocchia di San Bonaventura, nel comune di Cadoneghe, dove già si era recato nel Natale 2017 in occasione della celebrazione del 50° dalla nascita. Ha incontrato gli operatori della Caritas vicariale, le équipe che nelle tre parrocchie di Cadoneghe (Sant’Andrea, San Bonaventura e Mejaniga) hanno gestito il Fondo sociale parrocchiale “La carità nel tempo della fragilità”, i volontari della dispensa alimentare di San Bonaventura e alle ore 10 ha presieduto l’eucarestia nella parrocchiale insieme al parroco don Silvano Berto e al diacono Ezio Malacrida, coordinatore della Caritas vicariale. Hanno concelebrato il segretario del vescovo, don Francesco Buson e il direttore dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali, don Daniele Longato, con uno stuolo di giovani ministranti vestiti con l’alba bianca. Nell’omelia il vescovo ha commentato il brano del Vangelo di Matteo che cita l’episodio di Giovanni Battista incarcerato. Il Battista invia i suoi discepoli da Gesù per chiedergli se è lui colui che deve venire o se è necessario attendere un altro messia. «Durante un camposcuola una giovane ha portato alla mia attenzione l’immagine delle briciole di pane che il sacerdote raccoglie al termine dell’eucaristia – ha raccontato mons. Cipolla – e mi ha mostrato come quel prendersi cura delle briciole sia assimilabile al prendersi cura degli scarti, di tutte le briciole esistenziali; questa riflessione mi ha colpito molto. Giovanni Battista e i suoi, pur conoscendo Gesù e le sue opere, non lo avevano ancora “scelto”, proprio come noi oggi; l’importante, però, è rimanere in cammino, sempre in ricerca. Dove possiamo incontrare il Risorto nel nostro tempo? Nell’amore, nella carità, negli scartati, lì dove non si buttano via le briciole. Trasformiamo dunque le nostre parrocchie in comunità di fratelli, in cui ci si conosce e ci si vuole bene». L’importanza di rafforzare le relazioni comunitarie è stata al centro anche del confronto con i circa venti volontari “della carità”, avvenuto nel centro parrocchiale prima della messa. «Nelle comunità, durante le celebrazioni, ci sono persone che ci stanno accanto e verso cui abbiamo degli obblighi di fraternità – ha detto il vescovo – è fondamentale che le Caritas rimangano legate alla realtà delle singole parrocchie. Mons. Giovanni Nervo, ideatore della Caritas a livello nazionale e presbitero della nostra Diocesi, sosteneva che l’attività deve essere insita alle comunità, in stretta connessione con la celebrazione eucaristica; solo all’interno della propria parrocchia, infatti, è possibile individuare le povertà, riconoscerle, soprattutto quelle umane e spirituali. Penso alle tante persone sole, agli anziani, agli scoraggiati che in molte occasioni non chiedono aiuti in denaro, bensì attenzione, vicinanza, ascolto vero». Un operatore ha presentato alcuni dati relativi alla dispensa alimentare, attiva da oltre 16 anni in parrocchia; in passato distribuiva 150 borse al mese, oggi, dopo la pandemia, è arrivata a consegnarne novanta ogni 15 giorni. Le necessità, tuttavia, vanno al di là dell’alimentazione e si esplicitano in bisogno di vestiario, materiale scolastico, relazioni, anche se, è stato evidenziato, non sempre è facile intercettare i bisogni reali delle persone. «Chi arriva a bussare alla Caritas – ha sottolineato mons. Cipolla – rivela a se stesso di non essere più autonomo, di non avere più risorse per combattere, è una sorta di resa; per questo sarebbe meglio fossimo noi ad andare da lui... È necessario avere sempre un’attenzione, una delicatezza; torno a dire che dobbiamo far crescere la qualità delle relazioni all’interno della comunità, questo rappresenta la profezia della Chiesa, che offre una sensibilità unica in un tempo in cui il mondo va da tutt’altra parte». E ancora: «Ricordiamoci, come sosteneva mons. Nervo, che non possiamo dare per carità ciò che è dovuto per giustizia – ha concluso il vescovo Claudio – Il nostro compito, dunque, è anche quello di riconoscere il “diritto” del povero a essere sostenuto dalle Amministrazioni pubbliche, e non solo dal volontariato».

Nella quarta di Avvento tappa ad Asiago

Dopo Caltrano e Cartura, il vescovo Claudio – nel suo “pellegrinaggio” di Avvento – si è recato a San Bonaventura. E dopo aver richiamato l’attenzione sulla cura del Creato e sui giovani, nella terza domenica di Avvento si è soffermato sulle povertà. Domenica 18 celebrerà con la comunità di Asiago e il suo sguardo sarà rivolto agli anziani.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)