«Io sarò sempre con voi fino alla fine del mondo»: non vi è benedizione più grande

È la messa il luogo dove comprendere la benedizione eucaristica e l'Eucaristia... «Io sarò sempre con voi fino alla fine del mondo»: non vi è benedizione più grande di sapersi accompagnati da Gesù, pur portando in noi fragilità e speranze, fatiche e consapevolezze

«Io sarò sempre con voi fino alla fine del mondo»: non vi è benedizione più grande

Quante volte abbiamo ricevuto una benedizione. Alla fine della messa, all’inizio o alla fine di un pellegrinaggio, o proprio perché l’abbiamo chiesta visitando un santuario o incontrando una persona dalla vivida spiritualità. E sempre, sempre, il sacerdote recitava una formula, invocava su di noi l’aiuto del Signore, diceva delle parole.

Con la benedizione eucaristica, no. Si tace. È una benedizione silenziosa quella che riceviamo mentre il sacerdote traccia la croce in aria con l’Eucaristia esposta nell’ostensorio. Non ci sono parole ad accompagnare il suo solenne e semplice gesto.
È come se vivessimo un’impossibilità: cosa poter dire mentre quel Santo Pane di benedizione diventa la nostra benedizione? In esso – lo dobbiamo riconoscere – c’è troppo per renderlo con una parola semplice e concisa! La sua ricchezza prende forma e si manifesta nella celebrazione della messa. È quello il luogo dove poter comprendere la benedizione eucaristica e l’Eucaristia come benedizione. Ce lo ricorda bene e con chiarezza il Catechismo della Chiesa cattolica: quando parla dell’Eucaristia lo fa partendo dalla messa. È la liturgia la migliore catechesi sul pane dell’altare.

Potremmo dire che il silenzio della benedizione raccoglie in sé tutta la messa. Vi possiamo riconoscere la benedizione per essere stati chiamati alla vita e alla comunione ecclesiale espressa dai riti iniziali. In quel silenzio possiamo vedere narrata la benedizione di essere i destinatari della Parola di Dio. Lo sanno molto bene quanti poi, durante l’adorazione eucaristica, meditano la Scrittura, dilatando e personalizzando la liturgia della Parola, celebrata durante la messa. Il silenzio della benedizione eucaristica porta in sé anche la comunione con i fratelli e le sorelle che condividono con me la gioia di essere nella Chiesa un piccolo segno del Regno di Dio; un segno di fraternità. E sempre in quel silenzio si racchiude e si esprime la gioia e lo stupore di poter diventare casa per lo stesso Cristo Gesù, ricevuto nella comunione.

Possiamo dire che sono veramente molti i modi attraverso i quali ci possiamo sentire benedetti dal Signore. Non da ultima la sua presenza, costante e fedele, nel tabernacolo. È la benedizione di un amico sempre disponibile per noi. Nell’Eucaristia custodita nel tabernacolo si trovano legati insieme il segno del sacramento con le parole di Gesù: «Io sarò sempre con voi fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Non vi è benedizione più grande di sapersi costantemente accompagnati dalla presenza di Gesù, pur portando in noi fragilità e speranze, fatiche e consapevolezze.

Di volta in volta che riceviamo la benedizione eucaristica, proviamo a chiederci allora: «Oggi, in cosa mi sento da lui benedetto?». Scopriremo che la nostra vita ha già in sé il segno della bontà di Dio. Un’esistenza già benedetta, perché degna di Dio, attraverso la sua benevolenza.

don Enrico Luigi Piccolo
parroco di San Giuseppe

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)