La Chiesa italiana per l'Africa. Con l'8xmille per Medici con l'Africa Cuamm

La promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane sono i principali obiettivi che Medici con l’Africa Cuamm porta avanti da sempre.

La Chiesa italiana per l'Africa. Con l'8xmille per Medici con l'Africa Cuamm

La promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane sono i principali obiettivi che Medici con l’Africa Cuamm porta avanti da sempre. Sono più di 1.800 gli operatori – tra medici, paramedici e tecnici – che negli anni hanno prestato servizio in quella che è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia, realizzando più di 150 programmi e servendo più di 200 ospedali in 41 paesi tra Asia, America Latina, Medio Oriente e soprattutto Africa.

Dal 1995 il Cuamm – che è giuridicamente integrato all’interno della fondazione Opera san Francesco Saverio costituita a Padova nel gennaio 1959 dal vescovo Bortignon – finanzia parte dei suoi progetti grazie anche ai fondi dell’8xmille. Sono state circa 40 (per un valore complessivo di oltre 18 milioni di euro) le proposte di Medici con l’Africa selezionate in questi anni dalla commissione di vescovi che, ogni anno a maggio, durante l'assemblea generale della Cei, si riunisce per assegnare le risorse.

«I soldi – spiega Andrea Borgato, vice direttore del Cuamm – li abbiamo usati in prevalenza per interventi di medio e lungo periodo ma la Cei non si è tirata indietro neanche quando si è trattato di finanziare progetti mossi da esigenze emergenziali, come l’anno scorso in occasione della carestia in Sud Sudan». Con l’8xmille, infatti, nel 2018 il Cuamm è intervenuto in Sud Sudan, messo in ginocchio dalla guerra e dalla fame, e in Uganda, dove a Matany ha formato il personale per l’assistenza materna e neonatale dell’ospedale locale e realizzato l’ampliamento del laboratorio per la diagnosi precoce della tubercolosi.

«In questi anni – conclude Borgato – il nostro intervento ha consentito la crescita sanitaria di molti paesi africani. Penso, per esempio, all’Uganda dove oggi operano solo due nostri medici affiancati da colleghi locali mente quando abbiamo iniziato, 60 anni fa, erano 25 i medici italiani».

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