La fondazione Zancan studia le conseguenze della didattica a distanza

Il distanziamento mai vissuto. L’emergenza sanitaria ha evidenziato le molte lacune dell’educazione a distanza dei bambini e ragazzi costretti a un periodo indefinito di “scuola a domicilio”.

La fondazione Zancan studia le conseguenze della didattica a distanza

La sospensione di tutte le attività di gruppo extrascuola (laboratori, workgroup, incontri di gruppo) ha ancora più isolato impoverendo le relazioni con i loro pari e gli adulti (insegnanti, educatori, personale scolastico, allenatori…). L’allentamento dei legami con i compagni di classe e negli spazi di vita ha avuto ripercussioni sul benessere, l’apprendimento e la crescita positiva. Questo risultato è drammaticamente amplificato nelle situazioni più fragili, dove la carenza di supporto educativo si aggiunge alla carenza di luoghi e opportunità di apprendimento in un’emergenza sanitaria che ha portato una sostanziale perdita di capitale relazionale ed educativo.

Prima del lockdown questa esperienza riguardava i bambini e ragazzi con gravi patologie; dopo, questo vissuto si è esteso ai ragazzi di tutto il Paese.

Si è così capito che non si trattava di ridurre le distanze con soluzioni tecnologiche perché il problema era più radicale e riguardava inedite relazioni di apprendimento a distanza cioè senza la vicinanza con gli adulti e con i pari. Ha penalizzato soprattutto l’infanzia più a rischio, in condizioni di maggiore svantaggio territoriale, culturale, abitativo, economico… I problemi sono stati affrontati in tanti modi, in un deficit tecnologico e relazionale incapace di ridurre le distanze e le disuguaglianze evitabili. Per questo ci siamo rivolti ai ragazzi che hanno affrontato questi problemi con la scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare. Ci hanno sorpreso per la generosità con cui ci hanno parlato della loro esperienza, insegnandoci tante cose, la più elementare «non confondete il mezzo (la difficoltà di connessione a internet) con il fine (il diritto di crescere bene)».

Ha così preso vita il progetto “Crescere senza distanza” promosso da Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, Fondazione Zancan e impresa sociale “Con i bambini” a maggio 2020.

Il suo obiettivo, semplice è ambizioso, è stato «impariamo dai più deboli e coraggiosi», che hanno vissuto il distanziamento per le deboli difese immunitarie. Senza saperlo e senza volerlo hanno anticipato il presente di tutti, sperimentando cosa significa crescere con risposte in grado di sostenere la continuità scolastica e non crescere da soli ma insieme. Hanno così collaudato soluzioni utili per loro e che possono diventare utili a tutti i ragazzi per impegnarsi nelle attività educative formali e informali a scuola e negli spazi di vita.

Le risposte sono così diventate un sistema di raccomandazioni e un protocollo, insieme pensati per facilitare l’apprendimento a distanza dopo aver superato un test impegnativo, dopo che un gruppo di scuole del nord, centro e sud d’Italia li hanno provati.

In questo modo tanti ragazzi, insegnanti, educatori, genitori hanno accettato di «cercare insieme soluzioni» per ridurre le distanze ingiustificate con il vaccino «crescere senza distanza».

Con quali risultati

L’esperimento ha preso avvio con la mappatura delle esperienze di sette centri sanitari distribuiti in tutta Italia, coinvolgendo insegnanti della scuola in ospedale, i sanitari, i genitori, i bambini/ragazzi malati. Le raccomandazioni selezionate sono stato successivamente sottoposte a stress test con un gruppo di classi “normali” in distanziamento. Lo hanno fatto nel periodo più difficile cioè alla conclusione dell’anno scolastico quando la stanchezza, le verifiche, l’incertezza del futuro rendono tutto più impegnativo. Lo abbiamo chiamato stress test perché i risultati non sono stati assolutamente facilitati ma invece ostacolati da tutte queste difficoltà.

Cinzia Canali e Tiziano Vecchiato
Fondazione Emanuela Zancan onlus

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