Le realtà sociali di Padova insieme per aiutare i senza dimora. Appunti per la città ideale senza più emarginazione

Il percorso formativo promosso da Caritas, con Cariparo e altri 17 enti, ha dato i suoi frutti: due volumetti e una carta dei valori per orientare e armonizzare i futuri interventi nato nell’ambito della marginalità dei senza fissa dimora

Le realtà sociali di Padova insieme per aiutare i senza dimora. Appunti per la città ideale senza più emarginazione

Come ce la immaginiamo una città ideale? Sicuramente bella, vivibile, piena di cose da fare e di persone da incontrare. In una città ideale si sta bene. Tutti. Dunque, in una città ideale, nessuno è costretto ad affrontare le fredde notti d’inverno o i soffocanti pomeriggi d’estate in solitudine, all’aperto, senza un tetto sopra la testa e un amico al suo fianco. A Padova in molti si prodigano per le persone senza dimora. Il prossimo passo è quello di prodigarsi sì, ma
insieme. Nelle scorse settimane sono stati presentati due documenti frutto del percorso di formazione “Lavorare insieme per una città ideale”, co-progettato tra luglio e ottobre 2019 e attutato nell’autunno del 2021, rivolto a professionisti che lavorano con le persone senza dimora e nato dalla necessità di una «condivisione di linee guida
di indirizzo» per una “città ideale inclusiva” tra tutti gli attori del sociale che lavorano nella città di Padova. Il percorso di formazione, promosso da Caritas e sostenuto dalla fondazione Cariparo ha visto la presenza 17 enti del Tavolo inclusione del Comune di Padova. Decisivo il ruolo di coordinamento del Dipartimento dello sviluppo e della socializzazione (Dpss) dell’Università di Padova. Per preparare gli incontri di formazione il gruppo di lavoro ha definito la sua mission in una frase: “Garantire servizi per il benessere della persona uscendo dalla logica dell’assistenzialismo attraverso la comunità locale”. E, dalla mission, sono stati delineati gli obiettivi specifici, ciascuno secondo il suo target: per gli utenti, gli obiettivi sono far valere i propri diritti ma anche riconoscere i propri doveri; per i servizi sono cruciali la comunicazione efficace, l’aumento di conoscenze e competenze, il rispetto delle leggi vigenti e la pratica di buone prassi. Obiettivi in gran parte condivisi anche con il mondo delle istituzioni e della politica.

«Abbiamo lavorato insieme ai rappresentanti delle altre realtà che hanno a cuore queste persone – spiega Marta Gaboardi del Dpss dell’Università – dunque unità di strada, dormitori, Croce rossa e Caritas, ma l’iniziativa è partita solo nel 2021 a causa della pandemia. Ci siamo trovati insieme sette volte, per quattro mattinate e tre giornate intere». Come detto, erano presenti ben 17 organizzazioni, con una media di 25 partecipanti per incontro. «Insieme abbiamo parlato della salute e dei bisogni psicologici degli utenti, ma anche quella dei professionisti – prosegue Marta Gaboardi – Infatti è emersa l’importanza della questione relativa al burnout e allo stress lavorativo di chi ha a che fare con le gravi marginalità». I professionisti non si sono limitati a rinverdire le proprie competenze tramite lezioni frontali: un passaggio importante è stato il laboratorio di idee che ha dato vita a una “carta dei valori”, un punto di partenza per condividere buone pratiche e consentire agli enti coinvolti di continuare a collaborare, creando «uno spazio di confronto e dialogo», per trovare soluzioni condivise e innovative per far fronte ai problemi delle persone che vivono gravi marginalità. La “carta dei valori” riporta quattro punti cardinali: la centralità della persona, l’inclusione sociale, l’ascolto, l’accoglienza. «La pandemia – aggiunge Marta – ci ha fatto riflettere anche sui contesti in cui vivono le persone senza fissa dimora. L’emergenza sanitaria ha di fatto messo ancora in maggiore evidenza quella del freddo nei mesi invernali, che complica a queste persone persino bisogni primari come dormire, lavarsi e mangiare». Non basta architettare nuove soluzioni, occorre dare le giuste risorse – anche emotive e mentali – a chi dovrà porle in essere: «Formazione e supervisione sono gli elementi principali per contrastare lo stress lavorativo e il burnout, aumentando al contempo negli operatori sociali il coinvolgimento e la passione per il proprio lavoro».

Due i volumetti frutto del percorso: il primo è l’opuscolo Lavorare insieme per una città ideale, che porta il nome e riassume l’intero progetto, sviluppando i temi trattati e le proposte da continuare ad elaborare. Il secondo, invece,
che ha come titolo D(i)ritti alla residenza, è un vademecum sull’iscrizione all’anagrafe delle persone senza dimora
tramite una residenza in via fittizia: potersi iscrivere all’anagrafe, infatti, è decisivo per accedere a una vasta platea di aiuti e agevolazioni, il famoso reddito di cittadinanza in primis. Le proposte conclusive del documento, già al vaglio di politica e terzo settore, contengono indicazioni per le organizzazioni, per servizi agli utenti e per i professionisti. Per le organizzazioni il documento sottolinea istanze che favoriscano la comunicazione e il coordinamento, come sistemi informatici per condividere le iniziative degli enti e la creazione di un database condiviso delle persone aiutate, ma anche una cabina di regia stabile che elabori progetti e colleghi le diverse istituzioni. Si fa menzione però anche alla creazione di un vademecum che raccolga le norme e le procedure in tema di salute e il vademecum – già realizzato e presentato insieme all’opuscolo – che dia indicazioni sull’iscrizione all’anagrafe di residenza. Per aiutare ancora di più le persone senza dimora le organizzazioni che hanno partecipato a questo percorso caldeggiano la creazione di ambulatori per chi non è inserito nel sistema sanitario nazionale, non possiede documenti e non ha residenza, ma anche presidi per richiedere farmaci e strutture per la post-degenza. Suggerito anche un programma di riduzione
del danno, cioè un servizio svolto per strada o in strutture di facile accesso, per affiancare le persone senza dimora che dipendono da sostanze. Per i professionisti, infine, focus sulla formazione permanente e su supervisioni mensili nelle organizzazioni. In conclusione, il sogno per la città ideale, secondo alcuni partecipanti, è quello che permetta, tramite il
confronto, la formazione e la programmazione, di passare dalla città ideale a “una città ideale del fare”.

I senza fissa dimora a Padova: chi sono?

Secondo il report del 2020 del Csv Vivere senza dimora a Padova, dei 156 utenti intervistati, l’86.5 per cento sono uomini, oltre la metà ha la scuola dell’obbligo, il 45 per cento è italiano e il 43 per cento dichiara di prendere farmaci ogni giorno

Una giornata dedicata all’attenzione

Ogni 17 ottobre dal 1992, si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà, istituita dalle Nazioni unite. In occasione di questa data ricorre anche “La notte dei senza fissa dimora”.

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