Lo spazio poetico tra Dio e l’uomo. Comunione è con-fusione tra l’umanità e il Creatore

È un bambino, papa Francesco, quando mette mano alla lettera sullo splendore della liturgia, sulla sua incomunicabile necessità, sul misterioso toccarsi di Dio e dell’uomo che in essa accade. 

Lo spazio poetico tra Dio e l’uomo. Comunione è con-fusione tra l’umanità e il Creatore

«Ho desiderato con desiderio». È un bambino anche il Figlio di Dio, quando si avvicina alla morte degli uomini e dice ai suoi quanta voglia abbia di toccarli ancora, di guardarli, di averli intorno in quell’ultima Pasqua eterna. Quando riconosce che l’eterno stesso è un balbettio da bambini, forse perché sta ricordando l’istante in cui si è avvicinato con le labbra alla confusione di polvere che era il primo uomo e ha alitato su quel delicato comporsi di fragilità; come vi abbia alitato sopra acqua e sangue, in un sospiro. Polvere, acqua, sangue, respiro divino. L’uomo è questo impasto, che deve restare morbido, da bambini – non buttarsi verso il baratro delle definizioni e delle deduzioni schematiche, delle pretese della logica. Piuttosto ripetere, che è già rendere grazie: desiderio desideravi. Bruciare ogni altra parola, perché nel desiderio si ritrovano tutte. Non è un di più, questo moltiplicare il desiderio per se stesso. La ripetizione è la piena obbedienza, è un tornare allo spazio elettrico, “poetico”, tra il dito di Adamo e il dito del Padre; è l’alleanza tra creazione e redenzione. L’uomo che siede sulla cattedra di Pietro e il Figlio di Dio che si spoglia per lavare i piedi ai Dodici stanno chiedendo al desiderio nient’altro che il desiderio – cioè tutto: la comunione, la con-fusione. La liturgia non si spiega con le fatiche della ragione. Perché è l’ora ed è l’eschaton. È fatta da noi, dal movimento dei nostri corpi, ed è sua, del Risorto. In essa offriamo a Dio Dio che si offre e sembrerebbe solo bellezza e umano amore e desiderio.

Anna Valerio

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