Marcia della Pace. Tre Chiese, una sola voce che chiede pace. Folla alla marcia di Bassano

La pace può venire solo dal basso, dalla gente comune, da donne, uomini, giovani e anziani che decidono di camminare insieme e che credono davvero che i conflitti possano essere risolti non solo dalle armi.

Marcia della Pace. Tre Chiese, una sola voce che chiede pace. Folla alla marcia di Bassano

È uno dei messaggi importanti arrivati dalla Marcia per la pace che domenica scorsa, 29 gennaio, ha coinvolto le Diocesi di Padova Vicenza e Treviso con i rispettivi vescovi alla testa del coloratissimo corteo che si è snodato lungo le strade che da Fellette di Romano d’Ezzelino hanno portato al palazzetto dello sport di Bassano. Insieme ai vescovi Claudio Cipolla, Giuliano Brugnotto e Michele Tomasi, era presente anche mons. Claudio Dalla Zuanna, dehoniano originario di San Nazario, vescovo di Beira in Mozambico oltre ad almeno 2.500 persone, tra cui molti giovani e giovanissimi, tutti animati dallo stesso desiderio: basta guerra, basta armi, basta distruzioni. Ed è stato un camminare insieme di Chiese locali, che hanno ascoltato le storie e le fatiche di chi crede che una risposta non violenta sia possibile, come Daniele Sartori e Fabio Salandini di Verona, che con la Carovana della pace sono stati prima a Leopoli e poi a Kiev; o le storie di chi è scappato dalla guerra e dalla violenza come le due donne ucraine o l’attivista iraniana (vedi articolo a pagina 2) intervenute con una testimonianza. O ancora il racconto dell’esperienza dei giovani dell’associazione vicentina Non Dalla Guerra che sperimentano concretamente che educare alla pace è possibile. Nessuno sconto ai contesti complicati e pericolosi, ma anche la consapevolezza che è possibile pensare risposte non violente, differenti dal fragore delle armi. Apprezzato e sottolineato il cammino comune delle tre Diocesi. Maria, originaria della Val-Brenta, in diocesi di Padova, sottolinea che si nota «il desiderio di questi territori di lavorare insieme, di sentirsi uniti». È quanto osserva anche Devis, parrocchia di Santa Croce di Bassano, diocesi di Vicenza: «Tre diocesi insieme dicono una chiesa che cammina, che sa abbassare il livello del campanili e fare unione». E poi c’è la presenza di tanti giovani e questo «è un bel segnale – nota ancora Maria – perché mostrano che si sono lasciati coinvolgere dalle nostre comunità ecclesiali». Per Devis «indicano voglia di futuro e voglia di speranza, di pace. I giovani hanno la capacità di sognare e di guardare avanti». Secondo Rosy e Angelo di Mussolente, in diocesi di Treviso, è prezioso questo essere tanti e insieme: «L’unione fa la forza, crea sensibilità nei giovani, nelle persone che non si interessano di questi problemi. Questo aiuta la sensibilità verso la pace». Da Mussolente sono partiti in tanti raccogliendo l’invito del parroco. Rosy e Angelo sono convinti che «i cambiamenti avvengono anche con le azioni dal basso, per questo la voce del popolo deve farsi sentire». Per Pietro, animatore giovanissimi dell’Ac di San Zenone degli Ezzelini, sempre in diocesi di Treviso, partecipare alla marcia significa «prendere una posizione per costruire la pace anche nella propria realtà. L’educazione alla pace non si costruisce dal nulla, ma dai piccoli passi a partire dai giovani che sono il presente ma anche il futuro». Per Maria partecipare a questa esperienza «è un modo per dire il nostro esserci e non solo dire io penso la pace come un’idea. Segni come questi – aggiunge – possono contribuire quando siamo guidati dai nostri pastori e ci sono tra di noi tanti amministratori locali. La pace è più difficile farla a partire dai Governi. I Comuni, le amministrazioni locali, come ci indicano grandi statisti quali La Pira, possono essere decisivi. Per questo dobbiamo partire da qui, dai territori. E oggi abbiamo comuni, parrocchie, scuole, gruppi di catechismo che hanno lavorato approfondendo il significato dei messaggi per la pace». Per Devis è «decisivo mettere in campo quello che è possibile fare per noi, non potendo agire a livello politico. Come cristiani siamo chiamati a metterci in movimento, vincere l’indifferenza, portare la nostra testimonianza in questo modo, facendo unità tra di noi e mostrando che è possibile vivere insieme pacificamente»

Mons. Brugnotto: la pace frutto di alleanze sincere

Alla fine della marcia, i partecipanti hanno riempito il palazzetto di Bassano per la messa conclusiva. Durante l’omelia, il vescovo di Vicenza, Giuliano Brugnotto, ha parlato del brano evangelico delle Beatitudini: ««Noi siamo vocatichiamati da Dio alla vita, alla libertà, alla relazione, al dono, alla felicità – ha detto – E quindi sollecitati ogni giorno rispondere a Lui con quello che noi siamo. Dobbiamo con molto realismo riconoscere - ha quindi avvertito il Vescovo - che spesso siamo disorientati. Ma Dio non ha abbandonato l’uomo al suo stato di desolazione. Sempre si è fatto presente aiutando il popolo a guardare la realtà con i suoi occhi». E citando il card. Martini ha ricordato come la pace non è solo assenza di guerra ed è frutto di alleanze durature e sincere, a partire da quella che Dio fa in Cristo, riconoscendo l’uomo partner di amicizia e dialogo.

Anna e Polina, ucraine, da undici mesi ospiti a Cornuda
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Tra le testimoni durante il cammino tra Fellette e Bassano, ci sono state Anna e Polina, due donne ucraine ospitate da undici mesi a Cornuda. Sono fuggite in un gruppo di cinque donne, una adolescente e due bambine provenienti da Melitopol, Zaporizhzhia e Sumy, lasciando mariti e fratelli a combattere. Con fatica si sono ricongiunte con amici e parenti in Italia, arrivando senza nulla, nemmeno la possibilità di comprendere la lingua. La loro benedizione è stata l’incontro con le suore della Rocca e le associazioni del paese trevigiano che hanno dato loro la possibilità di tornare alla vita. «Ogni giorno ci arrivano notizie dall’Ucraina dalla tv e da internet, ma le notizie più importanti arrivano dai nostri cari che sentiamo ogni giorno e sempre ci supportiamo l’uno con l’altro». Il desiderio più grande? Tornare a casa quando la guerra sarà finita. Per ora cercano autonomia.

Formiamo insieme cuori di pace
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Le parole del vescovo Claudio e di suor Francesca

«L’essere qui oggi insieme realizza in piccolo, il grande desiderio di unità e di pace presente in tutto il mondo. Veniamo da luoghi diversi – paesi, province, diocesi – apparteniamo a vari gruppi, movimenti, parrocchie… siamo qui ciascuno con il proprio vissuto, per contribuire insieme a scrivere la storia della pace». Con queste parole il vescovo Claudio ha iniziato il suo saluto ai partecipanti alla marcia della pace di domenica 29 gennaio davanti alla chiesa di Fellette, prima di partire per il Paladue di Bassano. «Marciare è un mettersi in movimento, è un educarci alla mitezza, creando opinioni di pace e gesti di solidarietà con le vittime delle guerre e delle ingiustizie. Siamo abituati a leggere la storia di guerra in guerra, questo falsa la realtà: le guerre non fanno la storia, sono ferite della storia, fatta invece dalla pace». Il vescovo ha sottolineato come il Bassanese abbia conosciuto le atrocità delle due guerre mondiali del Novecento, per questo avverte maggiormente «l’urgenza di pregare Dio e di unire le forze per trasformare tutti i luoghi, a partire dai nostri cuori, in terre di pace», riprendendo così il titolo dato alla manifestazione. «Solo cuori di pace sono capaci di solidarietà e fraternità, credono nella forza del dialogo e della mediazione, ripudiano ogni forma di prevaricazione, si compromettono per la libertà e la felicità di tutti, lottano per la giustizia, si battono per l’eliminazione delle armi, di tutte le armi – ha aggiunto don Claudio – La politica deve scegliere la pace e individuare strumenti nuovi, rispetto a quelli delle armi, per risolvere i conflitti. Pensate se almeno una parte dei finanziamenti per la guerra fossero orientati ad investire per elaborare percorsi locali, processi e strategie internazionali di pace, e tecniche di lotta non armata!». Suor Francesca Fiorese, direttrice dell’Ufficio di pastorale sociale e del lavoro, ha collaborato con i direttori di Psl di Vicenza e Treviso per organizzare l’evento. A fine evento condivide «Il grande stupore nel vedere una folla che cresceva sempre di più. La gioia di vedere persone arrivare da ogni dove delle nostre diocesi, volti conosciuti e volti nuovi incontrati in larghi sorrisi… la meraviglia di un popolo variegato per età, culture… tantissimi giovani con striscioni e cartelli e numerosi bambini colorati, che portavano disegni e scritte preparati in parrocchia e a scuola. Quanta vitalità!». Emerge quindi la sensazione di gratitudine per la laboriosità spesa nella preparazione della marcia e per la partecipazione, «che dice il grande desiderio di pace delle nostre comunità e la capacità di esserci, scomodarsi, scendere in strada, varcare i confini per segnare la volontà di unità. Per i nostri territori questa marcia ha segnato l’inizio di un nuovo cammino di comunione pastorale delle tre diocesi. Siamo riusciti a fare rumore!».

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