Mejaniga. Svelati alcuni segreti del Sant’Antonino dopo il restauro

Mejaniga. Sono terminati i restauri alla pala del patrono della parrocchia, il martire siriano del I secolo che molti confondono con il santo francescano. Dubbia è la provenienza dell’opera

Mejaniga. Svelati alcuni segreti del Sant’Antonino dopo il restauro

È tornato al suo posto il bel dipinto seicentesco di Sant’Antonino martire di Apamea (Siria), patrono della parrocchia di Mejaniga di Cadoneghe. L’opera, di nuovo al centro del coro dietro l’altare maggiore, era in restauro e rivela ora tutta la sua luminosità e i colori prima offuscati. Il progetto di restauro parte da lontano: già nel 2014 si era creato
un comitato per sensibilizzare al recupero dell’opera, che mostrava incrinature e di cui era palese la necessità di cambiare il telaio. Offerta dopo offerta si è arrivati al momento tanto atteso: a settembre, in occasione della
festa patronale, la tela rimane esposta in chiesa e domenica 25 i fedeli la troveranno ricollocata al proprio posto. Della provenienza della tela e del suo autore non si sa molto e tali informazioni sono ora oggetto di studio. D’altra parte, originale è la stessa titolazione della chiesa al martire siriano del I secolo, le cui reliquie furono traslate a Pamiers, in Francia: molte chiese sono a lui dedicate in altre regioni del Sud d’Italia ma questa è l’unica in Diocesi e tra le poche del Nord. In molti poi lo confondono con il più celebre sant’Antonio della basilica del Santo e del tempio dell’Arcella, da molti detto proprio Sant’Antonino. Il restauro ha tuttavia reso leggibili molti particolari, come l’aureola a raggiera del santo e la firma di un certo “Domenico” su cui l’Ufficio diocesano di arte sacra sta facendo ricerche di archivio. Certa è la data, il 1687, anch’essa riportata nel dipinto. «Nulla però sappiamo della provenienza della tela, forse un ex voto – spiega il parroco, don Mirco De Gaspari – ma non si sa se fu composta per la nostra chiesa o acquistata altrove». Una particolarità del dipinto: pur essendo seicentesco l’impostazione della composizione è ancora cinquecentesca, come denota il bel paesaggio veneto ora leggibile nella parte bassa. La restauratrice, Maria Schiavinato di Breda di Piave, racconta di un restauro complesso per la sovrapposizione di strati di precedenti restauri e di sostanze di varia natura, che hanno richiesto diversi passaggi selettivi. Altre lavorazioni hanno riguardato il supporto tessile, il consolidamento delle fibre, il cambio del telaio, oltre al recupero pittorico, stuccatura e ritocco: tutto eseguito in accordo con la Sovrintendenza. Il restauro è costato circa 10 mila euro: la raccolta delle donazioni è però ancora aperta, anche perché si vorrebbe ora avviare un nuovo restauro, quello della pala della Deposizione con Madonna e santi.

datazione-pala-sant'antonino-martire
Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)