Messale Romano. Celebriamo con “parole nuove”. Fedeli alla Scrittura

Messale Romano. “Partenza” comune, nella prima domenica di Avvento, per le quindici Diocesi del Triveneto: tutte celebreranno la messa con la terza edizione del testo liturgico. Che non è nuovo, perché la messa non lo è

Messale Romano. Celebriamo con “parole nuove”. Fedeli alla Scrittura

Quando, la prima domenica di Avvento, prenderò posto al “mio” banco in chiesa... so già che i sensi saranno particolarmente all’erta. Vorrò “gustarmi” al massimo – permettetemi il verbo – tutto ciò che succederà durante la messa. Certo, avrebbe senso che fosse così tutte le domeniche – lo so – ma il 29 novembre 2020 qualcosa di diverso capiterà. I vescovi del Triveneto, infatti, hanno deciso che proprio la prima domenica di Avvento (in realtà, già dal sabato) in tutte le parrocchie delle 15 diocesi della regione ecclesiastica... si celebri tutti con il Messale Romano, terza edizione.

Che non è un nuovo messale, mi raccomando. «Nessun cambiamento nel “rito della messa”! – sottolinea don Gianandrea Di Donna, direttore dell’Ufficio diocesano per la liturgia – L’impostazione generale – quindi la relazione presbitero-assemblea, i ministeri, i riti di introduzione, la liturgia della Parola, la liturgia eucaristica, i riti di comunione, di conclusione... – è immutata. In realtà, la messa non è mai mutata da quando il Vaticano II, per le mani di Paolo VI, ha consegnato alla Chiesa il messale riformato secondo i decreti del Concilio. Per questo diciamo che quello che sta per entrare in uso non è un nuovo messale.

È una nuova edizione... Anche perché la Chiesa non va in cerca di una nuova messa. Potremmo dire, serenamente, che la messa romana del 4° secolo – quando il rito è stato stabilizzato – attraversando tutte le mutazioni medievali, la grande riforma del Concilio di Trento e quella del Concilio Vaticano II... nella sua macro struttura è sempre uguale e se stessa. La Chiesa riceve, probabilmente dall’eredità sub-apostolica, cioè immediatamente dopo gli apostoli, una struttura che è sostanzialmente immutata».

Continuità. La prima domenica di Avvento, quindi, non dovrò dimenticare che... un primo valore che ci consegna il Messale Romano, terza edizione, è proprio la continuità nel rito della messa. «L’altro segno di continuità è dato dal fatto che la liturgia è una sinfonia di ministeri. Il vescovo, se c’è, il presbitero, il diacono, gli accoliti, i lettori, i ministranti, i cantori, i musicisti, il sacrista, coloro che raccolgono le offerte, che ordinano la chiesa che accolgono i fedeli... tutta questa sinfonia, che è stata una scelta del Concilio Vaticano II, è riconfermata. La novità, per cui è stata resa necessaria una nuova edizione, sta nel fatto che le scelte del Concilio sono state sperimentate negli ultimi cinquant’anni e, come tutte le cose di cui si è fatta esperienza, chiedono aggiustamenti revisioni, arricchimenti... Questa terza edizione, ad esempio, ha rivisitato e precisato i ruoli, le modalità e lo stile di tutti i vari ministeri. Questo sta nella grande introduzione al libro, che non si frequenta di solito, ma che potrebbe essere un materiale importante per i gruppi liturgici».

Testi più fedeli alla Scrittura. «Nelle preghiere liturgiche troveremo, già dall’incipit, alcune espressioni che attingono al testo originale del Messale, in lingua latina: ciò significa maggiore conformità alla Scrittura. In una delle preghiere di consacrazione, ad esempio, sentiremo dire dal celebrante: “Santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito...”. È la traduzione dal latino di una preghiera che si ispira, pur essendo moderna, a Ippolito Romano, cioè al 3° secolo».

Non passeranno inascoltati... «Nella terza edizione del Messale Romano ci sono affinamenti nei testi più famosi. Nel Gloria, ad esempio, la nuova formulazione è “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”, che sostituisce “agli uomini di buona volontà”. In questo modo c’è maggiore fedeltà al Vangelo di Luca...».

Salteranno all’orecchio – e la “notizia” è già nota ai più, e non da ieri – i due cambiamenti del Padre nostro: «E rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo...» (è stato inserito “anche”); e «Non abbandonarci alla tentazione» al posto di «non ci indurre in tentazione».

Qualcosa “perderemo” «Nell’immediato non ascolteremo, causa restrizioni dovute alla pandemia, un altro affinamento di questa terza edizione del Messale Romano. Il diacono non inviterà più a scambiarsi “un segno di pace”, ma il “dono della pace”. Si è preferito usare il testo in latino: offerte vobis pacem».

Canto: dialogo tra ministri e assemblea

«I dialoghi tra ministri e assemblea sono stati riportati a una significatività maggiore attraverso anche il segno del canto. Che aveva perso nel post Concilio e non è più da pensare come un vezzo, un ornamento o una solennizzazione».

Atto penitenziale: si dirà “fratelli e sorelle”

«Scuoterà l’abitudine dei fedeli – sottolinea don Di Donna – anche il fatto che nell’att0 penitenziale si dirà: “Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli e sorelle...”. La novità sta proprio in quel “fratelli e sorelle”».

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