“Miracolo” a Salboro. Una numerosa famiglia rom - mamma e sette figli - ospiti della comunità, contro tutti i pregiudizi

La storia. La comunità padovana ha accolto una numerosa famiglia rom che lo scorso inverno si è trovata a vivere all'addiaccio. Le resistenze iniziali si sono sciolte come neve al sole grazie alle relazioni

“Miracolo” a Salboro. Una numerosa famiglia rom - mamma e sette figli - ospiti della comunità, contro tutti i pregiudizi

Mancava poco a Natale e si trovavano per strada. Una mamma e sette figli, di età compresa tra uno e 17 anni, improvvisamente costretti a dormire all’addiaccio, senza amici o parenti a cui appigliarsi. E il fatto di essere di etnia rom –  ben lungi dall’essere un vantaggio – di fatto aveva sbarrato loro molte porte. Del resto, in un clima culturale che associa automaticamente alle persone rom ogni genere di pregiudizio, in pochi si fiderebbero di quelli che la massa chiama ancora, in senso spregiativo, “zingari”. E invece, come anche i più cinici possono verificare, a Natale ogni tanto i muri cadono e avvengono dei piccoli miracoli, di quelli che non si leggono sui giornali. E allora può capitare che una parrocchia, in barba al pensiero comune, possa decidere di aprire le sue porte a una famiglia in difficoltà e scrivere i primi capitoli di una storia a lieto fine.

È questa la storia avvenuta poco meno di un anno fa a Salboro. «All’inizio dell’inverno dello scorso anno, durante la prima fase di quella che chiamiamo “emergenza freddo” – spiega Sara Ferrari di Caritas Padova – abbiamo avuto a che fare con questa famiglia, una mamma e sette ragazzi, che girava per le vie di Padova e di fatto dormiva fuori. Per alcuni giorni, grazie al Comune, sono stati accolti all’ex Gabelli, ma si trattava di una situazione provvisoria non ottimale: impossibile, infatti, far dormire dei bambini piccoli insieme ad altre persone senza dimora, alcune pure problematiche». È in quel momento, tra le luci e gli addobbi delle feste, che Caritas diocesana ha iniziato a telefonare a tappeto alle comunità cittadine per trovare una sistemazione più a lungo termine. Ed è stata Salboro a rispondere alla chiamata. «Abbiamo a disposizione uno stabile grande – racconta il parroco di Salboro, don Cristiano Arduini – alcune stanze erano già attrezzate per cui ci siamo detti: “Perché no?”». Don Cristiano non nega di aver incontrato un po’ di diffidenza: «Devo dire che inizialmente buona parte del consiglio pastorale aveva manifestato delle perplessità nel sentire la parola “rom”. Eppure, grazie a Sara di Caritas diocesana e ai servizi sociali del Comune di Padova, abbiamo avuto modo di conoscere questa mamma e i suoi bambini, con cui subito le signore volontarie della nostra Caritas parrocchiale hanno instaurato un ottimo rapporto».

Ogni sera, da dicembre a metà marzo, un operatore assisteva la famiglia, mentre le volontarie della Caritas curavano l’accoglienza in modo che mamma e bambini potessero sentirsi a casa: «Si sono sempre dimostrati molto grati e rispettosi. In virtù di questo atteggiamento è iniziato un lavoro di rete che ha iniziato a dare i suoi frutti». I pregiudizi iniziali, insomma, si sono sciolti come neve al sole: «Le perplessità sono volate via quando tutti hanno potuto vedere che l’accoglienza fosse meno invasiva di quel che ci si aspettasse. E in tutto il periodo dell’accoglienza non ci è arrivata nessuna protesta. C’è da dire che in parrocchia, tre anni fa, un anziano era stato aggredito da alcuni stranieri. Questo episodio ha gravato sul giudizio iniziale, ma l’esperienza poi ha permesso di superare le titubanze».

L’esperienza è stata sostenuta anche dai volontari di Sant’Egidio e dei Beati i costruttori di pace di don Albino Bizzotto. Poi, a metà marzo, la famiglia rom ha potuto trovare una nuova accoglienza a Pontevigodarzere, in un appartamento gestito dalla cooperativa Gruppo R del Gruppo Polis. «Non è il primo nucleo familiare che accompagniamo – racconta l’operatore Andrea Rigobello – ma è stato quello più numeroso. La più grossa difficoltà, però, è stata il dover gestire l’accoglienza proprio nel periodo più intenso del lockdown, con i ragazzi impossibilitati ad andare a scuola o a svolgere altre attività». La mamma è stata un porto sicuro per tutta la famiglia: «La signora aveva già un sacco di competenze, e proprio in virtù di questo, anche con il nostro aiuto, è riuscita a gestire una famiglia così numerosa. Tanti pregiudizi sono caduti. Non sono mancati gli aiuti con le borse della spesa, o con i centri estivi una volta che si sono allentate le maglie del lockdown». L’obiettivo, adesso, è l’autonomia: «Un nucleo di questo tipo ha determinate necessità, gravate dallo stigma sociale. Ora si stanno rimboccando le maniche con fiducia, con la possibilità per il figlio più grande che adesso è maggiorenne di poter lavorare».

Gruppo Polis, ora l'obiettivo è l'autonomia

Un’accoglienza che ha permesso a una famiglia che si era ritrovata per strada di recuperare fiducia e sicurezza: «Ora li vedo “lanciati” verso il futuro – spiega Andrea Rigobello del Gruppo R – è una famiglia stupenda nel suo complesso. Il nostro compito adesso è aiutare i più grandi del nucleo a garantirsi un reddito».

14 novembre, l'assemblea diocesana

L’assemblea diocesana delle Caritas parrocchiali, dei Centri di ascolto vicariali e dei servizi diocesani si terrà il 14 novembre alle 10. Si svolgerà in forma virtuale sui canali Youtube di Caritas e della Diocesi di Padova.

15 novembre, Giornata mondiale dei poveri

Il 15 novembre sarà al quarta Giornata mondiale dei poveri. Tema dell’anno è “Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32): «I poveri saranno sempre con noi per aiutarci ad accogliere la compagnia di Cristo nell’esistenza quotidiana».

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