Mons. Alfredo Magarotto. Gesti sobri e parole indovinate

Vicario generale di tre vescovi. Mons. Alfredo Magarotto, vescovo emerito di Vittorio Veneto, è tornato al Padre. Una vita tra incarichi importanti e una vicinanza alle persone sempre puntuale e discreta

Mons. Alfredo Magarotto. Gesti sobri e parole indovinate

Nel pomeriggio del 22 gennaio, all’Opera della Provvidenza di Sarmeola di Rubano (Pd), è scomparso improvvisamente mons. Alfredo Magarotto, vescovo emerito di Vittorio Veneto. Nelle scorse settimane era stato colpito dal Covid-19, ma l’aveva superato ed era risultato negativo già da parecchi giorni. Purtroppo l’età e, probabilmente, l’indebolimento avvenuto hanno provocato una crisi cardiaca che l’ha condotto alla morte. “Crescere verso Cristo per mezzo di ogni cosa” è stato il suo motto episcopale, ispirato a un passo della lettera di san Paolo agli Efesini (Ef 4, 15), programma di un pastore desideroso di ricordare quanto i passaggi e le circostanze della vita possano portare tutti a una migliore comprensione del mistero di Cristo.
 
I primi anni a Padova
Don Alfredo era nato a Pernumia, il 16 febbraio 1927, in una famiglia di profonda fede e grande attaccamento alla Chiesa, quinto di nove fratelli, tra i quali si contano anche un salesiano e tre suore salesiane. Viene ordinato il 9 luglio 1950, negli anni successivi insegna in seminario, si laurea in giurisprudenza a Padova e ottiene la licenza in teologia alla Pontificia Università Lateranense, nel settembre 1958 inizia l’insegnamento di diritto civile presso l’Istituto Barbarigo, mentre nel 1961 diventa insegnante di diritto amministrativo e diritto pubblico in seminario maggiore. Nel 1966 è delegato vescovile per l’Azione cattolica e il coordinamento dell’apostolato dei laici, mentre nell’ottobre dell’anno successivo diventa vicario vescovile per l’apostolato dei laici. A marzo 1973 il vescovo Bortignon lo vuole vicario generale della Diocesi poi riconfermato nel marzo 1982 da mons. Franceschi, a cui durante la messa crismale del 31 marzo 1988, a sorpresa, amministra l’unzione degli infermi, e nel dicembre successivo, dopo la morte, gli succede come amministratore diocesano. Nel settembre dell’anno successivo, con l’arrivo del vescovo Mattiazzo, viene ancora una volta riconfermato vicario generale.
 
Vescovo di Chioggia
Il 22 febbraio 1990 è nominato vescovo di Chioggia: la consacrazione a Padova avviene il 24 marzo successivo. I sette anni di episcopato clodiense segnano profondamente la vita della Diocesi. Tra gli orientamenti emergono la valorizzazione dei soggetti di pastorale (incentiva l’Azione cattolica e la collaborazione laicale), l’identità della parrocchia come comunità di fede, rivitalizza i vicariati. Vanno, inoltre, segnalate la cura per le vocazioni e per il seminario, la grande attenzione ai preti, al sociale, al lavoro, ai mezzi di comunicazione, alle esigenze di una nuova evangelizzazione, alle situazioni di povertà e bisogno.
 
E poi di Vittorio Veneto
Il 31 maggio 1997 è nominato vescovo di Vittorio Veneto e fa il suo ingresso il 29 giugno seguente. La Chiesa vittoriese lo accoglie con grande affetto. Dopo due mesi dall’insediamento, nell’estate del 1997, esprime il desiderio di partecipare alla Giornata mondiale della gioventù a Parigi: col berrettino, il fazzolettone e lo zaino del pellegrino condivide con i giovani l’esperienza parigina. A Vittorio Veneto mons. Magarotto è ricordato come il vescovo del grande Giubileo del 2000, vissuto principalmente come evento di fede e richiamo alla conversione. Ma non solo: è anche il vescovo che nel 1998 indice – sorprendendo tutti – la visita pastorale poi conclusa nel 2002. Sono gli anni in cui diventa anche consigliere di amministrazione della Conferenza episcopale italiana.
Nonostante l'età, si spende senza risparmio per un territorio di cui tocca ogni angolo. Viaggia anche in Terra Santa, come pure in Ciad e in Brasile dove raggiunge i preti fidei donum. Gli stanno molto a cuore la pastorale vocazionale e il seminario e grande attenzione verso i problemi sociali del territorio: ripetuti sono gli inviti all’accoglienza degli immigrati, le iniziative a favore degli emarginati, alla vicinanza alle popolazioni colpite da calamità naturali. Il 31 gennaio 2004 diventa vescovo emerito e passa qualche mese in Brasile, nello stato di Bahia dove operavano i missionari vittoriesi. Ritorna come amministratore diocesano dopo la partenza del vescovo Zenti e fino all’arrivo di Mons. Pizziolo.
 
All’Opera della Provvidenza di Sant’Antonio
Con la conclusione del servizio a Vittorio Veneto, decide di tornare a Padova, chiedendo ospitalità presso l’Opera della Provvidenza di Sarmeola, contento della possibilità di farlo e del suo mettersi a servizio delle esigenze diocesane fin quando sarebbe stato possibile.
I fatti, le testimonianze, i ricordi delle persone e delle Chiese servite sono molto concordi nel delineare don Alfredo come uomo semplice, intuitivo, spiccato nell’ironia, laborioso, dal cuore e dai tratti di pastore. Possedeva una delicata umanità nel contatto con le persone. Era (quasi proverbialmente) uomo di poche parole, sia nel dialogo personale che nei discorsi pubblici, ma resta indubitabile la sua prossimità alle persone vissuta in punta di piedi, mediante gesti sobri e parole indovinate.

Mons. Pizziolo: una presenza costante

Appena poche settimane fa, mons. Magarotto aveva chiamato l'attuale vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizzolo, per esprimere vicinanza dopo l'esondazione di alcuni corsi d'acqua che avevano danneggiato comuni della Diocesi.

Vicinanza, il tratto distintivo

Farsi presente, "esserci", in tutte le forme possibili, era il tratto distintivo di mons. Magarotto. Questo emerge da molte testimonianze e dalla sua presenza costante a tutte le esequie dei sacerdoti della diocesi di cui era emerito.

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