Montegrotto. Tempo della fraternità. Insieme si prova a “dire” la fede oggi

Bella collaborazione tra animatori e catechisti, tra giovani e adulti, nell’accompagnare i preadolescenti

Montegrotto. Tempo della fraternità. Insieme si prova a “dire” la fede oggi

I linguaggi sono sempre nuovi e nei luoghi inaspettati portano molti frutti, forse non nella modalità dell’incontro in cui si spiega qualcosa ai ragazzi, ma nella capacità di stare al loro fianco. Non esiste più l’italiano che usava Dante, esiste un nuovo tipo di italiano. E non parliamo coreano, in Italia, ma parliamo la nostra lingua. Ovviamente, in ogni luogo c’è una lingua da assumere, e ogni tempo ha il suo modo di parlare quella lingua.

Succede così anche per la parrocchia. Esiste un modo per parlare della fede anche oggi? Tutti vediamo che il contesto della pastorale cambia, che i riferimenti sociali cambiano, che non esiste un paese che possa identificarsi con la parrocchia, come poteva essere qualche decennio fa. Per questo ci stiamo interrogando sul modo con cui i nuovi animatori possono collaborare con degli adulti e su come iniziare una nuova esperienza per i ragazzi delle medie. L’Istituto di liturgia pastorale di Santa Giustina teorizza con chiarezza e lungimiranza la necessità di trovare nuove traduzioni della fede nel contesto di oggi.

A Montegrotto c’è una collaborazione tra animatori (sulla scia dell’Azione cattolica) e catechisti, che propone una novità per la nostra Chiesa. Di volta in volta cercano di strutturare un cammino armonico tra le due sensibilità che hanno. Nell’effettivo, poi, una settimana il gruppo è tenuto dai catechisti e una settimana dagli animatori.

La risorsa interessante è che con questo intreccio gli adulti hanno riscoperto il grande valore dei giovani e i giovani hanno riconosciuto la fondatezza della fede e dell’appartenenza parrocchiale degli adulti. Ogni epoca ha visto un modo per accompagnare i preadolescenti, e tale connubio di giovani e adulti ha questo esito positivo. C’è anche un altro aspetto interessante: si stanno facendo diversi passi per superare la frattura tra generazioni. Tra persone che non si conoscevano e che mai avrebbero mangiato alla stessa tavola, adesso sono nate addirittura confidenze e confronti sulla fede, sulle amicizie, sulle vicende affettive e sulle scelte da prendere. Il Sinodo dei giovani della Chiesa di Padova chiede che ci siano adulti capaci di ascoltare e di accompagnare. Non avrei immaginato (da prete) che in un contesto di programmazione qualche giovane (tra 19 e 20 anni) fiutasse qualche adulto come aiuto valido per il proprio cammino di persona in crescita e di cristiano in ricerca. I linguaggi sono sempre nuovi e nei luoghi inaspettati portano molti frutti, forse non nella modalità dell’incontro in cui si spiega qualcosa ai ragazzi, ma nella capacità di stare al loro fianco. Lo suggerisce anche papa Francesco: i giovani «ci mostrano la necessità di assumere nuovi stili e nuove strategie. Ad esempio, mentre gli adulti cercano di avere tutto programmato, con riunioni periodiche e orari fissi, oggi la maggior parte dei giovani si sente poco attratta da questi schemi pastorali.

La pastorale giovanile ha bisogno di acquisire un’altra flessibilità e invitare i giovani ad avvenimenti che ogni tanto offrano loro un luogo dove non solo ricevano una formazione, ma che permetta loro anche di condividere la vita, festeggiare, cantare, ascoltare testimonianze concrete e sperimentare l’incontro comunitario con il Dio vivente» (Christus vivit, n. 204). Cerchiamo di riconoscere in che territorio siamo e di assumere il linguaggio adeguato! Come un missionario, giungendo in un popolo di cui non conosce la lingua, deve assumere una grammatica nuova, così la parrocchia ci chiede un nuovo stile, che comporta sempre delle sorprese.

don Sebastiano Bertin
vicario parrocchiale a Montegrotto

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)