Open night all’Opsa. Porte aperte alla Casa di Sarmeola

L’idea è nata dai giovani volontari: perché non accogliere i coetanei, dai 15 anni in su, e far conoscere loro – di sera – la realtà dell’Opera della Provvidenza attraverso il gioco?

Open night all’Opsa. Porte aperte alla Casa di Sarmeola

Open night all’Opsa: si chiama così la proposta, rivolta ai ragazzi dai 15 anni in su, per scoprire le parole chiave che hanno un significato particolare per la struttura residenziale di Sarmeola – giunta al 60° anno di età – che ospita persone con grave disabilità intellettiva e relazionale e anziani non autosufficienti. L’iniziativa fa parte di quelle lanciate dalla Diocesi di Padova per dare ai giovani una opportunità estiva che sia di riflessione, condivisione, ma anche che possa far nascere nuove amicizie e, perché no, che possa incuriosire e invogliare a intraprendere, quando sarà possibile, un servizio di volontariato.

«È dal 23 febbraio – spiega Monica Ruzza, volontaria e membro dell’equipe che organizza le serate – che non ci sono più stati giovani in visita all’Opsa. L’estate di solito è il periodo in cui vengono gruppi parrocchiali per conoscere la realtà o fare dei mini campi di servizio. Volevamo far conoscere l’Opsa in maniera diversa e abbiamo pensato ai ragazzi visto che anche per loro è stato un periodo molto particolare. L’idea è molto semplice: si svolge totalmente all’aperto e non ci sono contatti con gli ospiti della struttura. Cinque stand, posizionati in luoghi strategici del parco permettono ai ragazzi di conoscere un po’ meglio questa struttura. Il tutto attraverso il gioco, anzi, i giochi “di una volta”. Non vogliamo perdere i nostri volontari giovani, risorsa preziosissima».

Sono attesi massimo 15-20 ragazzi per serata; inizio alle ore 19 con la cena al Open night all’Opsa sacco per rompere il ghiaccio, un momento di introduzione, poi – tutti con le mascherine – si parte con i giochi. La serata si conclude con una restituzione collettiva e una preghiera.

La serata fa scoprire che l’Opsa è storia, famiglia, equipe, ha un legame con il territorio, fidarsi degli altri. «Attraverso questi concetti – racconta Marika Gancio, 17 anni, volontaria e anche lei nell’equipe organizzativa – ci conosciamo e facciamo conoscere la realtà, la sua storia, il legame con il vescovo fondatore Girolamo Bortignon e con le altre realtà diocesane. L’Opsa e i suoi ospiti sono una famiglia e cerchiamo di trasmettere la passione e l’affetto che donano a noi volontari. Portiamo nostra la testimonianza di volontari giovani e adulti per far capire cosa lascia questa esperienza che può sembrare noiosa, ma in realtà è davvero molto arricchente e bella».

Un primo gruppo ha già testato l’esperienza il 23 giugno, un altro è previsto per il 7 luglio, ma ci si può prenotare chiamando il numero 344-0169174 per fissare una serata. In caso di pioggia, il programma si svolge sempre all’aperto ma privilegiando i portici, la grotta e… l’uso degli ombrelli!

«Una serata – conclude Giulio Cortivo, volontario sedicenne – in cui una delle parole d’ordine è sicuramente la fraternità, il darsi una mano, fare gioco di squadra. Lavorare singolarmente non serve a nulla. Mi aspetto tanta partecipazione e voglia di conoscere. Ai miei coetanei dico: provare per credere! Il bello dell’essere volontario è vedere la gioia negli occhi degli ospiti!».

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