Opera della Provvidenza. L'11 giugno il vescovo inaugura due padiglioni ristrutturati. La casa riapre, con prudenza, ai familiari e agli amici

Opera della Provvidenza. L’11 giugno il vescovo inaugura due padiglioni ristrutturati. Il 13, messa con i preti novelli e nel pomeriggio festa di riapertura

Opera della Provvidenza. L'11 giugno il vescovo inaugura due padiglioni ristrutturati. La casa riapre, con prudenza, ai familiari e agli amici

Un parco di 220 mila metri quadrati, un complesso edilizio di 210 mila metri quadrati suddiviso in 10 unità residenziali: sono alcuni numeri che raccontano le dimensioni dell’Opsa, l’Opera della Provvidenza Sant’Antonio di Sarmeola di Rubano, la grande struttura residenziale che accoglie persone con grave disabilità intellettiva, accompagnata spesso da altre forme di disabilità, e anziani non autosufficienti con grave decadimento cognitivo. E l’11 giugno un nuovo traguardo: vengono infatti inaugurati due nuovi padiglioni, le case Giovanni XXIII e Cottolengo. Sessanta posti letto ciascuno suddivisi su tre piani, camere da uno o due letti, con bagni attrezzati, aule educative, palestre attrezzate, area verde, spazi di socialità, cui si aggiungono le più avanzate tecnologie per quanto riguarda la domotica e l’efficientamento energetico. L’inaugurazione su invito prevede l’intervento del vescovo Claudio, i saluti istituzionali con la spiegazione del ruolo dell’Opsa nella rete dei servizi socio-sanitari padovani e veneti, e dei professionisti che hanno seguito la ristrutturazione. Quindi il saluto del vescovo con la benedizione dei padiglioni, taglio del nastro, visita ai nuovi locali e festa degli ospiti con l’Orchestra di Cartone. «I nuovi padiglioni – spiega don Roberto Ravazzolo, il direttore dell’Opsa – sono due strutture che sono state praticamente ricostruite. Il cantiere è durato poco più di tre anni. Ora sono nuovamente disponibili 120 posti». I criteri di progettazione per la ristrutturazione degli edifici sono statati adottati per migliorare la qualità dell’assistenza e cura degli ospiti, della sicurezza, la loro dignità, oltre che migliorare ulteriormente le condizioni di lavoro di chi si prende cura degli ospiti, attraverso la diminuzione dei rischi collegati all’attività di assistenza limitando le malattie e gli infortuni sul lavoro. Una particolare attenzione è stata adottata anche nella scelta dei materiali da costruzione sia ai fini del comfort acustico sia per il contenimento del fabbisogno energetico degli edifici e dell’attività. Fin dall’inizio l’Opsa ha voluto non essere unicamente un luogo di cura, un centro di accoglienza specializzato ed efficiente per persone gravemente disabili, ma soprattutto ha voluto essere per loro famiglia, luogo domestico, ambiente dove sentirsi prima di tutto amate. La ristrutturazione di questi padiglioni ne è un ultimo esempio. Una peculiarità questa che rimane tale anche in presenza di grandi numeri e anche in questi due anni di pandemia e di forti restrizioni per le strutture sanitarie. «Nei mesi che ci lasciamo alle spalle – spiega infatti don Ravazzolo – le visite non sono mai state interrotte, ma ora siamo alla vigilia di una ripresa dei contatti, che speriamo veramente più stabile e più larga. L’Opsa, come altre strutture similari, ha recepito le nuove indicazioni regionali che consentono una notevole semplificazione e allargamento delle modalità di visita. Resta che la via verso la normalizzazione deve necessariamente passare attraverso passaggi graduali. Per strutture come la nostra le misure prudenziali sono state prorogate fino al 31 dicembre 2022. Siamo ancora tenuti, quindi, a rispettare norme cautelari e a usare dispositivi di protezione individuale, ma senza che tutto ciò impedisca di essere presenti alla vita ordinaria di familiari e amici. Le misure adottate nei due anni che ci lasciamo alle spalle hanno comportato notevoli sacrifici e impegno per tutti. Siamo infatti consapevoli di quanto la prossimità anche fisica determini qualità di vita e di cura». A suggellare l’allentamento delle restrizioni e inaugurare un periodo, si spera, più sereno, il 13 giugno, alle 15.30 nel teatro dell’Opsa si tiene una grande festa per gli ospiti e i familiari. «Saranno con noi – conclude il direttore – anche i preti novelli ordinati il 28 maggio scorso per celebrare la messa delle ore 9.45. Generalmente i giovani del nostro Seminario vengono a fare un periodo di servizio negli anni di formazione. Tornare da preti per celebrare l’eucaristia ha proprio il sapore di un grazie per il tanto bene ricevuto e donato in questa casa. Celebrare una delle prime messe all’Opsa significa anche essere consapevoli di quanto importante sia farsi carico della fragilità e proiettare il ministero che si è ricevuto in un’ottica di servizio. Del resto, come scriveva don Tonino Bello, l’unico abito sacerdotale di cui parlano i vangeli è il grembiule».

Verranno testati dei nuovi letti, non in commercio

Altra novità all’Opsa, ma che non riguarda i due nuovi padiglioni. Per alcuni mesi testerà una nuova tipologia di letto non ancora commercializzato, realizzato dall’azienda Malvestio. Dispone di una serie di sensori per monitorare costantemente le informazioni sullo stato del letto e la sicurezza del paziente e i parametri vitali in maniera non invasiva. Si prefigge l’obiettivo di agevolare il lavoro di operatori e infermieri, favorendo così la sicurezza dei pazienti e l’organizzazione del lavoro.

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