Progetto "Simbolo" per i giovani. Fondamentale la vicinanza degli adulti

«Due gli aspetti importanti di questo percorso – spiega don Paolo Zaramella – Le linee progettuali, infatti, sono state pensate guardando alla situazione attuale e al futuro prossimo delle nostre comunità cristiane. Cioè uno sguardo sui giovani di oggi e sull’importanza di riappropriazione e personalizzazione del cammino di fede e sul futuro prossimo, perché in un quadro dove la figura del presbitero residente non è scontata è importante riscoprire per gli adulti il loro compito e missione di testimoni della fede. Inoltre comunità dove non ci sono i giovani sono destinate a spegnersi».

Progetto "Simbolo" per i giovani. Fondamentale la vicinanza degli adulti

Il percorso dei giovani di Montegrotto è cominciato con un braccialetto con il simbolo dell’àncora, la Bibbia e un pezzo di un vaso rotto. Ci sono state serate di condivisione, due giorni ad Assisi sul tema della vocazione e della preghiera. Importanti i tre i testimoni adulti che non hanno il compito di gestire gruppi, preparare attività o confezionare proposte, ma di trovare occasioni “da panchina” in cui dialogare con il giovane, per manifestargli un autentico “ti voglio bene, anche a nome della comunità”, e per supportarlo nei passi di approfondimento, esplorazione e crescita. «La figura dell’adulto – racconta Andrea Incannova – è fondamentale. Se voglio avere un confronto, so che il sacerdote è sempre disponibile, fa parte del suo ruolo. Ma alle volte c’è il timore di sentirlo lontano. L’adulto mi dà un riscontro della sua fede nella quotidianità, con gli amici, in famiglia, nel lavoro. Posso sentirlo più vicino».

«Vorrei portare questi giovani a riscoprire una vita in pienezza, nel Signore, quello che ho sperimentato io – controbatte Angela Pistore, adulta testimone, membro del consiglio pastorale, accompagnatrice di giovani e animatori – Ho accolto il loro grido: aiutateci a credere! Nostro compito è metterci accanto a loro, far sentire che ci teniamo, aiutarli a riconoscersi figli amati per come si è. A 20 anni abbiamo sperimentato più o meno tutti un po’ di imbarazzo nell’esprimere con serenità la propria fede, oggi ancora di più. Invece dobbiamo dire loro che non servono grandi discorsi, ma sono le scelte della vita e lo stare al mondo che riveleranno quel “Sì, io credo!”».

Cambio di passo nella pastorale giovanile

«Le linee progettuali segnano un cambio di passo rispetto alla tradizionale pastorale giovanile – sottolinea don Zaramella – Primo per il percorso personalizzato, rispetto a quello cui siamo abituati centrato sul gruppo. Poi per la centralità della fede e per la presenza di un’equipe di adulti. In passato era totalmente delegato al giovane prete». 

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