Rapporto annuale della Chiesa di Padova. "Abbiamo anfore da riempire"

I valori di una scelta Per il settimo anno, la Diocesi pubblica il suo bilancio e guarda al futuro attraverso tre virtù: sobrietà, prudenza e speranza

Rapporto annuale della Chiesa di Padova. "Abbiamo anfore da riempire"

I l bilancio è come una fotografia istantanea scattata in un momento preciso. Possiamo dunque leggere questo Rapporto 2021 proprio come si guarda una fotografia, apprezzando anzitutto l’insieme di quanto ritrae, insieme di situazioni, di numeri ma soprattutto di persone, le persone che fanno le nostre comunità – preti e laici –, gli enti, la Diocesi tutta in cammino con il suo vescovo. In questa foto ci sono dei punti più luminosi e altri meno splendenti e ciascuno può scegliere se soffermarsi sugli uni o sugli altri, speriamo però, senza mai perdere di vista l’insieme che esprime una Chiesa viva e operosa. Qualcuno potrà criticare anche il punto di presa della foto, l’angolatura o la prospettiva, ma ciò che è importante è che si condividano i valori di fondo che hanno guidato e continuano a guidare coloro che hanno scattato la foto, assistiti e “controllati” da chi è fotografo esperto e di lungo corso (i consulenti e l’ente certificatore): gratitudine verso la Provvidenza, responsabilità e competenza, trasparenza, condivisione e collaborazione. Valori e atteggiamenti guida che a poco a poco stanno trasformando il Rendiconto annuale della Diocesi da “bilancio economico” e poi “bilancio economico certificato” a quello che potremmo porci come l’obiettivo per i prossimi anni: il “bilancio sociale” o di missione. Come si fa con l’album di famiglia, è bello e interessante soffermarsi a comparare la foto di quest’anno con quella degli anni precedenti per riscontrare continuità, differenze, avanzamenti o recessioni, ricordare anche gli eventi esterni e contestuali entro cui la Chiesa diocesana ha camminato. La comparazione permetterà di apprezzare con gratitudine il lavoro (enorme) che è stato compiuto in questi anni, scorgere segni tangibili di rinnovamento come anche qualche traccia di affaticamento: nel conto totale vanno contemperate entrambe. Ed è proprio da qui che si può cominciare a pro-gettare, a guardare oltre per correggere sfocature e valorizzare particolari che meritano di essere messi ulteriormente a fuoco. Così la fotografia non resta un blocco-immagine ma acquista dinamicità e vitalità e ci offre alcuni indicatori importanti per il cammino da compiere. Vorrei riassumerli attraverso tre virtù, intendendo per virtù il percorso da seguire per non perdere la rotta, il vestito da indossare per non trovarci fuori posto. Esse sono: la sobrietà, la prudenza e la speranza. E le declino così: sobrietà per non perdere il senso della misura, una misura che deve fare i conti con la realtà e con il possibile nel qui e ora; per valorizzare ciò che si ha senza sprecare. Prudenza per lasciarsi guidare dal “buon senso” del Vangelo che ci ricorda la precarietà di qualsiasi nostra scelta, ma anche la necessità di scegliere con senso di responsabilità e spirito di condivisione. Speranza per ricordarci che a guidare le nostre azioni pastorali dentro le quali si situa anche la gestione dei beni non sono logiche di potere o di profitto, ma dovere di servizio e di cura per i poveri (non solo quelli “economici”). Lasciandoci orientare da questi tre atteggiamenti di fondo, non perderemo la fiducia nel domani e sapremo osare con coraggio, puntando sull’essenziale e riacquistando leggerezza e agilità. Per questo, abbiamo bisogno di prendere sul serio l’invito del Signore: «Riempite di acqua le anfore». Noi le anfore ce le abbiamo ancora e anche di questo ci parla il rendiconto: certo alcune sono screpolate o addirittura rotte e dobbiamo trovare il coraggio di metterle da parte o di cederle a chi le può riparare, ma molte altre sono pronte per essere di nuovo riempite. E noi siamo disponibili a essere quei servi a cui Maria dice «fate tutto quello che vi dirà» e con solerzia obbediamo all’invito del Maestro, riempiendole fino all’orlo, attingendo dalla Fonte viva acqua fresca e limpida, pronta ad essere trasformata da Lui non nello stesso vino di prima, ma in vino nuovo e ancor migliore. E così la festa di nozze potrà continuare.

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