Sant’Agnese torna a rivivere

Abbandonata da decenni, diventerà luogo espositivo aperto a tutti. Ritrovati antichi affreschi forse del Guariento

Sant’Agnese torna a rivivere

Chi passa per via Dante da qualche mese avrà notato un certo fermento attorno all’antica chiesetta di Sant’Agnese, che per gran parte del Novecento fu officina prima di essere definitivamente chiusa. Ebbene, ora tornerà a nuova vita grazie alla Fondazione Alberto Peruzzo, promossa dall’omonimo gruppo industriale, che intende renderla un luogo d’arte e dal libero accesso, valida occasione per valorizzare una via antichissima ma oggi “di passaggio” e con troppe vetrine chiuse. Tanto più ora che vi sono stati scoperti lacerti di affreschi, forse attribuibili al Guariento e motivo certo di richiamo, che verranno lasciati fruibili al pubblico.

La chiesa di Sant’Agnese è di origine molto antica: fu eretta prima del 1202, anno in cui è citata in un documento, e per secoli fu sede parrocchiale. Sorge nei pressi di ponte Molino, zona di mugnai ma anche di prostituzione: la dedicazione a una santa che fu modello di purezza (subì infatti il martirio a 12 anni, avendo già fatto voto di castità) può essere letto come scelta di alto esempio morale.

La struttura della chiesa è medievale ma tra Sei e Settecento fu rialzata. Durante la seconda guerra mondiale la canonica venne parzialmente distrutta; sconsacrata, fu venduta a privati che la trasformarono in un’autofficina; alla fine degli anni Ottanta fu definitivamente abbandonata. Tra le opere d’arte presenti all’interno vi erano i teleri di Francesco Minorello, ora al museo diocesano, un dipinto di Giandomenico Tiepolo ora alla chiesa di San Nicolò e dipinti del Ciriello (secolo XVII). Notevole è il portale della facciata, con una statua della santa titolare attribuita a Gianmaria Mosca (sec. XVI) e stipiti lavorati. Da citare è anche il campanile romanico (sec. XIII) con una bella cupola a cono di mattoni sopra la cella campanaria.

Proprietaria e committente del restauro è la Fondazione Alberto Peruzzo, istituzione non profit sorta nel 2015 per favorire la diffusione dell’arte contemporanea. La fondazione è già stata protagonista di un’altra operazione importante, il recupero del Padiglione Venezia ai Giardini della Biennale, in collaborazione con la Louis Vuitton.

«Otto anni fa – spiega Alberto Peruzzo, presidente della Fondazione – ho avuto l’occasione di acquistare l’ex chiesetta in condizioni di degrado. L’ho fatto dando seguito a quella che è una mia passione, quella di collezionista, anche se mi occupo soprattutto di opere di arte moderna. Il progetto era quello, una volta restaurata, di farne la sede della fondazione, che poi ha invece trovato spazio nel vicino palazzo Rusconi Sacerdoti, già sede della Fondazione Lanza. Lo spazio recuperato in via Dante, chiesa e canonica, lo destineremo invece a sede espositiva e di valorizzazione dell’arte contemporanea, in particolare di giovani».

Molto rilevante, come detto, la scoperta di affreschi trecenteschi staccati nel Settecento e usati nella sopraelevazione del pavimento. Buona parte sono stati recuperati e saranno oggetto di restauro, potrebbero essere del Guariento. «Nostra intenzione – continua Peruzzo – è esporli in un sotterraneo sotto la canonica assieme a lapidi e altri reperti rinvenuti durante il restauro. I lavori hanno portato alla luce anche tracce di un’antica strada romana». Il termine dei lavori è previsto nel corso del 2021.

Vi fu sepolto Gasparo Patriarchi

Tra le sepolture di illustri personaggi padovani del passato ritrovate nella chiesa c’è anche quella di Gasparo Patriarchi, uno studioso che nel 1775 pubblicò lo storico Dizionario veneziano e padovano-toscano.

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