Santa Maria di Non. Alla Madre dal manto di stelle si affidano in tanti

Santa Maria di Non. Festa grande, dal 1° all’11 ottobre, al santuario della Beata Vergine di Tessara. Parrocchiani e pellegrini sono invitati alla recita del rosario, all’adorazione e alla messa. Giungono devoti di tutte le età

Santa Maria di Non. Alla Madre dal manto di stelle si affidano in tanti

Il manto blu notte cosparso di stelle, il Bambino in braccio e lo sguardo rivolto lontano, a indicare ai suoi figli la vita del Cielo. Non c’è famiglia a Santa Maria di Non che non sia legata alla Beata Vergine di Tessara, festeggiata dal 1° all’11 ottobre con varie celebrazioni e l’antica omonima sagra. Non c’è casa che non custodisca un’immagine, un santino, una statuetta di quella che un tempo era invocata dalle mamme come “Madonna del latte”. «Il legame della nostra gente con la Vergine di Tessara è antico e forte, radicato più di quanto ci si possa aspettare – spiega il parroco, don Leonildo Ragazzo – La gente arriva, in auto o in pellegrinaggio, anche da lontano e da fuori provincia per affidarsi, invocarla, chiedere una grazia. Una devozione popolare che si spinge fin dove mai si penserebbe, io per primo sono incredulo. Di recente ho fatto visita a famiglie che non partecipano alla vita parrocchiale, eppure su un mobiletto all’ingresso o sopra una mensola in cucina tenevano una piccola statua della nostra Madonna». Una devozione senza confini, che si estende oltre la Diocesi e la provincia, e “senza età”. «La devozione non è solo degli anziani – prosegue don Ragazzo – Ci sono molti giovani che partecipano alla messa della domenica pomeriggio Via Crucis nell’area dell’Oasi a pochi passi dal Brenta. La Beata Vergine di Tessara viene invocata, ancora oggi come secoli fa, per ottenere delle grazie. Lo scorso 4 settembre è stato battezzato un bambino i cui genitori avevano pregato la Madonna, mesi prima, perché facesse nascere sano quel figlio, non ancora venuto al mondo, a cui era stata diagnosticata una malformazione cerebrale destinata a causarne la morte già nel grembo materno. Il piccolo è nato, ed è nato sano». A custodire il santuario è Dimitri Pastorello, diacono permanente. «La prima volta che vi ho messo piede ero appena un chierichetto. Il legame della nostra gente è profondo, a riassumerlo è una frase che in tanti pronunciano: “Ma tanto noi abbiamo la Madonna!”. Non servono altre parole per dire di quel “noi” che si affida alla Madre dal manto di stelle, sentendosi al sicuro e protetto da preoccupazioni, avversità e persino dalle calamità naturali vista la vicinanza al fiume». Tra gli appuntamenti di preghiera da segnalare c’è la messa di sabato 8 ottobre, alle 19, a cui seguiranno la solenne processione e l’affidamento a Maria.

La devozione mariana risale alla metà del 1400

Il fiume, le risaie e il miracolo di una bambina che torna a camminare. Prima di essere santuario della Beata Vergine
la chiesa, presente già nel 1288 come convento benedettino, la chiesa era intitolata a Sant’Egidio. La devozione mariana risale a metà del 1400: la Madonna appare a una bambina, fisicamente menomata, mentre porta da mangiare al padre, al lavoro nelle risaie del Brenta e la guarisce. «La Vergine la risanò dai suoi mali e le chiese che nella cappella fosse posta una sua immagine, promettendo di esaudire le preghiere di chi in quel luogo l’avesse invocata con fede. La sorpresa, lo stupore, la gioia dei genitori furono indescrivibili e la popolazione indisse grandi festeggiamenti per salutare l’evidente miracolo».

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