Scuola e Coronavirus. La centralità delle relazioni

In tempi di didattica a distanza è stato lo spirito di squadra della comunità scolastica a fare la differenza, ora il cambiamento va costruito

Scuola e Coronavirus. La centralità delle relazioni

La scuola ha continuato ad assicurare, nella pandemia, il suo servizio essenziale di istruzione, ma anche a mantenere vivo il senso di appartenenza alla comunità scolastica, offrendo relazioni che hanno assunto in molti casi la forma della familiarità e della cura. Ora si prepara ad affrontare il momento conclusivo dell’anno scolastico, con importanti novità normative che modificano la valutazione conclusiva e degli esami di fine ciclo (secondaria di primo grado e maturità). Non meno faticose e incerte si presentano le prospettive per il rientro a settembre.

Riflettendo su queste ultime settimane tuttavia, comprendiamo come abbiamo sostenuto le fatiche della didattica a distanza (dad) – coi suoi importanti successi e gli innegabili limiti – soprattutto rispetto al principio di inclusione, grazie a un impegno come comunità scolastica, che ha richiesto cooperazione fra docenti, collaborazione con gli studenti, sostegno delle famiglie. Così abbiamo potuto riproporre condizioni educative e di cura, non solo sostenere la funzione istruttiva. Si è quindi imposto un principio di essenzialità, abbiamo riscoperto il cuore dell’essere scuola nella costruzione comune della conoscenza, attraverso il rapporto educativo e didattico fra studenti e insegnanti, non appesantendo la funzione docente di attenzioni estranee. Da tutte le componenti della comunità scolastica è stato inoltre sottolineato il ruolo di relazioni positive nel contesto didattico per motivare, sostenere, rendere formativo l’apprendimento. È proprio la mancanza di relazioni in presenza che rende faticosa e alla lunga sterile la dad, anche se, in modo integrato con la didattica ordinaria, essa continuerà probabilmente a proporsi per il futuro.

Attorno a queste fondamentali attenzioni andrà costruita una prospettiva di cambiamento, in modo che la scuola possa corrispondere pienamente e con rinnovata visione alla sua fondamentale vocazione. (Rocco Bello, dirigente scolastico liceo classico Tito Livio, Padova)

Tweet again di Giacomo Bevilacqua

Ero sicuro di avere già scritto un tweet sugli esami. Che non finiscono mai ecc. Volevo rivederlo per non ripetere. Ma non l’ho più trovato. Chissà se qualcuno si sarebbe accorto se avessi pubblicato lo stesso testo. Stesso esame, stesso testo. Già, i prof. sono un po’ come ripetenti, perché ripetono agli studenti di anno in anno le stesse cose, più o meno, s’intende. E poi devono ripetere gli esami. Quante volte hai fatto la maturità? Solo gli insegnanti possono rispondere con numeri consistenti. Neppure il più fannullone tra gli studenti, innamorato della scuola senza essere ricambiato, può vantare più di un paio di maturità. Lo dico per dire, perché poi, per chi è stato bocciato, basta uno di esame andato male. E quest’anno? Gli esami al tempo della pandemia? Della didattica on line? L’unica certezza, fino a ieri, sembrava che sarebbero stati esami in presenza. Ma da ieri, si moltiplicano i no e si parla di esami a distanza. O, per dirla altrimenti, in remoto. Passato? Non ancora, ma passeremo anche questo.

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