«Signore, che io veda di nuovo!». L'Ufficio per il catecumenato degli adulti

All’adulto che chiede, per vari motivi, di riprendere la propria storia di fede, la Chiesa dice sì, apre le sue porte e lo accoglie in una comunità che si fa casa. Ma non vanno fatti sconti

«Signore, che io veda di nuovo!». L'Ufficio per il catecumenato degli adulti

«Signore, che io veda di nuovo!», supplica il cieco di Gerico, che aveva gridato perché Gesù interrompesse il proprio
camminare saldo. A miracolo compiuto, Luca aggiunge: «subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio». Ecco cosa dovrebbe succedere quando un adulto riprende la propria storia di fede. C’è chi chiede di poter ricevere la Cresima in vista di un matrimonio, o perché invitato a fare da padrino o madrina. La Chiesa si ritrova di fronte persone che l’avevano abbandonata a volte appena adolescenti. Forse hanno solo fretta di sistemare le cose. Altri tornano con il presagio che camminare insieme a Gesù possa raddrizzare una vita. Non si può sbagliare con loro, anche se le richieste sono spesso estemporanee e i tempi minimi: da tre/quattro mesi prima di un matrimonio a un paio di settimane per le madrine e i padrini. La Chiesa dirà di sì, ma è bene che predisponga per il dopo un tempo lungo di cura mistagogica, fatto anche solo dell’aprire le proprie porte con semplicità, con uno stile coinvolgente spontaneo, nell’abbraccio di una comunità che si fa casa. E, insieme, non vanno fatti sconti. Non si deve aver timore di offrire una visione alta, teologica del cristianesimo: cioè molto “logica”, molto poco ruffiana ed etico-buonista. È questo il motore che fa riaprire gli occhi al cieco. Chi si riavvicina è bene sia investito dalla percezione che il cristianesimo è immenso, che il Vangelo è potentissimo.

Ufficio per il catecumenato degli adulti

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