Sinodo diocesano, ottavo tema: la figura del presbitero. Da leader a squadra

L’ottavo tema del Sinodo diocesano è sulla figura del presbitero: la contrazione delle vocazioni richiede un cambio di prospettiva

Sinodo diocesano, ottavo tema: la figura del presbitero. Da leader a squadra

Il tema relativo ai presbiteri riveste particolare interesse tra quelli individuati nel percorso sinodale poiché la figura del parroco continua a essere il perno attorno alla quale ruota la vita delle comunità. Considerata la diminuzione di vocazioni sacerdotali degli ultimi anni, in molti si interrogano sull’opportunità di valutare nuove tipologie di leadership condivisa tra ordinati e laici, in modo da far fronte sì a questioni operative e organizzative ma, soprattutto, per valorizzare il “noi ecclesiale”. «La contrazione numerica del clero sta mettendo in forte crisi il modello lateranense-tridentino di Chiesa polarizzata attorno alla figura del pastore – spiega don Livio Tonello, direttore dell’Istituto di scienze religiose di Padova – in questo contesto non è sufficiente riorganizzare i servizi religiosi, ma vanno ripensate contestualmente l’identità e le funzioni dei presbiteri. Qualcosa è già stato fatto con l’apertura dei ministeri del lettorato e dell’accolitato alle donne e con l’istituzione del ministero di catechista; sono figure che, se bene intese e ben formate, potranno alleggerire di molto il compito liturgico-evangelizzatore dei preti. Non dimentichiamo poi la presenza e l’apporto dei diaconi permanenti, dei consacrati/ consacrate, e alla novità ancora germinale di famiglie, anche di tipo allargato, che abitano spazi parrocchiali condividendo nella testimonianza e nel servizio la vita della comunità».

Le tre identità del ministero ordinato
Secondo don Livio Tonello, le sfide odierne del ministero ordinato richiedono tre tipi di identità: relazionale, comunionale e sinodale. «La prima caratteristica, l’identità relazionale, fa riferimento sia allo stile con il quale dare attuazione al ministero pastorale, che dev’essere di prossimità e di sensibilità umana e spirituale, che alla modalità di intenderne l’esercizio. Ciò che compone nel profondo la comunità dei battezzati è la rete di relazioni, l’evento sacramentale della presenza del Risorto si realizza come presenza fraterna di sorelle e fratelli che si vogliono bene». L’altra determinazione del ministero del presbitero, quella comunionale, si riferisce alla realizzazione di una comunione che va estesa anzitutto alle parrocchie vicine, nell’intento di creare una pastorale unitaria, ma che è intesa anche come collaborazione tra colleghi presbiteri. «L’esperienza di fraternità aiuta sia la vita spirituale che l’esercizio del ministero, anche come prevenzione della solitudine e del burnout; la figura del parroco potrà essere unica come responsabilità giuridica, ma il servizio pastorale dovrà essere in sinergia con altri presbiteri: preti anziani e ritirati, preti residenti, collaboratori festivi... meglio se condividendo ambienti comuni, come ad esempio la canonica». La terza dimensione, quella sinodale, si traduce in capacità di progettualità e coinvolgimento, in un cammino pastorale convergente. «La riduzione del clero porterà inevitabilmente a superare l’asse individuale e verticistico parroco-parrocchia, a favore dell’asse comunitario équipe-zone pastorali. Sono due gli elementi della conduzione da ripensare: l’esercizio della leadership e quello della partnership. La prima chiede di uscire dalle logiche gerarchiche e autoritarie che caratterizzano ancora la modalità di esercitare il “potere”, la seconda di intendere l’esercizio della conduzione di una comunità nella forma partecipata. La partecipazione dei fedeli integra con competenze e carismi il ministero del parroco, è solo l’insieme di tutti, infatti, che gode dei doni dello Spirito grazie ai quali la Chiesa trasmette agli uomini le ricchezze del Vangelo». Don Giovanni Molon, padre spirituale di giovani seminaristi all’interno del Seminario padovano, pone, dal canto suo, l’accento sul tema della vocazione. «Oggigiorno è sotto gli occhi di tutti il calo dei giovani che si sentono chiamati a entrare in seminario – argomenta – il problema vocazionale, però, non riguarda solo i religiosi, ma anche altre vocazioni come ad esempio quella al matrimonio. Parlerei quindi di una vocazione generale dei battezzati venuta meno, viviamo senza porci più la domanda: “Che cosa Dio vuole da noi?”. Prima, dunque, di pensare a ricette specifiche per far crescere il numero dei sacerdoti, è necessario interrogarsi su come recuperare, in modo ampio, una “mentalità vocazionale”. Credo sia indispensabile inoltre, come ci ricorda san Paolo, riconoscere e stimare reciprocamente tutte le vocazioni, ognuna con la sua dignità».

Il valore di ogni vocazione
Nel riscoprire il valore di ciascuna vocazione, il sacerdote ha un ruolo di rilievo. «Negli anni questo aspetto è stato forse un po’ trascurato, a causa delle complessità gestionali che hanno via via coinvolto sempre più le comunità parrocchiali, sottraendo tempo ai presbiteri per curare le relazioni – prosegue don Molon – le vocazioni vanno accompagnate e il ministero dei presbiteri prevede, tra gli altri, proprio questo compito; è importante che i preti ritrovino il ruolo di accompagnatori». Il tema delle vocazioni è evidenziato anche da Lara Ninello, 45 anni, presidente vicariale di Ac a Este. «La vita cristiana è vocazionale e riguarda tutti, preti e laici – afferma – credo che ognuno di noi sia chiamato a staccarsi da alcuni stereotipi che guardano al passato: i laici devono smettere di essere attendisti nei confronti dei sacerdoti, mentre i sacerdoti devono sforzarsi di condividere compiti e decisioni». Ninello riflette su tre coppie di parole-chiave che, sostiene, possono aiutare a ridefinire le relazioni parroci-laici. «Alleanza-familiarità, dove
per alleanza intendo porre le basi per una fiducia reciproca, dirci qual è la nostra mèta; mentre per familiarità intendo coltivare momenti occasionali di semplicità, vita familiare e preghiera vissuta in modo diverso rispetto alle celebrazioni. Confronto-condivisione come occasioni di incontro tra persone, al di fuori di quanto avviene negli organismi di comunione, ritrovi non legati alle cose da fare, bensì al confronto sincero tra vocazioni diverse, che diventino ricchezza per tutti. Infine, progettazione/lungimiranza per una progettazione educativa che guardi lontano e contempli un pensare insieme, definendo obiettivi, tempi, verifiche… per una condivisione di responsabilità. Questa attività può coinvolgere anche figure professionali e sarebbe di grande aiuto per i parroci». «L’organizzazione all’interno di una parrocchia è importante ma prima di tutto serve entusiasmo e attrattività – conclude Margherita Zotti, biologa 61enne, responsabile in commissione preparatoria del gruppo che ha predisposto il tema sul volto delle parrocchie, nonché membro dell’Assemblea sinodale – Abbiamo bisogno di riscoprire il fascino della vita cristiana e il desiderio di portare Cristo agli altri; prima di tutto serve amore e misericordia, bellezza in ciò che facciamo. Penso, poi, che i laici debbano coinvolgere di più il parroco, come uomo, costruendo con lui rapporti d’amicizia. Per me il sacerdote non rappresenta un ruolo, una professione: è un uomo scelto da Dio che risponde alla sua vocazione e che, consacrando il pane nell’Eucarestia e rimettendo i peccati, sostiene la mia fede e la mia speranza. Anch’io penso che bisognerà ripensare all’organizzazione delle parrocchie con figure deputate alla gestione, che sollevino il parroco, e strutturare le gestioni economiche perché mettano in comune più realtà per un aiuto reciproco e un sostegno di tutte le necessità materiali e di carità. Una migliore organizzazione delle parrocchie potrà permettere ai sacerdoti di essere, innanzitutto, evangelizzatori».

Il prossimo tema “Il volto delle parrocchie”

Prosegue sulla Difesa il percorso sui 14 temi individuati dalla Commissione sinodale, oggetto di riflessione nei prossimi mesi all’interno delle comunità parrocchiali; il prossimo tema affronterà “Il volto delle parrocchie”.

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