Sinodo, il terzo tema. In cerca di luoghi e maestri che aiutino a fare silenzio

Terzo tema. Tre voci aiutano a riflettere su “Il bisogno di spiritualità: una ricerca vitale”: Michele Visentin (docente di psicologia e pedagogia), don Federico Giacomin (Villa Immacolata) e padre Flaviano Gusella (santuario di San Leopoldo)

Sinodo, il terzo tema. In cerca di luoghi e maestri che aiutino a fare silenzio

Spiritualità: chi non la ricerca oggi, in un tempo di precarietà, in cui tante sicurezze sembrano venir meno? Sono diverse le esperienze che l’essere umano può sperimentare per cercare di dare un senso all’esistenza, per carpirne il fine ultimo; l’esperienza della fede cristiana è una di queste, ma non l’unica. «Ogni tipologia di spiritualità ha una sua specificità e l’una non dev’essere considerata migliore dell’altra – argomenta Michele Visentin, insegnante di psicologia allo Iusve e in una scuola superiore, di pedagogia alla Facoltà teologica del Triveneto, e membro della Commissione preparatoria che ha individuato i 14 temi sinodali – Vorremmo che si riflettesse sul fatto che ci sono più modi e forme di vivere la spiritualità, la ricerca continua di qualcosa che ci manca, un bisogno che non viene colmato. La spiritualità cristiana riconosce la dipendenza da qualcun Altro, ha la consapevolezza che c’è qualcosa che non esaurisce il tutto; la sua peculiarità è l’invocazione». Ogni ricerca di senso dunque, secondo il prof. Visentin, va considerata dal cristiano come legittima. Nell’esperienza spirituale cristiana, per aprirsi all’incontro con lo Sconosciuto, è richiesto di fare silenzio, mettersi in ascolto. «Ci vogliono dei luoghi per farlo – prosegue il docente – luoghi dove ci sia una predisposizione all’ascolto, che però non devono farci uscire  dal mondo perché, al contrario, la nostra fede ci chiede di vivere nel mondo. Le comunità cristiane potrebbero offrire spazi dove le persone entrino in contatto fra loro, dove si possa recuperare il valore del silenzio che convoca a portare fuori da se stessi. I giovani, in particolare, sono attratti dai luoghi dove non vi sia un atteggiamento giudicante e dove nessuno li costringa a essere diversi da ciò che sono». Nelle comunità cristiane, ma non solo, si possono incontrare guide, sacerdoti e laici, che aiutano le persone a fare esperienza spirituale.

«Oggi può essere maestro chi ha già fatto l’esperienza spirituale e divenire un attrattore – conclude Visentin – Secondo me sono maestri coloro i quali sono in grado di fare grande silenzio; è un tempo in cui le nostre parole stanno coprendo l’essenziale. È necessario che qualcuno ci mostri che la Parola che ci parla è silenziosa; questo vale, ancora una volta, per i giovani alla ricerca di adulti che riducano le parole e le rendano più significanti». Ci sono momenti nella vita di ognuno, momenti topici, in cui il bisogno di spiritualità si fa più pregnante: la morte di una persona cara, la nascita di un bambino, le esperienze di amore, malattia, abbandono, sono solo alcuni istanti che riportano l’uomo alle domande fondamentali dell’esistenza. «Ricordo quando è morta mia madre – racconta don Federico Giacomin, direttore della casa di spiritualità Villa Immacolata – ero lì presente quando ha emesso l’ultimo respiro; in quell’attimo mi sono reso conto che mia mamma non c’era più, il suo corpo sì, ma non lei. Corpo e spiritualità sono un tutt’uno, non c’è contrapposizione, anche se io posso continuare a essere in rapporto con mia madre. Il bisogno di spiritualità ha a che fare con il bisogno di senso, è necessario per combattere le paure; ogni volta che ci avviciniamo al limite della morte, siamo richiamati al senso della nostra vita, del nostro respiro. Il respiro a volte ci manca, ci viene a mancare lo Spirito Santo, lo spirito che non sai da dove viene e non sai dove va...». «Per i cristiani – continua don Giacomin – la spiritualità è Cristo che viene in noi. Per quanto riguarda il rapporto con altre religioni o filosofie, riprendendo il Concilio Vaticano II, credo che la Chiesa non debba rigettare nulla di quanto è vero e santo, quindi anche tutte le filosofie che riflettono il bene e la luce; lo sostenevano anche i Padri della Chiesa: i semi del Verbo sono sparsi un po’ ovunque. Credo che l’approccio migliore sia essere curiosi, studiare le altre religioni per conoscere meglio la nostra. Oggi, per esempio, sono molto in voga pratiche come lo yoga, la meditazione orientale, la mindfulness, ma quanti conoscono veramente la pratica della meditazione cristiana?». Come per Michele Visentin, anche per don Giacomin è richiesto fare silenzio per vivere l’esperienza spirituale, per andare alla sorgente, ma il silenzio deve essere accompagnato.

«Dobbiamo ricordare che c’è lo Spirito buono ma siamo abitati anche da spiriti che cercano la sorgente per inquinarla – prosegue – in questi casi non è bene rimanere in silenzio da soli, è necessario essere guidati e saper discernere. Il primo spazio di accesso al silenzio è l’umiltà, il riconoscimento di non essere noi gli artefici di tutto; umiltà che si traduce in confessione dei peccati. Poi, la ricerca della natura, per esempio, può riportarci in contatto con ciò che è più grande di noi; dico natura ma potrebbe essere anche una stanza, una chiesa, un luogo dove il respiro, dunque la spiritualità, ci faccia sentire dentro un’unica armonia. A Villa Immacolata proponiamo ogni anno un itinerario sul silenzio in rapporto alla Parola; chi viene, si abbevera, fa esperienza di silenzio, di pace del cuore; le persone tornano a casa rifiorite. Certo, a volte c’è un po’ di resistenza a partecipare alle nostre proposte, c’è mancanza di tempo e anche un po’ di paura: tutti però avvertiamo il mistero e la profondità di queste esperienze». Se chi frequenta Villa Immacolata è quasi sempre già dentro un percorso di vita cristiana, diverso è per chi si avvicina a un altro luogo spirituale della nostra Diocesi: il santuario di San Leopoldo Mandić. «I santuari sono luoghi privilegiati che stanno tornando a essere frequentati nel post pandemia – afferma il rettore, padre Flaviano Gusella – C’è bisogno di questi posti, non come alternativa alle parrocchie bensì a fianco di esse; sono perciò strumenti preziosi di avvicinamento alla fede, luoghi in cui le persone ritornano. Il papa ha evidenziato come il santuario sia associabile a un “ospedale da campo”, un luogo dove chiedere una cura efficace per ritornare alla vita ricaricati. Qui le persone cercano soprattutto misericordia e riconciliazione: misericordia, perché si sentono toccati con mano, durante la confessione, dall’infinita bontà di Dio; riconciliazione, grazie a un tratto accogliente, a una capacità di empatia che fa parte da sempre di questo luogo, in cui si sconta il carisma di san Francesco ripreso poi da san Leopoldo. Credo molto, anche all’interno del percorso sinodale, alla forza della riconciliazione: sono necessari operatori di pace, persone che creino ponti. Padre Leopoldo ha dedicato la vita a questi aspetti, all’ecumenismo sia tra le Chiese cristiane che all’interno della stessa Chiesa».

25 settembre, Giornata diocesana del Creato

È già da segnare in agenda la data della Giornata diocesana del Creato: domenica 25 settembre a Caltrano. I vescovi italiani hanno predisposto il messaggio per la Giornata nazionale (1° settembre) e per il tempo del Creato (1° settembre-4 ottobre) sul tema “Prese il pane, rese grazie (Lc 22, 19)”. Per informazioni: pastoralesociale.diocesipadova.it

Una mostra itinerante e un sito divulgativo

Una mostra itinerante – da esporre durante la sagra parrocchiale, perché no? – e un sito per approfondire la relazione secolare tra Chiesa di Padova e Università in occasione degli 800 anni dalla sua fondazione (1222-2022). L’iniziativa, promossa dall’ufficio diocesano di Pastorale della cultura e dell’università, è stata curata dal collegio universitario Gregorianum. La mostra presenta un itinerario cronologico con finestre essenziali su persone ed eventi; il sito web – chiesaeuniversita.it – offre una serie di approfondimenti tematici su questioni e dimensioni particolari e sulle loro trasformazioni avvenute nel corso dei secoli. Il progetto “La Chiesa di Padova negli 800 anni dell’Università” muove dalla considerazione che la storia delle relazioni tra Chiesa e Università sia di fatto poco conosciuta. In realtà, il pensiero cristiano ha attraversato e caratterizzato profondamente lo sviluppo della conoscenza e dei modi della sua categorizzazione e divulgazione sin dagli esordi della istituzione universitaria, non solo a livello padovano o nazionale ma internazionale. Ricostruire il racconto di questa avventura profondamente umana dello spirito e della conoscenza, in cui non mancano certamente anche i momenti critici, costituisce un obiettivo importante e significativo per credenti e non credenti, proprio in occasione delle celebrazioni dell’Ateneo della nostra città. La mostra è composta da un pannello con le informazioni dell’iniziativa; un roll-up introduttivo con una linea del tempo degli 800 anni; otto pannelli verticali, 100 per 140 centimetri stampati su un solo lato (con 18 mezzelune di supporto per rendere i pannelli autoportanti); un pieghevole illustrativo cartaceo in numero di copie da concordare ogni volta. La mostra può essere richiesta da parrocchie, associazioni, enti e istituzioni, biblioteche, musei, residenze e strutture di comunità, scuole. Il
ritiro del materiale – al collegio Gregorianum, via Proust 10 a Padova (zona Forcellini, Padova Est) – e l’allestimento, del quale va concordata la durata, sono a carico del richiedente. Sul sito chiesaeuniversita.it si possono individuare le date disponibili e prenotare la mostra. Informazioni: segreteria@gregorianum.it

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