Sinodo. “Evangelizzazione e cultura. Un arricchimento reciproco”. Con don Giorgio Bezze e il prof. Alberto Lanzavecchia

Primo tema. Con don Giorgio Bezze e il prof. Alberto Lanzavecchia si riflette su “Evangelizzazione e cultura. Un arricchimento reciproco”

Sinodo. “Evangelizzazione e cultura. Un arricchimento reciproco”. Con don Giorgio Bezze e il prof. Alberto Lanzavecchia

Con questo numero della Difesa inizia l’approfondimento dei singoli temi sinodali individuati dalla Commissione preparatoria, 14 in tutto, che nei prossimi mesi verranno sviluppati dai Gruppi di discernimento sinodale. Con queste pagine non si ha la pretesa di fornire alcuna risposta, bensì di contribuire, anche con domande e dubbi, a una riflessione generale. Prendiamo dunque in considerazione il primo tema che, insieme ad altri tre, fa parte delle Dimensioni trasversali: “Evangelizzazione e cultura. Un arricchimento reciproco”. Sul sito dedicato al Sinodo – sinodo.diocesipadova.it – è possibile leggere alcune note riportate dalla Segreteria relative a questo tema (e anche agli altri tredici). Viene sottolineato, in particolare, come la Chiesa non sia più punto di riferimento centrale per la vita delle persone verso le quali si pone con schemi tradizionali, non innovativi. D’altro canto, nei confronti della Chiesa, si registra un sentimento di aspettativa più che di sfiducia, una richiesta di amicizia cristiana proveniente da diversi ambiti sociali (scuola, università, lavoro, impresa...).

“Cultura”, che cosa si intende
Tornando al tema in evidenza, viene da chiedersi innanzitutto quale accezione sia da attribuire al termine “cultura”. «Credo che per cultura si possa intendere tutto ciò che concorre alla formazione dell’individuo e penso che la cultura, oggi, passi attraverso molteplici linguaggi» afferma don Giorgio Bezze, direttore dell’ufficio di pastorale della cultura e dell’Università. «Cultura rimanda al modo di fare, di vivere di un popolo e, soprattutto, a ciò che è in grado di lasciare per il futuro, alle successive generazioni» il pensiero, invece, del prof. Alberto Lanzavecchia, docente di finanza sostenibile all’Università di Padova nei corsi di laurea magistrale in Diritti umani, in Sviluppo sostenibile e Cambiamenti climatici e in Economia, nonché coordinatore della Scuola di dottorato in diritti umani.

Cultura del consumo
«Analizzando il contesto odierno – prosegue Lanzavecchia – sia le scienze sociali che quelle naturali ritengono che il modo di vivere dell’uomo sia insostenibile, indirizzato verso un conseguente peggioramento, e violi sistematicamente l’articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. Molti autori, scienziati e filosofi parlano di questa tragedia, compreso il papa. La cultura che ci caratterizza oggi è (ancora) una cultura del consumo, quella dell’essere in base a ciò che si possiede, dell’apparire, senza alcuna preoccupazione sugli effetti delle nostre decisioni. È una cultura del possesso e del mercato, la stessa che ha caratterizzato gli anni successivi al boom economico. Oggi però si è creata una frattura, uno scollamento, soprattutto nei giovani che non si riconoscono in questa cultura e vivono un conflitto più marcato rispetto alle generazioni adulte».

L’armonia con il creato
Secondo il docente, in passato, i giovani avrebbero incanalato le energie di cambiamento nella politica, ma oggi ciò non avviene perché la politica è spesso al servizio dei mercati, e il mercato è scollegato dalle giovani generazioni. I messaggi contenuti nei libri della Bibbia, d’altro canto, sembrano non sottolineare abbastanza questi temi e il necessario rispetto del Creato, o forse la Chiesa dovrebbe veicolarli meglio, aiutando le persone a ritrovare un legame, un’armonia con il tutto: tra gli uomini, ma anche con la natura. Indubbiamente papa Francesco, con la Laudato si’, è arrivato al cuore di molti. «L’enciclica parla di sfruttamento della natura e cambiamenti climatici, ma soprattutto di come questi abbiano un effetto sulle disuguaglianze sociali – commenta don Bezze – Nel testo, scritto con linguaggio semplice e accessibile a tutti, ci sono passaggi molto interessanti che affrontano questioni pratiche: pensiamo ad esempio agli effetti di una realtà costruttiva forsennata, ai grandi condomini o grattacieli e di come questo impatti sulla vita delle persone, disumanizzandola. Il concetto di “cultura dello scarto” è ripreso spesso dal papa, va rimesso al centro il messaggio biblico del rispetto per ogni fratello...».

Evangelizzazione e linguaggi della cultura
Don Giorgio Bezze ha una lunga esperienza nella pastorale giovanile e ha lavorato molto sull’annuncio del Vangelo alle giovani generazioni. «La presenza di Dio c’è già nel mondo, la Chiesa deve accoglierla, riconoscerla, più che volerla portare – continua – È vero che la Chiesa è chiamata a evangelizzare, ma deve essa stessa farsi evangelizzare dal mondo dove sono già presenti il bene, il buono, il bello; credo che la Chiesa debba mettersi in ascolto e agire secondo l’Evangelii Gaudium che parla di Vangelo come proposta, non imposizione. Oggi è necessario inoltre, apprendere linguaggi nuovi, più vicini alle donne e agli uomini dei nostri tempi; in questo possono venirci in aiuto i linguaggi della scienza, dell’arte, della letteratura e della musica. Credo in una Chiesa aperta, in spazi di dialogo con il mondo della cultura».

Evangelizzare... non solo in parrocchia
Al Centro universitario padovano alcune iniziative di dialogo tra cultura e messaggio evangelico sono state messe in atto nei giovedì di preparazione alla Pasqua, con un’iniziativa che ha coinvolto gli allievi del conservatorio Pollini e quelli dell’accademia del Teatro Stabile del Veneto. Sono state proposte musiche e racconti, con messinscena di alcuni brani del libro dell’Esodo. È stata un’occasione che ha coinvolto un’ottantina di persone che hanno ascoltato brani della Parola di Dio in una modalità diversa, persone che, magari, non partecipano abitualmente alla messa. «Poco tempo fa, parlando con una docente di alcune attività da organizzare per il prossimo anno – prosegue don Giorgio Bezze, che è direttore del Centro universitario di via Zabarella – lei ha puntualizzato: “Prima del ‘cosa’, pensiamo al ‘come’: è importante che lo si faccia in modo laico, senza obblighi e riti”. Questo per dire quanto sia necessario pensare a modi nuovi di evangelizzare, e le parrocchie, pur restando luoghi prediletti per coltivare la fede, non sono i soli dove incontrare Cristo. Le nostre aule studio, per esempio, sono frequentate da molti studenti fuori sede, ma anche da padovani, giovani che non frequentano la parrocchia; anche questo, quindi, può essere un luogo di evangelizzazione dove provare a fare alcune proposte, con uno stile diverso».

Una nuova cultura della “cura”
Vangelo e cultura possono quindi incontrarsi in molti ambiti di dialogo e contribuire, secondo il prof. Lanzavecchia, a creare una nuova armonia. «Alexander Langer, politico ambientalista che negli anni Novanta aveva già intuito che il sistema dei consumi sarebbe stato distruttivo – sottolinea il docente – nel suo scritto L’intuizione dell’austerità sottolinea la necessità di riscoprire, a scapito della logica del denaro, le relazioni, la comunità, il nostro vicino; la bellezza, in sostanza, del prendersi cura di tutto, delle persone e del Creato. Ecco, la Chiesa può aiutarci a capire come fare a riallacciare queste relazioni».

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