Taggì di Sopra e Taggì di Sotto. Sostegno sociale parrocchiale. Per gli altri noi ci siamo

Un messaggio di gioia, una candela che porta speranza e luce. Nelle parrocchie di Taggì di Sopra e Taggì di Sotto si parte dal buon vicinato per mettere in pratica il sostegno sociale parrocchiale. La generosità è già stata collaudata nei mesi del lockdown primaverile. Le comunità sono pronte a dare una mano e hanno risposto in maniera positiva alle sollecitazioni della Diocesi.

Taggì di Sopra e Taggì di Sotto. Sostegno sociale parrocchiale. Per gli altri noi ci siamo

È stata accolta in maniera molto positiva la proposta diocesana del Sostegno sociale parrocchiale a Taggì di Sopra e Taggì di Sotto. «Il primo approccio all’iniziativa è stato “conoscitivo” – spiega don Paolo Pegoraro, il parroco – Abbiamo letto il testo della proposta, ci siamo confrontati con il consiglio pastorale e con quello della gestione economica. Positivamente è stata accolta anche la provocazione di impegnarsi a raccogliere una somma pari a quella assegnata dalla Diocesi. Gli obiettivi però che ci siamo dati, nel mettere in atto l’iniziativa, sono di coinvolgere persone nuove, chi in comunità non ha impegni o non svolge già dei servizi e di sensibilizzare gruppi diversi della parrocchia. Ogni mese quindi c'è una colletta o la vendita di qualcosa fatto dal gruppo genitori o da quelli dell’iniziazione cristiana, o dagli animatori perché il progetto non deve rimanere dentro a un singolo gruppo, ma essere di tutta la comunità».

Le attività di sensibilizzazione sono appena partite e ufficialmente la proposta viene lanciata domenica a messa, ma diverse sono già le idee in cantiere per coinvolgere la comunità. «Iniziamo con un messaggio colorato di gioia da portare nelle case – sottolinea il parroco – per far sapere che nessuno viene lasciato solo. Chi viene a messa potrà poi consegnarlo ai vicini della propria via». Si parte quindi dal buon vicinato, inteso come stile di relazioni comunitarie in cui al centro ci sono le persone e il valore della fraternità.

La generosità invece è già stata sperimentata: da marzo infatti la comunità ha donato 6.500 euro, attraverso diversi canali, che sono stati poi distribuiti alle famiglie in difficoltà. «Abbiamo toccato con mano che c’è una Provvidenza – afferma don Pegoraro – le persone si aiutano volentieri. Per tutto il periodo dell’Avvento proponiamo ogni settimana un impegno concreto di buon vicinato perché i problemi non sono solo economici, ma anche relazionali. Ad esempio una domenica ogni nucleo familiare si procura una candela da portare poi a un vicino di casa con un messaggio positivo, di luce e speranza». Piccole cose, cui la comunità risponde. Nessuna azione eccezionale, ma piccoli gesti che possono sostenere, incoraggiare e promuovere il benessere dell’altro. «Le difficoltà si percepiscono – afferma il parroco – ci sono molti stranieri che lavoravano in alberghi di lusso, ma anche famiglie che non hanno aiuti da parenti. I veneti fanno molta fatica a chiedere aiuto. Dicono che non vogliono la carità. Ma questo “orgoglio” spesso è problematico, dobbiamo scovare i disagi con delicatezza, avvicinarli in punta di piedi. Anche alla scuola dell’infanzia ci sono situazioni di sofferenza nel pagare la retta. Il messaggio che diamo a tutti è che noi ci siamo, al centro c’è il bambino e un aiuto lo si trova. Il Sostegno sociale infatti andrà anche a beneficio di queste situazioni».

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