Thailandia. Camminando verso la Pasqua. Al telefono con don Bruno Rossi da Chae Hom

Si apre la Settimana santa e nelle 28 cappelle della vastissima parrocchia di Chae Hom ci si prepara a celebrare, a rotazione, i riti che conducono alla Pasqua. «Anche se qui non è così automatico passare dal Venerdì santo alla Resurrezione»

Thailandia. Camminando verso la Pasqua. Al telefono con don Bruno Rossi da Chae Hom

Avere notizie dai missionari diocesani, per i giornalisti della Difesa del popolo, fino a pochi decenni fa era materia di lunghi carteggi e di lettere che arrivavano dopo mesi. Adesso basta uno smartphone e WhatsApp per parlare con la Thailandia.

Ci risponde don Bruno Rossi, nativo di Fosse di Enego, 52 anni, in missione da venti. Per noi è l’una di notte, lui ha appena celebrato la prima messa del mattino a Chae Hom, nel centro “Regina della Pace”, che ospita lo studentato per i ragazzi dei villaggi sparsi tra i monti.

La conversazione non può che partire dall’argomento pandemia, che in Thailandia si vede solo in televisione: «Siamo stati fortunati – osserva – forse per i fattori climatici, o per l’abitudine della gente a mantenere le distanze, in tutto il Paese ci sono stati meno di cento morti». 89, per l’esattezza, dati Oms. Ma non si cala la guardia. E così quest’anno, nella Veglia pasquale, cuore della Settimana santa, non verranno celebrati i sacramenti dell’iniziazione cristiana: già nel 2020, con il primo lockdown, i sacramenti vennero spostati al mese di settembre, presieduti dal vescovo di Chiang Mai. Alcuni catecumeni sono già stati battezzati a settembre, gli altri attenderanno il 2022.

Resta però la Settimana santa, celebrata nei suoi riti a rotazione in una delle 28 cappelle che compongono la vastissima parrocchia. E qui il missionario incontra le sfide dell’inculturazione della fede, sia tra gli animisti della montagna – i più facili da raggiungere – sia tra i buddisti del Sud: «In Thailandia la Quaresima è un momento forte, tanto che c’è anche una Quaresima buddista. Ma se per noi la Pasqua è incentrata sulla Resurrezione, segno caratteristico del cristianesimo, in Thailandia non è così automatico passare dal Venerdì Santo alla festa della Pasqua».

Se il Natale, con le lucine colorate del modello consumistico e con l’immagine di un lieto evento è già più comprensibile, la Passione, la morte e la Resurrezione di Cristo diventano davvero quello “scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” di cui scrive san Paolo ai Corinzi. «Quando i primi missionari appendevano il crocifisso alle pareti, i locali dicevano: “Ma davvero adorate quel morto appeso sul legno?”. Nell’ottica thailandese un Dio che muore non è visto come un vincitore».

E così il Vangelo ha camminato sulle gambe dei missionari: «Il contatto con la gente, la preghiera nelle case ricordava molto gli Atti degli Apostoli. Prima che costruissero le strade in questi ultimi vent’anni si andava a piedi, di villaggio in villaggio, lungo i sentieri». E con il tempo ci si abitua a un Dio che muore e risorge. E risorge con loro: «La mentalità thailandese riconosce la spiritualità – conclude don Bruno Rossi – E nella quotidianità vedono un Dio presente, che li libera dal male, dall’influenza degli spiriti e Celebrazione della cresima (pre Covid) a Chae Hom. dalle loro paure».

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