Thailandia. Mons. Pellegrini: «In Asia per non chiuderci in noi stessi». Uno dei pochi casi di missione interdiocesana in Italia

Il vescovo di Concordia-Pordenone Giuseppe Pellegrini è referente della pastorale missionaria della Conferenza episcopale triveneta e dunque anche per la missione Tailandese, la missione fidei donum insieme alla coppia di laici Beppe e Anita Magri di Verona.

Thailandia. Mons. Pellegrini: «In Asia per non chiuderci in noi stessi». Uno dei pochi casi di missione interdiocesana in Italia

La missione fidei donum interdiocesana in Thailandia è l’unica in Italia ed è un caso  unico. «L’esperienza missionaria triveneta in Thailandia - spiega mons. Pellegrini - è nata dal fatto che più di una diocesi vede sempre meno i propri fidei donum presenti in territori missionari. Oltre a questo la scelta è un’opportunità, per il significato di comunione e fraternità che esprime».

Qual è il significato di essere in Thailandia?

«Abbiamo sempre creduto al significato di una presenza missionaria in Asia sia per il contatto con culture diverse e con una tradizione spirituale come il buddismo, sia perché questo, per noi cattolici, è anche un aspetto costitutivo del nostro essere chiesa: Gesù ci ha mandato a portare il Vangelo in tutto il mondo». 

Cosa rappresenta l'Asia oggi?

«L’Asia è la sfida per il mondo e per la chiesa stessa: metà della popolazione mondiale vive lì. È uno dei continenti con minor percentuale di cristiani. Essere in Thailandia è il segno di una chiesa che si mette in ascolto delle  varie tradizioni culturali e religiose. È un segno forte di evangelizzazione, perché questa è "un’attività del cuore" e fa sì che tanti si chiedano: “Ma perché si comportano così?”, con l’opportunità di un annuncio esplicito di Gesù anche con queste popolazioni».

Cosa porta alle nostre chiese del Triveneto questa esperienza?

«Il dono è prima di tutto spirituale: ci aiuta a non chiuderci in noi stessi e a pensare sempre a un mondo senza barriere. Sapere che abbiamo dei nostri preti diocesani al servizio nelle realtà più disparate, con una popolazione particolare (buddista) è un segno di apertura di cuore e di mente. L’incontro con le giovani chiese, poi, ci dà una forza e speranza, e ci fa essere una chiesa non è preoccupata solo di se stessa, e  attenta ai segni dello Spirito e che ci aiuta a essere più cristiani e più credenti.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)