Torniamo a vivere la Messa: il popolo torna a celebrare nella domenica dell’Ascensione di Gesù

Il popolo torna a celebrare nella domenica dell’Ascensione di Gesù. Sabato 23 maggio le campane squarciano il “silenzio liturgico” lungo tre mesi. Il decreto Martedì 12 maggio il vescovo Claudio ha reso note le prescrizioni che le parrocchie osservano per riprendere la celebrazione dell’eucaristia con i fedeli

Torniamo a vivere la Messa: il popolo torna a celebrare nella domenica dell’Ascensione di Gesù

Sono le campane a festa, alle 16 di sabato 23 maggio, a squarciare il “silenzio liturgico” nel quale la Chiesa è immersa da ormai tre mesi. Dopo la ripresa delle messe feriali di lunedì scorso, nella domenica dell’Ascensione il popolo di Dio torna a celebrare con i propri preti, archiviando così la rigida fase 1 dell’emergenza Covid-19. Nulla è come prima, lo abbiamo visto nelle immagini delle prime messe celebrate a Padova e in tutta Italia. L’attenzione nel preservare la salute dei cristiani si è tradotta nel protocollo che la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Presidenza della Cei hanno siglato il 7 maggio e declinata per la nostra Diocesi nel decreto firmato dal vescovo Claudio Cipolla martedì 12.

Il punto su cui nel web i fedeli si stanno dividendo maggiormente è la distribuzione dell’eucaristia: il celebrante (ed eventuali ministri straordinari) devono igienizzare le mani con il gel, indossare mascherina e guanti monouso, offrendo l’ostia senza toccare le mani di chi la riceve. Procedura complessa - per alcuni addirittura non rispettosa della carne di Cristo – ma prevale la necessità di preservare chiunque dal contagio pur vivendo il sacramento.

Ma le prescrizioni non stanno generando solo disagio: sono molte e hanno già iniziato a muovere energie nelle comunità. A partire dai volontari che si sono resi disponibili ad accogliere credenti e famiglie all’arrivo in chiesa, nell’igienizzare le mani e poi nel raggiungere il proprio posto. In chiesa si accede solo con la mascherina, se privi di sintomi respiratori e con una temperatura corporea inferiore ai 37,5°C.

Niente assembramenti dentro e fuori dalla chiesa: al parroco il compito di stabilire il numero di posti massimo, stante la distanza di sicurezza di almeno un metro tra ogni fedele, tranne per i nuclei familiari con bambini che possono avere banchi riservati. Anche l’uscita dalla chiesa deve avvenire con calma: stop alle corse al “la messa è finita”. Le porte delle chiese devono rimanere aperte per areare gli ambienti e in caso di aule liturgiche piccole è consentito amplificare i sagrati o trasmettere in altri ambienti: rimane il consiglio di svolgere le celebrazioni all’aperto laddove possibile, come pure organizzare modalità di prenotazione, considerando che in seguito al protocollo il Governo Conte ha stabilito un limite massimo di partecipanti in 200 all’interno e in mille all’esterno.

Durante la messa, concelebranti ridotti al minimo e foglietti per il canto o bollettini settimanali distribuiti tra i banchi solo se i presenti al termine li portano con sé a casa, mentre le offerte in denaro vanno raccolte solo all’uscita; omesso il segno della pace. Per la comunione vanno allestiti percorsi prestabiliti per evitare che le persone si incontrino, mentre alla fine di ogni celebrazione vanno igienizzati i vasi sacri e poi tutti gli ambienti della chiesa.

«Questo tempo insolito ci ha permesso certamente di ritrovare la dimensione familiare della fede e della preghiera, assieme alla carità fattiva, ma il recupero della liturgia comune ci ricorda che la nostra è una fede che mette al centro la concretezza del corpo e dà valore alla concretezza del gesto – riflette il vicario generale, mons. Giuliano Zatti - Possiamo tornare a celebrare assieme dando forma, senso e verità alla preghiera e ai suoi segni, visto che la fede cristiana, costruita sulla “carne” di Cristo, si veste della carne della comunità, della carne dei luoghi, della carne del rito, della carne delle relazioni». Anche se forse la “vacanza” forzata dall’eucaristia che abbiamo attraversato non ha generato solo disfunzioni. «Forse le circostanze attuali ci potrebbero aiutare ad uscire da una fede addomesticata, che ha perso la sua meraviglia e la sua durezza e riportarci, di conseguenza, al senso del celebrare che va ben oltre i simboli, le mezze parole, la devozione personale, le immagini sbiadite o la frequenza soltanto abitudinaria. Una comunità si gode la fede, piccoli e grandi, convinti o meno, spandendo sull’altare, assieme al pane e al vino, le vicende di tutti».

Il tempo della responsabilità nel seguire scrupolosamente le regole continua. Stiamo convivendo con un virus «che ha colpito i legami sociali, precipitato le famiglie e i popoli nell’incertezza, confinando tutti in uno spazio chiuso». Ma quello che andiamo a percorrere è il primo passo di un ritorno alla normalità che ci auguriamo vicina: possiamo, quindi, ripartire con fiducia, non dimentichiamo che il Signore ci conduce anche attraverso situazioni inimmaginabili ad una rinnovata fecondità evangelica».

Tutte le prescrizioni per gli altri sacramenti

Oltre alla messa, è possibile tornare a celebrare con il popolo anche battesimi, matrimoni, unzione degli infermi e funerali. Occorre mantenere tutti le misure di sicurezza, inoltre nelle unzioni il ministro somministra gli oli santi con guanti e mascherina. La confessione è ammessa in luoghi ampi e areati, a distanza e con mascherina, non in confessionale. Rinviati i sacramenti dell'iniziazione cristiana, sospeso il rosario e il fioretto mariano.

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