Turchia e Siria, scintille di speranza tra le macerie. Domenica 26 marzo la Colletta nazionale per le popolazioni terremotate

Colletta nazionale. Questa domenica, Cei e Caritas italiana invitano a dare il proprio sostegno – con una donazione e con la preghiera – alle popolazioni colpite dal sisma il 6 febbraio. L’appello è a non spegnere i riflettori sulla situazione e dimenticare questi fratelli

Turchia e Siria, scintille di speranza tra le macerie. Domenica 26 marzo la Colletta nazionale per le popolazioni terremotate

Ormai se ne parla sempre meno, eppure le conseguenze del terremoto che il 6 febbraio scorso ha messo in ginocchio Turchia e Siria sono ancora terribilmente drammatiche. La Cei, tramite Caritas italiana, ha indetto per domenica 26 marzo una colletta nazionale per offrire sostegno alle popolazioni colpite dal sisma, già martoriate da guerra e instabilità economico-sociale. «Il vicariato apostolico dell’Anatolia, guidato da mons. Paolo Bizzeti, ha risentito di questo terremoto in modo importante – ha raccontato Giulia Longo, coordinatrice Caritas in Turchia, durante il webinar “Scintille di speranza tra le macerie”, promosso il 15 marzo dalla delegazione Caritas del Nordest per tenere
accesi i riflettori sulla situazione dei terremotati in Turchia e Siria – La cattedrale è collassata e il nostro ufficio è stato inagibile fino a poco tempo fa. Molti del nostro staff hanno perso parenti, amici, casa; si sono interrotti diversi progetti in un Paese che ospita cinque milioni di profughi, dove incombe la crisi economica e la minoranza cattolica fatica a essere riconosciuta. Il sisma ha evidenziato un sistema istituzionale-burocratico che non permette aiuti umanitari
liberi. In seguito a questa tragedia abbiamo chiesto alle Caritas sorelle, compresa quella italiana, di aiutarci nel coordinamento degli aiuti: la situazione è davvero più grande di noi ma, come una goccia nel mare, cerchiamo di fare
del nostro meglio. Le popolazioni erano già ferite e sofferenti prima del terremoto, il confine tra Turchia e Siria è di guerra prima ancora che di terremoto; sono molti i migranti irregolari che passano di qui e le persone, nonostante tutto, sognano ancora una vita nuova: alcune di loro partono proprio alla ricerca di un futuro migliore». «È un territorio estremamente vasto quello del vicariato apostolico dell’Anatolia – ha spiegato Alessandro Cadorin, operatore di Caritas italiana impegnato in Turchia – Noi operiamo soprattutto nella provincia di Hatay, una delle undici colpite dal sisma. Iskenderun è la città dove ha sede il vicariato: lì abbiamo aperto subito le porte e fornito cibo e vestiti; sono arrivati aiuti anche da parte della popolazione locale che si è stretta a chi era più in difficoltà. Nel frattempo a Istanbul si sono organizzati gli aiuti in maniera più strutturata, si pensa a interventi nei campi di tende che stanno sorgendo ovunque, mentre parlare di ricostruzione è ancora prematuro. Caritas opererà ora in uno di questi villaggi di circa ottomila abitanti, dove è presente una minoranza afgana arrivata negli anni Ottanta».

Fabrizio Cavalletti dell’Ufficio Medio Oriente e Nord Africa di Caritas Italiana racconta invece la situazione presente in
Siria. «Lì il terremoto si è abbattuto su una popolazione già colpita e provata da dodici anni di guerra da cui non è ancora uscita. Un nostro collega, in Siria fino pochi giorni fa, ha raccolto testimonianze incredibili: le persone distinguono persino il tipo di macerie tra quelle provocate dalla guerra, in cui sono già cresciuti alcuni fili d’erba, e quelle del terremoto, dove c’è solo polvere. Prima del sisma, il 90 per cento della popolazione era già in condizioni di povertà a causa della guerra, con 15 milioni di persone (su un totale di 20) che viveva grazie agli aiuti umanitari. Gli sfollati erano cinque milioni e altrettanti vivevano fuori dalla Siria, in parte proprio in Turchia; il terremoto ha aggiunto a tutto questo ulteriore sofferenza e povertà, senza contare che la zona più colpita, quella a nord ovest, è ancora contesa e non c’è un’unica autorità istituzionale. Caritas Siria ha attivato assistenza soprattutto ad Aleppo e a Latakia con forniture di beni di prima necessità: cibo, acqua, materiali per coprirsi dal freddo, kit igienici. Ora è prevista la ricostruzione di alcune abitazioni e scuole, aiuti per pagare gli affitti degli alloggi e un programma di riabilitazione socio-economica per aiutare le persone a riattivare alcune attività economiche. In tutto ciò, abbiamo trovato molti giovani siriani che continuano ad avere speranza, alcuni potrebbero andarsene e invece preferiscono rimanere, anche se hanno perso tutto: questo è per noi motivo di speranza, stimolo per restare accanto a questa popolazione martoriata». In situazioni pur così drammatiche c’è una luce che si fa strada, ci sono sogni che squarciano le tenebre: «In ogni notte c’è sempre il raggio di una nuova alba, in cui a ciascuno di noi viene chiesto di seminare fiducia con piccoli gesti – ha concluso don Davide Schiavon, direttore Caritas Tarvisina – Non spegniamo questo riflettore, anche con l’iniziativa della colletta nazionale, indetta dalla Cei questa domenica, e nel concreto della nostra vita. Non dimenticando questi nostri fratelli».

Come sostenere gli interventi di Caritas in Turchia e Siria
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Gli interventi di Caritas Italiana si possono sostenere con una donazione alla Caritas di Padova (causale “Terremoto Turchia-Siria 2023) attraverso bonifico bancario intestato a Caritas - Diocesi di Padova presso Banca Etica filiale di Padova, Iban IT58 H050 1812 1010 0001 1004 009; tramite bollettino postale sul conto n. 102 923 57 (intestato a Caritas diocesana di Padova).

Quando cala l’attenzione, la Chiesa c’è

All’incontro “Scintille di speranza tra le macerie” è intervenuto anche Andrea Barachino, direttore della Caritas Concordia-Pordenone e delegato Caritas Nordest: «Sintonizzarci su quello che è successo in Turchia e Siria è importante: lo stile di Caritas è proprio quello di esserci quando l’attenzione generale inizia a scemare ed è giusto sapere come la Chiesa interviene in luoghi dove la presenza cristiana incontra delle difficoltà». «Caritas italiana si è
subito attivata dopo il terremoto, come tutte le Caritas del mondo, affiancando Caritas Turchia e Siria – il commento di Laura Stopponi, responsabile dell’Ufficio Europa di Caritas Italiana – Circa cinquantamila persone hanno perso la vita in quelle terre e milioni di altre in questo momento sono senza casa; la necessità non è solo dare a queste persone una sistemazione, ma anche donare loro la speranza di una ripartenza e rinascita per la loro vita».

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