Tutto il valore aggiunto del Capodanno Caritas

La nona edizione ha confermato l'importanza dell'iniziativa che spalanca il nuovo anno nel segno del bene e della solidarietà. Nel racconto dei protagonisti lo spessore dell'esperienza e dei legami che si creano

Tutto il valore aggiunto del Capodanno Caritas

L’edizione numero nove è archiviata: il Capodanno Caritas non si smentisce mai e conferma tutto il valore aggiunto che sa apportare alla notte di San Silvestro. Più di 120 i 18-35enni che si sono tuffati nel 2020 all’insegna del bene e della solidarietà, una decina in arrivo anche dalla Diocesi di Bergamo. Menù ricco, non senza nuove proposte: al mattino la formazione sul carisma delle suore Elisabettine; poi “Oltreconfine – The game”, versione riveduta e corretta in chiave solidale di “Pechino express”; quindi i blitz party, piccole feste con i partecipanti protagonisti in strutture o case-famiglia sparse sul territorio; e infine la festa vera e propria fino alla mezzanotte.

Com’è andata? A giudicare dal racconto di alcuni tra i ragazzi, si direbbe più che bene.
«Consiglio vivamente questa esperienza – afferma Federica Bolisani della parrocchia padovana di San Camillo, studentessa di biologia molecolare – Non è una festa come le altre: sei costretto a metterti in gioco ma ricevi molto più di quello che dai, puoi partire con il piede giusto per l’anno nuovo. È anche l’occasione per conoscere tante realtà che ci circondano di cui spesso e volentieri non sappiamo niente».

«Come ogni esperienza nuova, inizialmente avevo paura, più che altro una paura legata al non conoscere che realtà avrei vissuto durante i blitz party e che persone avrei incontrato durante la giornata – aggiunge Alberto Pezzin di Vallonga, che frequenta il triennio di didattica della musica al conservatorio Pollini – Ovviamente dopo aver vissuto l'esperienza la paura è scomparsa, lasciando spazio a curiosità e voglia di mettersi in gioco».

Il cuore della giornata sono stati proprio i blitz party. Federica per la prima volta è entrata in contatto con ragazze vittima di tratta, storie di violenza e di minacce che meritano la massima riservatezza. Alberto ha visitato una casa-famiglia. Ma c’è anche chi ha trascorso il pomeriggio con la famiglia di un bambino disabile o malato terminale. Vere e proprie sfide con se stessi.

Ed è per questo che Giovanni Bertoli, udinese a Padova per il dottorato di ricerca in chimica, dopo essersi buttato nell’esperienza quattro anni fa, è entrato nello staff organizzatore.

«Un passaggio automatico – racconta – che mi permette di crescere nelle relazioni e di collaborare con la Pastorale giovanile anche per Grestyle e altri progetti. Penso che a funzionare sia la formula nel suo complesso: dopo i blitz party infatti c’è anche la festa vera e propria, con il brindisi di mezzanotte». E infatti, sottolinea Federica, «è anche una festa molto divertente. Sicuramente la consiglierei non solo a chi non sa dove andare a capodanno, io l'anno scorso sono andata da sola e mi sono trovata benissimo, ma anche a chi è stanco delle solite feste e cerca quel "di più"».

Lo stupore di suor Barbara. «Ora serve continuità»

«Sono arrivata con un po’ di timore: parlare della vita consacrata a 120 giovani all’Ultimo dell’anno mi lasciava un po’ perplessa, ma subito sono rimasta sorpresa per l’attenzione – racconta suor Barbara Danesi, che coordina le iniziative di pastorale giovanile e vocazionale delle suore Elisabettine e ha costruito la proposta formativa del mattino – È stata un’esperienza molto positiva in generale, per noi Elisabettine in particolare la possibilità di collaborare con la Chiesa locale è preziosa, sta nel nostro carisma e ci crediamo molto».

Alla proposta molto efficace per i giovani ma anche per le strutture che li accolgono per un momento di animazione importante per gli ospiti, dovrebbe seguire ora un’attività di accompagnamento: «Abbiamo festeggiato con ragazzi credenti e non, tutti entusiasti al brindisi, ma anche per il blitz party. Ora credo che sarebbe utile fare in modo che la relazione con la realtà che hanno conosciuto potesse diventare ordinaria e non disperdersi».

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