Un Seminario in cammino. Si celebra domenica 2 ottobre la Giornata diocesana del Seminario

Giornata diocesana. In questa domenica, che conclude il mese dedicato alla preghiera e al sostegno al Seminario, il rettore evidenzia una sfida: «La velocità dei cambiamenti, fuori e dentro la Chiesa, chiederà tanta sapienza ed energia per non fermarsi a schemi e progetti rodati»

Un Seminario in cammino. Si celebra domenica 2 ottobre la Giornata diocesana del Seminario

«La storia della mia vocazione sacerdotale? La conosce soprattutto Dio. Nel suo strato più profondo, ogni vocazione sacerdotale è un grande mistero, è un dono che supera infinitamente l’uomo». “Dono di Dio”, il titolo del Mese del seminario, mi ricorda l’incipit della lettera che san Giovanni Paolo II ha scritto in occasione dei suoi cinquant’anni di ordinazione presbiterale, Dono e mistero. Da una parte questo sentirsi affidati alla grandezza e alla libertà di Dio è consolante, perché ridimensiona le nostre pretese di poter suscitare vocazioni presbiterali con i nostri progetti pastorali, di riuscire a plasmare ministri ordinati così come umanamente li vorremmo. D’altra parte ci si sente anche un po’ spiazzati, rimandati a una continua ricerca per capire qual è la strada migliore per accompagnare lo sbocciare della vocazione.

Un volto di Chiesa in forte cambiamento
I nostri seminaristi sono dono della fede, della preghiera, della dedizione pastorale e della generosità di tanti! Sono un dono, perché entrare in seminario per un giovane dei nostri tempi è spesso vivere uno stacco netto con la vita di prima... avendo davanti un cammino di Chiesa che per il futuro si profila incerto. Si percepisce in loro questa lucida consapevolezza: il loro ministero, più che seguire strade ben tracciate e vie già consolidate, dovrà essere una continua creazione e inventiva di “carità pastorale”. Come il Sinodo ci sta suggerendo, la velocità dei cambiamenti fuori e dentro la Chiesa richiederà tante energie e tanta sapienza nell’essere in un cammino continuo di ricerca, senza potersi fermare in schemi, progetti, modalità rodati.

La centralità delle relazioni
Il Sinodo sta chiaramente mettendo l’accento sullo spessore e la qualità delle relazioni che un prete deve saper testimoniare. Nessuno mette in dubbio che oggi ci voglia una sana e solida formazione intellettuale e teologica, come pure che la genuinità della vita spirituale personale debba essere garantita. Ma se c’è un cantiere su cui da vari anni il seminario sta cercando di intensificare l’attenzione è quello della maturità umana, intesa specialmente come arte delle relazioni. Vivere in comunità fraternamente è già un tirocinio esigente, ma è soprattutto nelle esperienze pastorali che il dono di intessere relazioni viene provocato, vuoi dallo stare accanto a dei preti in canonica, vuoi dal dialogare con giovani, famiglie, ragazzi con vissuti e convinzioni a volte lontane dalle nostre.

Il Seminario “fuori” del Seminario
Certi passaggi di formazione, soprattutto nel campo della maturità umana, richiedono un’alternanza fra tempo in Seminario e tempo in altre esperienze. Da sempre alcuni seminaristi vivono un anno di tirocinio pastorale, proprio perché non tutto passa dalla vita comunitaria in Seminario. Ci sembra che vada irrobustita questa possibilità, pensandola indicativamente per tutti, a partire dalle esigenze di ciascun seminarista.

A ognuno il suo cammino
Con una comunità che si sta assottigliando e che rende sempre più difficoltoso a tutti livelli abitare un edificio grande ma austero com’è il Seminario maggiore, abbiamo la possibilità di curare il cammino educativo personale e individuale dei seminaristi. Parliamo sempre meno di classi, e ci sganciamo dal procedere degli studi teologici nello stabilire le tappe formative. È sicuramente un bene, perché manifesta maggiore cura dell’originalità di ciascuno. Resta comunque vero che il poter condividere con un buon numero di persone il cammino e certe scelte è un arricchimento: numeri piccoli possono anche impoverire, purtroppo.

Gratuitamente
Diventando rettore ho cominciato a capire un po’ meglio certe dinamiche che sperimentano i genitori: tu le cose le dici, cerchi di testimoniarle, le mostri, insisti e poi ti rendi conto che il figlio, il seminarista, recepisce quanto e come può. Perché ciascuno è libero; perché ognuno è un dono a suo modo; perché non esiste il metodo educativo perfetto... Ed è anche salutare trovarsi “smentiti”, in qualche modo, dalle generazioni più giovani, che sono una provocazione a essere Chiesa in modo diverso, non meno profondo, non meno bello, non meno santo.

Giornata da celebrare in ogni parrocchia
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Questa domenica le parrocchie della nostra Diocesi – alcune l’hanno già fatto nel mese di settembre – sono invitate a pregare per la comunità Seminario diocesano e a sostenerlo economicamente. Sui siti seminariopadova.it e pastoralevocazionale.diocesipadova.it sono presenti materiali per l’animazione della messa e per altri momenti.

Il volto del Seminario nell’anno 22-23

Dono di Dio sono i 18 seminaristi – 16 residenti e due in tirocinio pastorale – che compongono la comunità del Seminario, arricchita anche da dieci preti residenti e da quattro suore. La Diocesi di Chioggia, inoltre, ci ha affidato un suo seminarista, Daniele, che è in primo anno. Dei tre ordinandi diaconi di ottobre, Loris Bizzotto fa parte della segreteria del Sinodo; Ivan Catanese si inserisce in vari servizi della Caritas diocesana; Francesco Trovò è insegnante di religione cattolica. A don Fabio Moscato è subentrato come nuovo educatore don Maurizio Rigato. Don Francesco
Dal Sasso si inserisce nella comunità dei preti residenti. Nell’anno formativo 2022-23 il mercoledì pomeriggio non sarà
più dedicato allo studio o ad attività comunitarie, perché la facoltà di teologia ha spostato le lezioni del venerdì mattina al mercoledì pomeriggio. Conseguentemente il venerdì mattina e pomeriggio, oltre allo studio, sono concentrati vari momenti di formazione spirituale e pastorale comunitari.

mons. Raffaele Gobbi
Rettore del Seminario Vescovile

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