Un kit teologico per chi cammina. Il nuovo libro di don Giulio Osto

Un kit teologico per tutti i camminatori: questo è l'ultimo libro di don Giulio Osto, Camminare, che viene presentato martedì 10 dicembre alle 18.30 al Gregorianum. Un libro, soprattutto, per "muovere" atteggiamenti. Con un occhio, attento e rispettoso, anche al camminare delle altre religioni

Un kit teologico per chi cammina. Il nuovo libro di don Giulio Osto

«Dimmi come cammini e ti dirò come credi, dimmi come credi e ti dirò come cammini». Potremmo sintetizzare così – anche se c’è molto di più da scoprire – il “cuore” dell’ultimo libro di don Giulio Osto, teologo della Diocesi di Padova, che s’intitola Camminare. Un kit teologico (Edizioni Messaggero Padova, in vendita da gennaio 2020; info: edizionimessaggero.it). Il volume viene presentato martedì 10 dicembre, alle 18.30 al collegio Gregorianum (via Proust 10, zona Forcellini), in un dialogo tra l’autore e Antonio Gregolin (giornalista e ideatore della mostra “Camminamente”) e Tom Perry (il “camminatore scalzo”); introduce Massimo Malaguti (presidente del collegio Gregorianum).

Com’è nato il libro
Il volume, che ha un formato da mettere in tasca… e portare nei propri cammini, è un’occasione per «condividere dei contenuti che mi stanno a cuore e che accompagnano la mia riflessione – racconta don Osto – ma anche per interpretare un fenomeno diffuso e tornato di moda, il camminare, secondo alcune mie chiavi di lettura. Soprattutto… volevo interpretarlo dal punto di vista teologico. Ho scoperto, infatti, tutta una serie di cose interessanti che si possono dire sul camminare su questo fronte. Questo volume, quindi, è profondamente teologico».
Per mettere nero su bianco questo kit teologico sul camminare, don Osto si è avvicinato alla letteratura legata a questa pratica. «Non narrativa, però, ma riflessiva... Insieme a una enormità di diari, racconti, esperienze, foto, film... che narrano esperienze di cammino, c’è anche altrettanta letteratura riflessiva di filosofi, antropologi, scrittori... Il fatto di scrivere questo libro mi ha immerso in questa mondo. Il “kit di libri” che propongo nel volume, come parte dell’intero kit teologico, testimonia questa mia ricerca. Quindi, Camminare è diventata l’occasione di condividere dei contenuti che mi stanno a cuore, di interpretare un fenomeno diffuso secondo alcune mie chiavi di lettura, di fare un esercizio teologico e, infine, di esplorare un certo tipo di letteratura sul camminare».

Un teologo camminatore o un camminatore teologo?
«La mia esperienza di camminatore non è particolarmente speciale e originale. Se penso al mio camminare, mi ritrovo soprattutto in montagna. Mi è sempre piaciuto camminare in montagna... tra i boschi, prati, rocce... Un secondo tipo di camminare, per me è quello del turista: mi piace camminare per guardarmi intorno, esplorare... Camminando si vedono un sacco di cose. E poi... mi vedo che passeggio. Il camminare per me è un cambiare ritmo, magari da sostenuto e poi tranquillo. Non ho fatto cammini lunghi, finora, non sono stato a Santiago de Compostela, non ho percorso la via Francigena... Non posso annoverarmi, quindi, tra la lunga schiera di persone che hanno vissuto questi e altri cammini. Penso che ci sia un tempo per camminare e, come è capitato a me finora, un tempo per pensare e scrivere. Scrivere e camminare, in contemporanea, è un po’ difficile».

Camminare e altre religioni: che rapporto c’è?
Il libro don Giulio Osto ha, volutamente, un taglio interreligioso. «Aver inserito un capitolo sul pellegrinaggio musulmano e un capitolo che affronta il legame tra il camminare e lo zen... risponde a due caratteristiche. La prima è professionale: io insegno teologia delle religioni alla Facoltà teologica del Triveneto e nella mia ricerca teologica il confronto con le religioni è importante. Come tralasciare, quindi, questa prospettiva di ricerca e insegnamento nel libro? Sarebbe stato un po’ non essere me stesso. Al di là di questo aspetto, mi sono posto una domanda: perché non accorgerci del fatto che tutti camminano, non solo i cristiani? È un'attenzione al mondo nel quale siamo. Per questo ho voluto inserire i due capitoli citati. Soprattutto perché, immaginando che questo libro... pubblicato da un editore cattolico, scritto da un teologo cattolico, da un presbitero... vada in mano a dei cristiani e possa aiutarli anche ad avere questa attenzione verso altri credenti. Attenzione che è disattesa e altre volte è vissuta in maniera sbagliata».
Don Osto è partito da una considerazione di base: «Camminare è un’esperienza umana, camminando si condivide qualcosa che vivono tutti gli uomini. E allora, perchè non partire dal fatto che tutti camminano? Tutti i credenti di qualsiasi religione camminano, quindi un’esperienza antropologica di fondo diventa un terreno di incontro. Accorgersi del camminare gli altri, avere uno sguardo anche alla fede degli altri, significa di fatto non solo pensare al camminare, ma promuovere un camminare insieme. Da questi due capitoli spero nascano delle riflessioni... Tra l’altro, come dico all’inizio del libro, tralascio completamente il pellegrinaggio cristiano. Perché la letteratura sul camminare, dal punto di vista cristiano, molto spesso viene completamente assorbita e risucchiata nel parlare del pellegrinaggio, dei pellegrini, dei santuari... Mentre io voglio offrire una riflessione che abbraccia qualsiasi tipo di cammino. Certamente anche quello del pellegrino, ma non solo».

Un libro che (s)muove
L’obiettivo di Camminare, chiaro fin dalle prime pagine, è di “provocare” il lettore a riflettere su alcuni atteggiamenti e, magari… camminando, farli propri. Ma, don Giulio, qual è l’atteggiamento che senti più tuo nel cammino della vita? «Con questo libro non desiderio fornire informazioni, dare una serie di contenuti, ma – appunto – stimolare, nutrire, promuovere atteggiamenti. Il libro vuole aiutare chi cammina, quindi di fatto tutti, a essere consapevole di ciò che mette in moto il camminare. Tra gli atteggiamenti, contenuti uno in ogni capitolo, quelli che a me stanno più a cuore, sono in particolare due: la connessione tra camminare e fiducia. La riflessione sui piedi e sulla fiducia è qualcosa che volevo promuovere in modo forte. Camminare significa credere: dimmi come cammini e ti dirò come credi, dimmi come credi e ti dirò come cammini. La fede si vive con i piedi, potrei dire. Il secondo atteggiamento è la dimensione del ritmo, l’andare a passo d’uomo... di cui parlo nel primo capitolo. Camminare ha un ritmo tipico degli uomini. Il camminare significa avere un ritmo umano, il ritmo della nostra esistenza: non troppo veloce, come certe automobili; non troppo lento, come chi sta fermo, ad esempio gli idoli. Camminare per nutrire la fiducia, e credere; camminare per essere sempre più umani. Il camminare ci umanizza».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)