Un vocabolario minimo per il sinodo. Due criteri: precisione e correttezza

«Il Sinodo è un’esperienza di ascolto e di dialogo, e di conseguenza ci chiede di imparare una lingua nuova. La lingua che usiamo richiede attenzione per la storia della nostra Chiesa, per la cultura in cui siamo immersi, per le abitudini e le tendenze del nostro tempo che chiedono di essere considerate con precisione, senza fraintendimenti o generalizzazioni».

Un vocabolario minimo per il sinodo. Due criteri: precisione e correttezza

«Il Sinodo è un’esperienza di ascolto e di dialogo, e di conseguenza ci chiede di imparare una lingua nuova. La lingua che usiamo richiede attenzione per la storia della nostra Chiesa, per la cultura in cui siamo immersi, per le abitudini e le tendenze del nostro tempo che chiedono di essere considerate con precisione, senza fraintendimenti o generalizzazioni». Queste righe sono contenute nello Strumento di lavoro che hanno in mano tutte le persone che, in qualche modo, sono coinvolte nel cammino sinodale. Introducono “Un vocabolario minimo per il Sinodo” che si propone di accompagnarle.

«La lingua del Sinodo – si legge – attinge a molti vocabolari, ma in particolare al Concilio Ecumenico Vaticano II che ne costituisce come la “grammatica fondamentale”. Diversamente da tutti i concili precedenti, gli storici concordano nell’affermare che il Vaticano II ha portato a un cambiamento di stile e questo è evidente a tutti a partire dal linguaggio».

E ancora: «Come il Vaticano II, anche il Sinodo diocesano è un “evento linguistico” nel quale e attraverso il quale si mettono in circolo parole, espressioni, forme di comunicazione condivise, necessarie per esprimerci, per comprendersi e per riportare a fedeltà quanto lo Spirito ci suggerisce». Due le indicazioni di linguaggio per tutte le persone coinvolte nel cammino sinodale: precisione e correttezza.

«La precisione è il contrario dell’approssimazione, del generico, ed è uno sforzo di fedeltà, a quanto le persone vivono e a quanto intendono dire – si legge nello Strumento di lavoro – La correttezza invita a utilizzare parole aggiornate, pertinenti e adeguate per indicare quanto si vuole comunicare».

Lo Strumento di lavoro propone un elenco di parole generiche e il corrispettivo preciso e corretto. Cosa intendiamo, ad esempio, quando parliamo di Chiesa? Per esprimere l’insieme di tutta la Chiesa è preferibile parlare di: comunità di tutti i cristiani, comunità ecclesiale, popolo di Dio, battezzati, Chiesa locale in riferimento alla Diocesi. Se ci riferiamo ai suoi componenti: battezzati e battezzate; papa, vescovo, preti; laico, laici; consacrati e consacrate, operatori e operatrici pastorali... Le altre parole approfondite sono: parrocchia e pastorale, sacerdote, laici, liturgia, famigliafamiglie, giovanissimi/giovani, Parola di Dio, sacramenti, fede, spiritualità e preghiera. Ciascuna viene “declinata” secondo i criteri della precisione e correttezza.

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