Unità pastorale alla Guizza. Fraternità in parrocchia

Unità pastorale alla Guizza. Da alcuni mesi, nella canonica di Santa Teresa di Gesù bambino, vivono alcuni giovani. Pregano insieme e fanno servizio in comunità

Unità pastorale alla Guizza. Fraternità in parrocchia

Recuperare spazi e strutture che altrimenti rimarrebbero vuoti, disabitati, dando al contempo la possibilità ad alcuni giovani di vivere un’esperienza di fraternità e vita in comune. È quanto avviene nell’up alla Guizza, in particolare nella parrocchia di Santa Teresa di Gesù Bambino, dove la canonica non più utilizzata è diventata la sede di una foresteria con una zona giorno comune e quattro posti letto, di cui tre già occupati e un quarto in procinto di esserlo. L’idea è nata alcuni mesi fa in seno agli organismi pastorali e, a sentire chi ne è coinvolto, si sta rivelando decisamente positiva. «È bello poter condividere aspetti di vita quotidiana con altri giovani come me e, allo stesso tempo, momenti di preghiera insieme – racconta Denis Tamiazzo, 27 anni, originario di Pozzonovo, studente di teologia e insegnante
di religione – Non sempre riusciamo a trovarci con gli altri ragazzi ospiti della foresteria, perché ognuno ha i propri orari di studio e di lavoro, ma cerchiamo di ritagliarci comunque delle occasioni di incontro. È un’esperienza unica di crescita, condivisa anche con la comunità parrocchiale». La foresteria non è un semplice appartamento dove vivere in autonomia, i giovani partecipano infatti anche alla vita comunitaria con servizi di diverso tipo. «Il progetto è stato pensato come esperienza di fraternità – sottolinea il parroco dell’up, don Silvano Trincanato – per questo le caratteristiche richieste per vivere in foresteria sono tre: innanzitutto essere un giovane, studente o lavoratore, e avere il desiderio di sperimentare un’esperienza di fraternità e vita in comune, progettata e programmata insieme, con spirito di condivisione. In secondo luogo c’è l’aspetto della preghiera e della formazione: i giovani scelgono di condividere un momento di preghiera quotidiano tra loro. Infine, è richiesto il servizio concreto all’interno della comunità parrocchiale, può trattarsi di un servizio pomeridiano con i ragazzi più giovani oppure della catechesi o ancora di qualche attività nella vicina casa-famiglia Leonati». Quest’ultima è, infatti, proprio adiacente alla foresteria
e questo permette ai giovani di interfacciarsi quotidianamente con chi è lì presente, in un rapporto di buon vicinato e aiuto reciproco. I tre giovani attualmente ospitati provengono da Arre, Pozzonovo e Gorizia, hanno dai 21 ai 27 anni; a loro è richiesto anche un piccolo contributo economico, principalmente per sostenere le spese delle utenze. Potranno decidere se rimanere nella foresteria solo alcuni mesi oppure per periodi più lunghi, la valutazione verrà fatta di anno in anno insieme alla parrocchia in base alle condizioni e a eventuali nuove richieste.

Arsego

Sono nove i giovani dai 18 ai 35 anni della parrocchia di Arsego che hanno deciso di mettersi in cammino aderendo al progetto “Simbolo” proposto dall’ufficio diocesano di Pastorale dei giovani, un percorso di riscoperta della bellezza della fede avviato in seguito al Sinodo dei giovani. Il progetto mira ad accompagnare ciascun giovane in un percorso di approfondimento della propria fede, accompagnato da un adulto formato – laico, prete o religioso – e con successivi confronti comunitari. «Sono davvero felice ed entusiasta di questa esperienza iniziata da poche settimane – racconta Serena Vanzo, 29 anni, vicepresidente parrocchiale di Azione cattolica – Sono contenta soprattutto di riprendere alcune tematiche che, dopo l’esperienza del catechismo, non avevo più avuto modo di approfondire. La prima traccia che ci è stata fornita, per esempio, è relativa al Battesimo: ci viene suggerita la lettura di alcuni testi e ciascuno può poi decidere se e quanto approfondirli, con ulteriori contributi. Dopo un tempo di riflessione personale abbiamo l’opportunità di confrontarci con un adulto, nel mio caso con il parroco don Massimo Facchin, chiedendogli ulteriori pensieri o chiarimenti (altri giovani sono accompagnati dai laici Stefano e Cristiana). Infine, ci ritroviamo in gruppo, giovani e accompagnatori, per una riflessione comunitaria. È davvero un’esperienza stimolante, sono felice per l’opportunità di questa catechesi personale fatta in un’età più consapevole».

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