Villa Immacolata. Mattiazzo: «Nutrimento sostanzioso per l’anima»

Fra gli ospiti illustri di villa Immacolata c'è sicuramente il vescovo emerito Antonio Mattiazzo. Tornato più volte durante il ministero che svolse all’estero, a Roma e in Costa d’Avorio, diventato poi vescovo di Padova, ha trascorso alcuni giorni immediatamente precedenti l’ingresso in Diocesi. Ha tenuto incontri, celebrazioni liturgiche, settimane bibliche, esercizi spirituali per laici e ora vi risiede. Tanti quindi i ricordi legati alla casa.

Villa Immacolata. Mattiazzo: «Nutrimento sostanzioso per l’anima»

Il primo ricordo che il vescovo emerito mons. Antonio Mattiazzo conserva di Villa Immacolata – lo racconta nel libretto per il 70° – risale a una visita al tempo in cui era seminarista ed è legato a una immagine del vigneto. A questo si associa anche l’idea che quella casa posta sulla collina fosse destinata ad avere una grande importanza per la Diocesi. E così fu. Anche per il suo percorso personale.

Tornato infatti più volte durante il ministero a Roma e in Costa d’Avorio, diventato poi vescovo di Padova mons. Mattiazzo ha trascorso qui alcuni giorni immediatamente precedenti l’ingresso in Diocesi. Vi ha tenuto poi incontri, celebrazioni liturgiche, settimane bibliche, esercizi spirituali per laici e ora, come vescovo emerito, vi risiede in attesa di poter tornare a Nazareth, dove, da giugno dello scorso anno, ha scelto di rimettersi a servizio. Ora a Villa Immacolata prega, medita, studia, fa direzione spirituale, scrive e si gode il meraviglioso parco della casa. Un luogo e una casa che con lui ha varcato la soglia dei cinquant'anni di servizio, un luogo speciale, un’esperienza forte e importante che ha voluto portare anche in Kenya dove propose di edificare a Nyahururu una casa di spiritualità, che poi fu eretta su una collina col nome di Tabor Hill.

Villa Immacolata offre, come dice lo stesso vescovo emerito, «un nutrimento sostanzioso per l’anima». Certo, le parrocchie hanno il compito di offrire il pane quotidiano per lo spirito, ma, quando è sorta, era chiara la necessità di un “centro specializzato”, di un ambiente propizio per rispondere alle esigenze e aspirazioni di un’epoca segnata dalla complessità.

Direttamente collegata alla casa e al vescovo Mattiazzo è anche la nascita dell’Eremo San Luca: è sua infatti l’idea di trasformare la casa diroccata vicina alla chiesa di San Sabino in un eremo che potesse servire a chi desiderava fare un’esperienza di preghiera e meditazione in solitudine, ma in una certa complementarietà con Villa Immacolata e alle dipendenza di questa.

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