Villa Immacolata. Una bella icona sacra. Tre voci femminili per raccontare la casa di spiritualità

A Villa Immacolata è forte la presenza delle donne: le Collaboratrici apostoliche diocesane, ma anche le lavoratrici. Ecco tre esperienze della casa: quella di Maria Elisa Baccaglini, part time in cucina, con una formazione e passione per l'arte e il restauro. Le due strade qui possono intrecciarsi e arricchirsi. Silvia De Franceschi e Luisa Ruzza, entrambe Cad, una infermiera, l'altra medico, qui tornano come volontarie. 

Villa Immacolata. Una bella icona sacra. Tre voci femminili per raccontare la casa di spiritualità

Da dieci anni circa Maria Elisa Baccaglini lavora a Villa Immacolata, in cucina, anche se la sua vera passione e la sua formazione sono nel campo dell’arte e del restauro. Dopo tre campi scuola come volontaria, don Federico Giacomin, che conosce dal 2000, la chiama per dare una mano, per fare piccoli lavori di ristrutturazione e manutenzione. Poi sostituendo lavoratrici in maternità ha iniziato una nuova avventura lavorativa. Così, volontariato e lavoro, cucina e arte iniziano a intrecciarsi, in un cammino che prosegue tuttora. Maria Elisa infatti lavora part time in cucina e segue i campi di lavoro dei volontari. «La sento casa mia – racconta – se c’è da fare qualcosa, non faccio fatica, non mi fermo. È come se facessi qualcosa per casa mia. Questa è un po’ la mia indole, un atteggiamento che ho respirato anche in famiglia: faccio perché mi piace, non per obbligo o per dovere lavorativo. È nel mio Dna, una caratteristiche che qui trova terreno fertile per essere espressa. Mi sento libera di poter fare di più e questo mi sta dando molto. Un esempio? Tenderei a lavorare molto da sola, con i campi di lavoro invece fai lavorare gli altri e ti devi fidare. Per me è stata una crescita personale».

Con la fatica, ma anche con la gioia di chi fa un’esperienza nuova, la casa pian piano diventa la casa di tanti, di tutti coloro che hanno messo il loro tempo e lavoro, e i volontari si riscoprono, partono convinti di saper fare, “si prendono parole”, devono trovare la forza per non mollare e alla fine sono soddisfatti del lavoro fatto, concreto, materiale, ma anche personale e spirituale. E riscoprono anche la fatica di alzarsi presto e pregare. Qui i volontari trovano un luogo per l’anima e il corpo. Accoglienza e ristoro sono le due parole chiave della casa. «A queste aggiungo – interviene Silvia De Franceschi, infermiera, collaboratrice apostolica diocesana che ha vissuto la casa prima con la sua famiglia e poi, in maniera intensa, nel suo percorso di formazione e ora come volontaria – la ricchezza, spirituale, di crescita, verifica, discernimento. Parole significative per me, ma anche per la casa. Stare qui è toccare il cielo con un dito. Una boccata d’aria, un senso di libertà che hai quando sei a casa. C’è bisogno di questa struttura perché è una realtà dove ci si può nutrire, alimentare e anche donarsi e il mio augurio per il futuro è che diventi casa con le ali, fra terra e cielo, per portare sempre più le persone a Cristo, non solo da un punto di vista spirituale, ma anche in concreto, nell’agire quotidiano».

Villa Immacolata è una realtà che incarna la vita e le diverse fasi della vita delle persone, con le sue tantissime proposte che toccano ambiti diversi e che si avvicinano agli interessi più svariati, affiancando giovani, fidanzati, coppie di sposi, matrimoni in crisi, anziani, famiglie. «Per questo chi viene qui si sente a suo agio – chiarisce Luisa Ruzza, medico cardiologo e anche lei collaboratrice apostolica diocesana – perché è come se penetrasse all’interno della vita delle persone. In ciascuna di queste dimensioni il motivo unificante è Cristo. Porto nel cuore Villa Immacolata che ho frequentato fin dall’infanzia con i miei genitori e la mia parrocchia di Noventa Padovana. Per me è un respiro universale, una dimensione costitutiva dell’uomo, parte irrinunciabile tanto per i credenti e non, per chi vacilla o è in fase di discernimento. Qui lo Spirito parla in modo semplice e familiare, ma diretto, non mediato».

«Questa casa dovrebbe diventare un trampolino di lancio – interviene Maria Elisa – per costruire animi sani. Ne abbiamo bisogno. Il corpo è inquinato, ma anche l’anima e ne è una prova la ricerca affannosa di modalità diversissime per sanare il proprio lato interiore. Questo luogo, per chi lo sa cogliere, dovrebbe proprio diventare un investimento spirituale. Investire richiede un sacrificio, delle piccole rinunce fatte adesso per “gustare” qualcosa di più domani. Ma oggi abbiamo questa capacità? C’è una carenza spirituale, ma c’è anche voglia di fare qualcosa, di seminare qualcosa di prezioso per un domani. I giovani volontari hanno voglia di investire, la forza è non volere subito le cose, pensare che i progetti non sono nostri, ma sono di Dio. Il bello è sentirsi strumento di Dio».

«Vedo la casa – conclude Silvia – come una icona dove i diversi colori hanno un significato preciso. La casa è così: ogni cosa ha un significato, dal paesaggio ai muri, dalle stanze alle proposte, dal personale ai volontari. Fanno tutti parte del sacro. Villa immacolata è una bella icona che traspare e trasuda il senso del sacro».

Collaboratrici apostoliche diocesane

Villa Immacolata è luogo di formazione per le Collaboratrici apostoliche diocesane. Qui primeggiano l’amicizia e la vita condivisa. È luogo privilegiato dove le donne fanno emergere il loro desiderio di far luce nella propria vita e l’amore per la Parola di Dio.

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