Voltabrusegana. L’incontro con la Caritas aiuta a scoprire la dimensione dell’aiuto fraterno in comunità

Il tempo della mistagogia per i ragazzi di Voltabrusegana è stato un’occasione d’incontro con chi cura fragilità e difficoltà nel territorio. Un cammino da condividere con i nostri lettori

Voltabrusegana. L’incontro con la Caritas aiuta a scoprire la dimensione dell’aiuto fraterno in comunità

Noi siamo “Quei de Voltesea”. Frequentiamo la prima e la seconda media, amici e compagni di viaggio che nella notte di Pasqua dello scorso anno abbiamo concluso il percorso di iniziazione cristiana ricevendo i sacramenti della Comunione e della Cresima. Ora stiamo vivendo il “quarto tempo”, il tempo della mistagogia o più semplicemente per noi il tempo della fraternità. Il sabato, ogni 15 giorni, ci ritroviamo con l’entusiasmo degli amici che si conoscono da tanto tempo e che hanno voglia di stare insieme e di continuare a scoprire Gesù nel mondo della solidarietà, della carità e dell’amicizia.

È con questo spirito che abbiamo voluto incontrare le persone che in parrocchia si occupano della Caritas. Sono Lucia, Susanna, Giovanna e Anna: volontarie, mamme e nonne che dedicano con passione il loro tempo libero a delle persone meno fortunate di noi. Prima di incontrarle sapevamo solo che c’erano le collette alimentari e che al giovedì venivano distribuite borse della spesa a chi era più povero.

Abbiamo invece scoperto che la Caritas è una realtà molto più ricca. Ha lo scopo di ascoltare i meno fortunati, di cercare di portare un po’ di felicità ma anche di fornire cibo a chi è povero. Tra le iniziative si occupa anche di organizzare vacanze per anziani soli. Insieme alle signore che ci hanno accompagnato in questa scoperta, ci sono altri volontari che si rendono utili come Francesco, Angelo, Luigi, collaborando in sinergia con la Caritas vicariale e con le parrocchie vicine. Ci siamo chiesti come facessero a decidere a chi dare aiuto. Ci è stato spiegato che il cibo viene dato in base a un documento, chiamato Isee, da cui si può capire quanti soldi guadagna una persona o una famiglia e il loro reale stato di bisogno. Abbiamo scoperto così che esiste una rete molto vasta che si occupa di aiutare chi è meno fortunato, fornendo borse della spesa che arrivano sia da fondi europei che da raccolte parrocchiali.

Per questo motivo ogni terza domenica del mese nel bollettino parrocchiale si ricorda a tutti, qualora possibile, di portare qualcosa di cibo a lunga conservazione per poter fare delle borse più ricche. L’esperienza più curiosa è stata quando abbiamo provato noi a preparare delle borse della spesa, ma le nostre erano troppo esagerate… Ci siamo resi conto di come in realtà venga prestato poco rispetto e attenzione a quello che comperiamo ogni settimana nelle nostre famiglie!

Quando facciamo la spesa spesso non diamo peso a quello che mettiamo nel carrello e non ci rendiamo nemmeno conto di quanto invece siamo fortunati a poter avere delle borse piene! I volontari sono sempre disponibili ad aiutare tutti con una parola, ma anche cercando di risolvere problemi che a noi sembrano piccoli ma che invece sono grandi per chi è anziano e non può guidare, come per esempio riuscire a venire a messa o fare qualche commissione. Ogni tanto arrivano richieste di scarpe, vestiti, giocattoli per bambini, insomma tutto quello che può servire a chi è meno fortunato di noi per vivere dignitosamente.

La visita in casa. Ogni anziano è un mondo prezioso da conoscere

"Un sabato pomeriggio, accompagnati dai ministri dell’eucarestia e dai nostri catechisti, ci siamo divisi in piccoli gruppi e siamo andati a portare l’Eucaristia ad alcuni anziani, che ci hanno accolto con gioia. Noi conoscevamo già i ministri, perché aiutano don Lorenzo durante la messa per la distribuzione della comunione eucaristica, ma quello che non sapevamo è che vanno anche a trovare gli anziani e portano loro la comunione. Un primo gruppo è andato a trovare Sergio, un signore di 90 anni che non riesce a venire a messa perché ha problemi nel camminare. È stato felice di avere visite e ci ha accolto a braccia aperte.

Quando siamo arrivati gli abbiamo portato delle violette, ma soprattutto gli abbiamo portato dei ragazzi spumeggianti come siamo noi! Dopo un momento di preghiera ci ha raccontato che nella sua vita ha fatto l’operaio e il suo lavoro gli piaceva molto. Oggi non riesce a farsi da mangiare e non è autonomo, ma ha una signora che lo aiuta e ha la fortuna di abitare vicino a persone che gli vogliono bene. Ci ha raccontato che è stato per quarant’anni sacrestano e ancora oggi segue le messe in televisione. Noi ci siamo presentati e lui ci ha ascoltato con attenzione. Quando siamo usciti ci ha detto che ci aspetta e che possiamo passare a trovarlo quando vogliamo. Insomma abbiamo guadagnato un nonno!

Un secondo gruppo è andato dalla signora Norma, che ha la bellezza di 93 anni. Nel vederci i suoi occhi quasi si gonfiano di lacrime di commozione. Le gambe non la reggono più, e non può venire a messa.

«Dopo la morte di mio marito – ci ha raccontato – e con l’avanzare degli anni, la fede in Cristo mi ha molto aiutata. Guai se la mia amica Antonia non viene tutte le settimane a portarmi la Comunione!». Ci ha raccontato che un giorno, mentre recitava il rosario e tutti dormivano, è caduta facendosi molto male. Non riusciva più ad alzarsi e non sapeva come fare, ma per fortuna i suoi cani sono andati a svegliare suo nipote Davide, che vive al piano superiore e ha così potuto soccorrerla. Alla fine ci siamo ripromessi di ritrovarci tutti insieme per ripetere questa importante esperienza.

Il terzo gruppo è stato accolto da Donatella figlia di Adolfina. Quando era giovane lavorava in un albergo ad Abano come cameriera e quando si è sposata con Bruno si è traferita nell’abitazione in via Decorati al valor civile. Questa abitazione, di proprietà del comune di Abano Terme, collocata tra il circolo Canottieri, la chiesa di San Martino ed a ridosso del fiume Bacchiglione, era destinata al custode (Bruno) dell’impianto di trattamento delle acque prelevate dal fiume Bacchiglione per la distribuzione al territorio di Abano Terme.

Nel tempo e con la modifica delle normative, l’impianto di trattamento e distribuzione è stato dismesso ma la signora Adolfina con il marito è continuata a vivere lì fino a quando alcuni anni fa il comune di Abano Terme ha deciso di chiudere anche l’abitazione per motivi di sicurezza e quindi a malincuore la signora Adolfina, che nel frattempo aveva perso il marito, si è dovuta trasferire in un altro alloggio lasciando quella casa piena di ricordi vissuti con il marito ed i figli.

Il pomeriggio insieme è letteralmente volato immersi nei suoi ricordi, nei sui racconti, nel suo ricordare vividamente particolari di vita vissuta persi nel tempo, e l’incontro si è concluso con la proposizione di re-incontrarci altre volte".

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